Catturare i vertici militari russi, a partire dai suoi nemici numero uno, il ministro della Difesa Sergei Shoigu e il capo di Stato maggiore dell’esercito Valery Gerasimov. Secondo il Wall Street Journal, che cita funzionari occidentali, era questo il piano di Yevgeny Prigozhin, il capo della milizia mercenaria Wagner che sabato scorso si è ammutinato insieme ai suoi uomini contro il governo di Mosca, iniziando una marcia verso la capitale per poi fermarsi a duecento chilometri di distanza. A quanto riferiscono le fonti del quotidiano Usa, Prigozhin voleva rapire Shoigu e Gerasimov durante una visita che i due avevano in programma nel sud del Paese, al confine con l’Ucraina. Ma sia l’Fsb, il servizio segreto russo, sia le agenzie di intelligence occidentali hanno scoperto il piano due giorni prima che venisse eseguito, analizzando le intercettazioni e le immagini satellitari. A quel punto il capo della Wagner ha improvvisato un piano alternativo, passando all’azione prima del previsto: proprio i tempi molto accelerati, è l’ipotesi, potrebbero aver portato al fallimento quasi istantaneo del tentativo di golpe.

I funzionari consultati dal Wsj ritengono che il complotto originale avesse buone possibilità di successo: la convinzione di Prigozhin era che una parte delle forze armate russe si sarebbe unita alla ribellione e si sarebbe rivoltata contro i propri comandanti. La fuga di notizie però ha costrettto la Wagner ad accelerare i tempi: già venerdì i miliziani hanno preso il controllo di Rostov sul Don, città nel sud della Russia da dove è partita la marcia verso Mosca. Secondo le intelligence occidentali, la facilità con cui le truppe di Prigozhin hanno conquistato la città – che ospita un grande aeroporto militare – suggerisce che alcuni comandanti delle forze regolari facessero parte del complotto. L’ex “cuoco” di Putin, inoltre, potrebbe aver comunicato le sue intenzioni ad alti ufficiali militari, forse anche al generale Sergei Surovikin, comandante della forza aerospaziale russa e già a capo delle forze di Mosca in Ucraina, prima di essere sostituito da Gerasimov lo scorso febbraio. Non è possibile, però, stabilire se sia stato quest’ultmo a trasmettere le informazioni all’Fsb.

Anche il New York Times, citando fonti dei servizi Usa, scrive che un alto generale russo era a conoscenza in anticipo dei piani di ribellione: l’attenzione dell’intelligence si concentra proprio su Surovikin, che ha mantenuto l’influenza nella gestione delle operazioni di guerra e rimane popolare tra le truppe. Ma da Washington trapela che esistono indizi su altri generali che potrebbero aver sostenuto il tentativo di Prigozhin di destituire il ministero della Difesa. Un’eventuale conferma del coinvolgimento di Surovikin – osserva il Nyt – “sarebbe l’ultimo segno delle lotte intestine che hanno caratterizzato la leadership militare russa dall’inizio della guerra di Putin in Ucraina e potrebbe indicare una frattura più ampia tra i sostenitori di Prigozhin e i due principali consiglieri militari di Putin”, Shoigu e Gerasimov. Il Cremlino, attraverso il portavoce Dmitry Peskov, ha definito le ricostruzioni “speculazioni”.

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