Come si fa a scuotere un Vice Presidente del Consiglio e una ministra che rilasciano vibranti dichiarazioni su un fatto inesistente? Come si fa partendo dal niente a creare un caso nazionale? Siamo di fronte al perfetto esempio di una storia già scritta: dalle fake news alla “macchina del fango”. Ma, sì, è un segno dei tempi, Internet e la moderna comunicazione ne sono gli inevitabili protagonisti. Non proprio: il propagarsi di dicerie create ad arte deve attenersi a dinamiche intrinsecamente umane se già il Manzoni, secoli fa, scriveva di come a volte nascono i tumulti popolari assecondando invenzioni che corrono di bocca in bocca, amplificandosi.

Luogo: Università Cattolica di Milano. Protagonisti: una storica dell’arte, un alto prelato, un giurista e il sottoscritto collaboratore del Cai. Si parte con la dichiarazione dell’alto prelato che, citando il Papa, dice che non si deve banalizzare il simbolo della croce facendone uso improprio, il suo proliferare ne affievolisce il significato, dunque meglio non erigere ciclopiche croci sulle montagne, come avviene di recente. Tutti i relatori concordano con le parole dell’alto prelato. Poi i saluti, le strette di mano, gli scambi di indirizzi; la sala si svuota, ritorna il silenzio, e nessuno può immaginare in quel silenzio già la miccia è innescata, che la fiammella corre veloce e che presto raggiungerà la bomba.

Eccola, la bomba. Il titolo de Il Giornale: “Cai: basta croci di vetta”. E da qui la ministra Santanché: “Resto basita dalla decisione del Cai di togliere le croci dalle vette…”. Poi il Salvini rilancia: “Dovrete passare sul mio corpo per togliere un solo crocifisso da una vetta alpina, senza se e senza ma”. E con lui altri titoli di giornale con il codazzo di dichiarazioni di presidenti di regioni, capigruppo parlamentari, assessori d’Italia che lanciano espliciti anatemi contro di me. Post, commenti, insulti senza freni, minacce, improperi, ingiurie. Il più gentile: “Devi andare a chieder perdono sotto una croce di vetta e pregare in silenzio”, il tutto su affermazioni mai fatte.

Ora è tutto finito, grazie alla ricostruzione di giornalisti attenti che hanno fatto chiarezza. In me nessun risentimento per il Cai, che rimane un grande e insostituibile deposito di passioni. Nessun rancore neppure per il Presidente: è un uomo, e sbagliare è umano. A farne le spese è stato anche Pietro Lacasella, il curatore de “Lo Scarpone” che ha riportato su indicazione di un membro del Direttivo la “posizione ufficiale del Cai”. Poi, però, è stato scaricato dicendo che non esiste una “posizione ufficiale”. Commovente il sostegno e la conseguente sospensione del lavoro dei collaboratori de “Lo Scarpone”, che hanno scritto una lettera poi finita sui giornali.

L’onda di infamie contro di me è durata una giornata, ma è servita a capire da vicino come funzionano i passaparola, i sentito dire, il giornalismo vagheggiante… sempre Il Giornale: “Vittoria del centrodestra. Il centrodestra sventa l’attacco a un simbolo della tradizione. Fontana: ‘Restano al loro posto e in futuro ne metteremo altre'”.

[Foto di Michael Kleinsasser da Pixabay]

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