Le prime crepe dentro Forza Italia dopo la morte di Silvio Berlusconi emergono anche sui territori. E forse la cronologia degli eventi non è un caso. Il primo scontro vero e dirompente va in scena nel Consiglio regionale pugliese. Nonostante si tratti di una figura di poca visibilità, gli azzurri consumano un battibecco alla luce del sole, tra l’area di Antonio Tajani – con tanto di appoggio del coordinatore regionale – e quella più vicina a Licia Ronzulli. Dopo il dramma vissuto dal centrosinistra – su quella nomina si è consumato lo scontro tra il presidente Michele Emiliano e l’oppositore di sempre, Carlo Calenda – ora tocca quindi ai berlusconiani lavare i panni sporchi in pubblica piazza.
Che di problemi sull’elezione del segretario d’aula ce ne fossero, era chiaro da settimane. Forza Italia avrebbe solo dovuto sostituire il dimissionario Giandiego Gatta, eletto in Parlamento, con un consigliere in carica. Ma il punto all’ordine del giorno continuava ad essere rimandato. Fino alla decisione di consumare lo scontro in aula. Il partito non ha trovato la quadra e in Consiglio regionale si presenta con due candidati. Il primo, Paolo dell’Erba, area Tajani, è stato espressamente indicato dal coordinatore regionale, Mauro D’Attis (che è anche deputato e vicepresidente della Commissione parlamentare Antimafia), il secondo Napoleone Cera, area Ronzulli, voluto dal capogruppo di Forza Italia Paride Mazzotta.
Vale la pena ricordare che entrambi, per motivi diversi, sono noti alle cronache politiche e non. Cera è stato consigliere regionale nella maggioranza di Michele Emiliano nei Popolari, durante il mandato è stato indagato, assieme al padre, e per qualche mese ai domiciliari, con l’accusa di corruzione per la nomina di un commissario di un ente foggiano. Nel 2022 è tornato nel palazzo di vetro barese, ma tra i banchi di Forza Italia, subentrando da primo dei non eletti al collega trasferitosi in Parlamento. Dell’Erba, invece, solo qualche mese fa, a gennaio scorso, ha rischiato l’epurazione dal partito dopo le elezioni provinciali foggiane, al punto che furono lanciati strali dallo stesso D’Attis, “ribadiamo che chi non ha raccolto l’appello a seguire la linea di Forza Italia ne resta fuori, come il consigliere regionale Dell’Erba”.
Due candidati, dunque, per due correnti che si sono scontrate sul voto pugliese. A parlare apertamente dei problemi interni, è stato il presidente del gruppo Mazzotta. “C’è una posizione del capogruppo che è su Napoleone Cera – ha detto in aula – e una indicazione del coordinatore di Forza Italia (D’Attis, ndr) che ha contattato gli altri coordinatori per chiedere la votazione di Dell’Erba. Questa la ritengo una ingerenza, non ritengo corretto che ci siano persone terze che intervengono sulla dinamiche di questa assise”. “Non una ingerenza – gli ha replicato il collega di partito Massimiliano Di Cuia – piuttosto un normale rapporto di collaborazione che deve esistere tra chi rappresenta il partito nelle istituzioni e chi lo rappresenta sul territorio”.
L’urna consegna l’esito e lo scacchiere dei posizionamenti. Dodici voti per il candidato dell’area Tajani (quelli del centrodestra che fa quadrato) e 23 per Cera (che, invece, conta su buona parte del centrosinistra). Le dichiarazioni post voto, abbandonano definitivamente le briglie della prudenza. Per Mazzotta, D’Attis e il suo vice Damiani, “producono cortocircuiti che rischiano di portare Forza Italia a deflagrare sugli scogli dei tornaconti di corrente”. Per Di Cuia ha vinto “una prepotente politica degli inciuci”. L’impressione, nei corridoi al termine dello scontro, è che questo sia solo l’inizio.