Per risolvere il problema dei cittadini rimasti senza un medico di famiglia, arrivano le guardie mediche. È la toppa a uno dei problemi più gravi del sistema sanitario, prevista in un emendamento a prima firma Marta Schifone (FdI) inserito nel decreto Inps approvato in via definitiva oggi in Senato: ciascuna guardia medica potrà prendere in carico fino a 1000 assistiti, alleviando così il carico dei medici di base, che sono sempre meno. L’idea è stata particolarmente apprezzata da Tommasa Maio, segretaria nazionale Fimmg Continuità Assistenziale, che spiega: “Porterà assistenza a 1.500.000 cittadini in più e salvaguarda l’efficacia della guardia medica”.
Nel dettaglio, l’emendamento prevede fino al 2026 la possibilità per i medici del ruolo unico di assistenza primaria con incarico a quota oraria di 24 ore settimanali – ovvero i medici delle ex guardie mediche – di avere in carico appunto fino a mille assistiti, facendo di fatto le veci dei medici di base. L’assistenza territoriale fu infatti il primo argine a crollare durante la pandemia, incapace di reggere la pressione non solo nella primavera 2020 ma anche nelle seguenti ondate del virus. Il filtro dei medici di base è sempre più fragile, a prescindere dal Covid, come dimostrano i dati sui pensionamenti. Per questo con il Pnrr sono previsti oltre 7 miliardi di euro da destinare a una gigantesca riforma della sanità italiana, che appunto dovrà entrare pienamente a regime nel 2026. La riforma prevede la nascita di un distretto sanitario ogni 100mila abitanti. All’interno di questi distretti, la casa di comunità svolgerà il ruolo principale: è il luogo dove i cittadini potranno trovare assistenza 24 ore su 24, ne sono previste 1.350. Il problema è che all’interno di queste strutture sono previste equipe di medici di medicina generale. Ma i fondi per assumere nuovo personale non possono essere pescati nel Pnrr e il problema della carenza resta.
Intanto, l’utilizzo delle ex guardie mediche è stata individuata come la soluzione più immediata, seppure parziale. “Nel quadro di gravi carenze di professionisti che affligge molte aree del Paese, un provvedimento emergenziale come questo è importantissimo per contenere i danni della mancata programmazione“, spiega la rappresentante di Fimmg Tommasa Maio. Che sottolinea anche “l’inerzia delle Regioni che da un lato lamentano carenze di medici e dall’altro continuano a causare ritardi nella pubblicazione dei bandi per la formazione delle nuove leve della medicina generale”. Un ritardo, rileva, che “impedisce al Ministero di provvedere all’avviso nazionale e, quindi, fissare la data del concorso che porterebbe a potenziare un’assistenza sul territorio sempre più capillare ed efficace già subito dopo il superamento del concorso”.
Ad esprimere sollievo è anche il Segretario Generale di Cittadinanzattiva, Anna Lisa Mandorino, che da tempo è impegnata nel monitorare e denunciare la desertificazione dell’offerta assistenziale pubblica e le difficoltà che devono quotidianamente affrontare medici e pazienti. “Quella di oggi ci sembra una buona notizia – dice Mandorino – perché consentirà di evitare che milioni di cittadini restino senza medico di famiglia e aiuterà a garantire il funzionamento della continuità assistenziale”. Si tratta però, per l’appunto, di una toppa: “Chiaramente, c’è ancora molto da fare, perché il problema delle carenze è un tema nazionale. Una questione che riguarda drammaticamente il Nord Italia ma che è sempre più sentito anche in molte aree del Sud”.