La Corte dei Conti rivenda il suo “ruolo di garanzia a salvaguardia dei principi costituzionali che presidiano la sana gestione finanziaria“. Così il presidente Guido Carlino apre il giudizio di parificazione sui conti dello Stato. Il primo dopo le grandi tensioni con il governo Meloni, che ha abolito il controllo della magistratura contabile sull’uso dei fondi del Pnrr. Nessuna nuova polemica, quindi, mentre nel giudizio di parificazione la Corte dei Conti mette sull’attenti il governo in particolare su due aspetti. Innanzitutto, sottolinea che la crescita dell’Italia tornerà ad affievolirsi dopo il 2024, così che “il differenziale di sviluppo dell’Italia rispetto alla media dell’area dell’euro tornerebbe quindi ampiamente negativo“. Inoltre, chiede lo stop ai condoni fiscali che “rischiano di comportare ulteriori iniquità“.

Il giudizio di parificazione, spiega il presidente della Corte dei Conti, Guido Carlino, “è una delle funzioni più risalenti della Corte dei conti e più significative e vitali per la nostra democrazia. Svolta in posizione di indipendenza, rigorosamente neutrale e terza, costituisce la massima espressione dell’ausiliarietà nei confronti delle Assemblee elettive e dello Stato-comunità, attesta la sana e corretta gestione amministrativa e contabile e conferisce giuridica certezza alle risultanze dei conti pubblici“. Il rendiconto della Corte dei Conti sull’esercizio finanziario 2022, prosegue Carlino, risulta influenzato dal contesto generale “segnato da tensioni geopolitiche; dalle conseguenti e persistenti pressioni inflazionistiche, solo leggermente attenuate dal rientro dei prezzi dei beni energetici, alle quali si associa il deciso rialzo dei tassi di interesse; dal riaffiorare di rischi di instabilità finanziaria globale“. Nell’ultimo biennio però “l’economia italiana ha dimostrato capacità di resistenza ai ripetuti shock che hanno contrassegnato lo scenario nazionale e internazionale”. Anche se resta la “necessità di accrescere durevolmente il tasso di sviluppo e ridurre, contestualmente, il peso del debito pubblico nel nuovo quadro di governance europea”.

In questo senso, il presidente di coordinamento delle sezioni riunite della Corte dei Conti, Enrico Flaccadoro, spiega che per l’anno in corso (2023), “le stime contenute nel Documento di economia e finanza indicano un +1%” di crescita. “Nel quadro programmatico la crescita si rafforzerebbe nel 2024 (1,5%) per poi affievolirsi nel biennio successivo (1,3 e 1,1%) convergendo verso il potenziale. Il differenziale di sviluppo dell’Italia rispetto alla media dell’area dell’euro tornerebbe quindi ampiamente negativo, in linea con l’esperienza storica”, avverte Flaccadoro. Che in un altro passaggio si concentra invece sul tema delle sanatorie fiscali. La Corte dei Conti sottolinea la “necessità di abbandonare definitivamente il ricorso a provvedimenti che offrono, per le difficoltà del recupero (e per esigenze di bilancio), la definizione agevolata dei debiti iscritti a ruolo e che, oltre ad incidere negativamente in termini equitativi e sul contributo di ciascuno al finanziamento dei servizi pubblici, rischiano di comportare ulteriori iniquità“. Le diverse disposizioni assunte tra il 2016 e il 2018 “hanno visto la presentazione di più di 4,1 milioni di istanze per 53,8 miliardi di introito previsto, di cui per oltre 33,6 miliardi vi è stato un omesso versamento“.

La necessità di migliorare i controlli anti-evasione – In termini di effetti finanziari, “nell’azione dell’amministrazione tributaria continuano a prevalere i controlli di tipo automatico (11,3 miliardi gli introiti nel 2022), mentre minori risultati producono le attività volte alla individuazione delle basi imponibili e delle imposte non dichiarate (5,8 miliardi gli introiti da attività di controllo sostanziale nel 2022)”, spiega Flaccadoro. “Al riguardo sarebbe certamente importante una piena e completa utilizzazione delle banche dati tributarie e, in particolare, di quelle relative alle fatture elettroniche e ai rapporti finanziari, che dovrebbe costituire un aspetto centrale di una strategia di contenimento dell’evasione“. I risultati dell’attività di controllo sostanziale si caratterizzano per l’elevata concentrazione su un numero limitato di posizioni rilevanti (il 56 per cento degli introiti 2022 da controlli sostanziali è riferibile ad importi maggiori di 10 milioni), mentre “dovrebbe altresì essere rafforzata un’azione più estesa necessaria per contrastare l’evasione diffusa che tuttora caratterizza la situazione italiana“.

Positiva la politica fiscale prudente del governo – Tornando alla crescita, le stime “incorporano gli effetti attesi dal Pnrr, la cui spesa annua pari a 17,7 miliardi nel 2022, è prevista aumentare significativamente nel triennio successivo: 33,8 miliardi nel 2023 (nell’attuale programmazione), 44 nel 2024 e 48,8 nel 2025. La rapida e piena attuazione delle misure rappresenta una condizione fondamentale per la crescita, nel breve come nel medio e lungo periodo, grazie all’aumento della produttività e alla modernizzazione del sistema Paese che discende dall’insieme degli investimenti e delle riforme strutturali previste dal Piano”, afferma Flaccadoro durante il giudizio di parificazione. “Dall’evoluzione favorevole del quadro macroeconomico deriveranno inoltre positivi effetti di retroazione sulla finanza rendendo meno gravoso il percorso di rientro dal debito in un contesto che vede la ripresa dei tassi di interesse. In una situazione segnata ancora da molte incertezze, è pertanto condivisibile la linea di politica fiscale prudente annunciata dal governo nel Documento di economia e finanza, che delinea un percorso volto a ridurre gradualmente il deficit rientrando al di sotto della soglia del 3 per cento entro la fine del periodo di previsione, come richiesto in sede europea”.

Passi verso una semplificazione della pubblica amministrazione – “Tra le procedure dell’azione pubblica rilevano, in particolare, quelle relative ai contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, che costituiscono una delle maggiori voci di spesa della pubblica amministrazione. Trattandosi di un settore di importanza strategica, anche come forma di intervento sul mercato, è stato costantemente interessato da un intenso fermento normativo che ha portato, negli ultimi sedici anni, a tre codificazioni“, con l’ultimo decreto legislativo 31 marzo. Il presidente di coordinamento delle sezioni riunite della Corte dei Conti, Carlo Chiappinelli, spiega: “Le esigenze di razionalizzazione del quadro regolatorio del settore, assunte a riforma abilitante nel Piano, nascono dalla necessità di velocizzare l’azione amministrativa in materia di appalti pubblici e concessioni, nonché dalle difficoltà interpretative della codificazione preesistente”. In tale ottica “è fondamentale disporre di un quadro regolatorio semplice e dinamico, sia per ciò che riguarda le procedure di affidamento, sia per quanto attiene alle fasi di pianificazione, programmazione e progettazione. In tal senso, il decreto legislativo n. 36 del 2023 appare compiere significativi passi in questa direzione”. Chiappinelli aggiunge che “la soluzione dei problemi relativi alla qualità complessiva delle risorse umane della Pubblica amministrazione non può essere affidata solo ad un ricambio generazionale: le amministrazioni dovranno mettere in atto un forte intervento di riqualificazione del proprio personale mediante una intensa attività di formazione che punti a colmare quelle aree di competenza fino ad oggi trascurate”.

“I controlli sono nell’interesse pubblico” – “Il controllore non opera per sé, ma esclusivamente nell’interesse pubblico, di tutti e di ciascuno di noi. Opera, come detto, in ossequio alla Costituzione e nell’interesse dei cittadini”, ricorda infine nella sua requisitoria durante il giudizio di parificazione il procuratore generale presso la Corte dei Conti, Angelo Canale, parlando del ruolo della magistratura contabile nel controllo dei conti dello Stato. “Nel giudizio di parificazione del rendiconto generale dello Stato – spiega – si manifesta la funzione ausiliaria della Corte dei conti nei confronti del Parlamento”. “La Corte è strumento di democrazia, in quanto nell’accertare i saldi della manovra finanziaria, rassicura sulla copertura, effettività e sostenibilità dell’impiego delle risorse pubbliche, considerato che le stesse devono essere finalizzate, attraverso le leggi di spesa, al migliore soddisfacimento dei diritti costituzionali, dei diritti di tutti noi”.
“Si è detto che i diritti costituzionali hanno un ‘costo’ e necessitano di ‘risorse’: appartiene, invero, alla responsabilità politica, nell’approvazione e attuazione delle leggi di spesa, far sì che le risorse pubbliche, alimentate prioritariamente dalla fiscalità generale, ma non solo, siano indirizzate verso i diritti costituzionali e i bisogni della comunità nazionale“, sottolinea Canale.

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