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Gianluca Vacchi e le perdite da 2 quasi milioni di euro nella sua catena di “kebab di lusso”. Crisi? “No tutto previsto”

Oliver Zon, uno degli ideatori del progetto assicura infatti che le nuove aperture andranno avanti fino a raggiungere una trentina di locali tra l’Italia e l’estero, tra cui Ibiza e Londra, in Oxford street, e che i quasi 2 milioni di euro di perdite in bilancio “sono per noi un fenomeno non imprevisto in linea con quelli che sono i processi di avviamento di una startup"

di Francesco Canino

Prima le accuse dei suoi ex dipendenti, poi il sequestro per presunti abusi edilizi del cantiere della nuova mega villa da 15 milioni di euro e 1.200 metri quadrati che sta costruendo in Sardegna, sulle colline di Porto Cervo, e ora i quasi 2 milioni di euro di perdite per la sua catena di “kebab di lusso”. È un 2023 da dimenticare per Gianluca Vacchi, l’imprenditore e influencer da 25 milioni di follower, cui è caduta in testa un’altra grana da risolvere: Affari Italiani ha infatti svelato che Kebhouze, il marchio di kebab italiani di cui Vacchi è il socio maggioritario, in meno di tre anni di attività ha accumulato perdite per 1,9 milioni di euro, di cui 1,3 solo nel 2022. Perdite che hanno inevitabilmente ridotto il capitale, tanto che per ripianare il passivo è stato necessario azzerare le riserve e ridurre il capitale di un milione portandolo a 264 mila euro. La situazione è seria ma è tutto previsto, precisano i vertici della società sottolineando come le nuove aperture andranno comunque avanti e come non siano a rischio di 110 posti di lavoro tra Milano (in città ci sono quattro negozi, l’ultimo dei quali inaugurato a maggio), Roma, Venezia, Torino e le altre città italiane dove il marchio è già presente.

Oliver Zon, uno degli ideatori del progetto assicura infatti che le nuove aperture andranno avanti fino a raggiungere una trentina di locali tra l’Italia e l’estero, tra cui Ibiza e Londra, in Oxford street, e che i quasi 2 milioni di euro di perdite in bilancio “sono per noi un fenomeno non imprevisto in linea con quelli che sono i processi di avviamento di una startup per un progetto che ha generato oltre 5 milioni di fatturato nel 2022 e che prevede di raddoppiare nel 2023”. Ma dall’esterno piovono ugualmente critiche sulla gestione di Kebhouze, in particolare sul ruolo di Vacchi e il suo legame con quel tipo di business. “Il fatto di essere famosissimi ha dei benefici quando si deve trasferire la fama al business?”, si domanda Francesco Galvani, esperto di marketing strategico e branding e fondatore di Deep Marketing, sentito dal dorso bolognese del Corriere della Sera. “La fama di Vacchi ha supportato il lancio di Kebhouze, ma sul lungo termine non ha portato un valore particolare. Sia perché la società si chiama Kebhouze e non Vacchi’s Kebab, sia perché non esiste un collegamento pregresso nella mente della maggior parte delle persone tra Gianluca Vacchi e i fast food”. Essere delle star del web, insomma, non basta.

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