di Pietro Francesco Maria De Sarlo
A proposito del Mes ritengo opportuno, come contributo alla discussione, riportare una sintesi del position paper sulla riforma del Mes pubblicato il 12 novembre 2020 da Lucas Guttemberg, direttore della scuola della fondazione Jaques Delors: difficile immaginare qualcosa di più europeista. Il documento è stato pubblicato mentre era in discussione la riforma del Mes di cui oggi si chiede l’approvazione. Chi vuole può leggere qui l’originale.
Ecco per punti le tesi di Guttemberg:
1) Gli sforzi europei per combattere le ricadute economiche della pandemia hanno dimostrato che il Mes è diventato politicamente impraticabile.
2) I prestiti messi a disposizione dal Mes sono visti come politicamente tossici e non sono stati richiesti da nessuno degli Stati membri. La prevista riforma non cambia nessuno dei problemi che lo rendono tossico.
3) Se c’è uno stigma legato ai programmi Mes, dargli un ruolo più forte è controproducente. Continuare a insistere spingerebbe ulteriormente il Mes verso l’irrilevanza.
4) Il Mes è stato creato nel 2012 come organizzazione internazionale al di fuori del quadro giuridico dell’Ue. All’epoca, questa costruzione rappresentava una consapevole scelta sostenuta da tre considerazioni. Primo: istituirlo all’interno dell’Unione è stato impossibile per l’opposizione del Regno Unito. Secondo: è stato considerato giuridicamente difficile istituire un meccanismo di sostegno entro i confini del diritto dell’Ue. Terzo: la costruzione intergovernativa del Mes aveva il vantaggio che ogni stato membro avrebbe avuto il diritto di veto, cosa molto conveniente per quegli stati membri come la Germania, i Paesi Bassi o la Finlandia, che erano certi di non dover mai rivolgersi al Mes.
5) Il fatto che il Mes sia visto come un meccanismo controllato da una manciata di stati membri che probabilmente non lo useranno mai è ciò che lo rende politicamente impraticabile.
6) Il Mes andrebbe reinventato secondo tre linee guida:
a. Gli strumenti del Mes dovrebbero essere inseriti nel quadro giuridico dell’Ue con un nuovo nome, uniformando la gestione dei programmi di sostegno. Questa gestione potrebbe includere alcuni degli elementi utili del Mes. Il Consiglio europeo dovrebbe decidere in merito alla concessione di prestiti a maggioranza qualificata, come avviene per Sure e per gli altri prestiti.
b. Il capitale versato nel Mes dovrebbe essere trasferito all’Ue e diventare lo stock di garanzia per i programmi di sostegno.
c. Il Mes dovrebbe diventare l’agenzia del debito dell’Ue, sotto il controllo della Commissione. Questa ricollocazione eliminerebbe lo stigma del Mes. Creerebbe una struttura decisionale coerente per il sostegno dei prestiti dell’Ue sotto la responsabilità politica della Commissione eliminando le minacce di veto nazionali. Creerebbe un unico obbligo di responsabilità nei confronti del Parlamento europeo invece di decine di procedure nazionali molto disomogenee. In breve: renderebbe il sostegno del prestito dell’Ue politicamente ed economicamente fattibile a lungo termine.
7) Inserire il Mes all’interno del quadro giuridico dell’Ue rafforzerebbe in primo luogo la Commissione. Non agirebbe più come un agente di Stati membri a scapito di altri. Aumenterebbe sostanzialmente la trasparenza e la legittimità della governance economica europea, rafforzando anche il Consiglio in quanto renderebbe effettivamente l’Eurogruppo ridondante.
È evidente che nel sottotraccia di questa analisi c’è la gestione della crisi greca e il conseguente stigma dovuto anche alla pretesa di alcuni membri Ue, tramite l’Eurogruppo di cui si auspica la chiusura, di dettare le politiche economiche a tutti generando, come avvenuto, un forte problema di gestione democratica della Ue. La mia domanda invece è: come mai non è la sinistra a sostenere l’inadeguatezza della riforma Mes e a rilanciare verso una riforma complessiva non solo del Mes ma della Ue? Misteri, basta poi non lamentarsi se la sinistra perde voti e credibilità.