La Procura di Milano ha impugnato davanti alla Corte d’Appello i tre decreti del Tribunale civile che hanno dichiarato “inammissibile” la richiesta di annullamento delle trascrizioni dei riconoscimenti dei bimbi di tre coppie di donne nati con procreazione assistita avvenuta all’estero. I reclami sono firmati dalla pm Rossana Guareschi e dal procuratore Marcello Viola. Negli atti si citano “i principi univoci dettati a partire dal 2019 dalla giurisprudenza costituzionale e di legittimità“, e in particolare la sentenza della Consulta numero 237 del 2019 che “ha riaffermato il principio secondo cui allo stato nel nostro ordinamento è escluso che genitori di un figlio possano essere due persone dello stesso sesso”.
Il 23 giugno scorso l’Ottava sezione civile del Tribunale aveva annullato la trascrizione dell’atto di nascita del figlio di una coppia di uomini, nato all’estero tramite maternità surrogata, nella parte in cui indicava come genitore anche il padre intenzionale oltre a quello biologico. Ma allo stesso tempo aveva “salvato” tre coppie di mamme che avevano fatto ricorso alla fecondazione assistita, per cui la Procura aveva chiesto ugualmente la rettificazione. Secondo i giudici, infatti, “una volta che la dichiarazione sia sta accettata” il riconoscimento effettuato all’anagrafe non può essere contestato senza “l’instaurazione di una vera e propria azione volta alla rimozione dello status di figlio“.