Cultura

Esther Dischereit, quando il mio golem mi aprì la porta (a cura di laboratorio ‘Tradurre letteratura’)

Esther Dischereit è ritenuta in Germania una delle voci più importanti della seconda generazione della letteratura ebraica dopo la Shoah. In questo suo primo libro di poesia denunciava la sordità della società tedesca alla questione della Shoah rifiutandosi di mettere la letteratura fuori dalla storia. Appartenente a due mondi, anzi nascosta in due mondi e in due culture – quella tedesca e quella ebraica – Dischereit combatte contro le troppo facili categorizzazioni e indaga le difficoltà del suo essere ebrea. In questi versi si incontrano echi dell’espressionismo tedesco e frammenti della tradizione ebraica, imbastiti con brandelli di un trauma che si ribella al silenzio.

A.R.

(Traduzione a cura del laboratorio “Tradurre letteratura”, coordinato da Anna Ruchat)

***

Stavo
davanti alla tua porta
quando
il mio Golem mi
ha aperto
mi ha portato
in disparte
e ha cancellato
la frase
ora
spazzi
polvere
davanti alla Tua porta

Sono stata partorita
per voi
come golem
ancora cinquant’anni
e dopo
ci avete cancellato
la sillaba
e mi appendete
alla parola
e siamo
Aleph noi
rimasti morti
e siamo
Aleph noi
rimasti morti

Invece del latte
abbiamo bevuto la paura
lei mi lavò
bianchi gli occhi
che mai non debba
non vedere
come voi vedete i fiori

Vedo i fiori
crescere a Dachau
è la foto più bella
di mia figlia

RINASCIMENTO EBRAICO I

Vogliamo un pezzetto di Aleph
e vogliamo spezzare la matzah
giochiamo alle madri, bisnonni
noi non li abbiamo mai visti
non siamo figli di
qualcuno né di un dove

parlano di noi come
contadini della loro terra

Stradini hanno tranciato
gli alberi alle radici

Gli alberi hanno scosso le fronde
e sono rimasti su per un momento

Gli altri alberi sostenevano
di essere il bosco

Io mi sento strana
quando ci cammino in mezzo.

RINASCIMENTO EBRAICO II

Allenati a portare il tallèd
pronuncia le parole che non a te
appartengono ma a un’eternità
cercati la verità sulla fronte
proteggiti dalla mano
che passa sopra le lettere
ti serve forza ora
fosse anche solo in prestito

Avvia un commercio
con le posate d’argento del tuo D-o
fai in modo di vendere
nel breve fiorire del tempo
che resta
Io sono già morta
perché mai ti rifiuti
di giacere con me
Nessuno può comprarsi il D-o
come un barattolo di caramelle

RINASCIMENTO EBRAICO III

Mi si apre il cuore
per buoi e pecore
per i convolvoli
cardi e pietre
che dietro il mio palazzo
si rintanano

Certi giorni
butto via i miei vestiti
velo la mia faccia
davanti a un Altro
scendo e cancello
la brace della mia sigaretta
dai giorni profani

Dì, me lo daresti un segno
di questi giorni
Antichi canti vanno per la maggiore
vivere in direzione del giorno
è stancante

Voglio riavere
le mie fedi e proteggere
te dal freddo
della ragione

Prendi la mano contro il freddo
e strofinala con me

Strisciavo sotto Berlino
e vivevo come un ratto
degli scarichi delle persone
che sedevano attorno alla tavola
al suono delle campane
noi trasalivamo
e ci tappavamo le orecchie ebraiche

Spento il tintinnio della colletta
latte e pane traboccavano giù dalla scala
che un giorno tra noi scricchiolò
La mia faccia aveva fame di sole
La corrente d’aria tra le assi
tradiva l’agosto torrido
così mi parve dopo tre volte giugno in marzo

Giacevamo sgualciti sui nostri letti
in abito da uomo e da donna e giallo gilet lavorato a maglia
ed eravamo pronti a conversare con i libri
Un martellare di passi pesanti
passò sopra le nostre teste e mano
ci nascondemmo
dietro la palpebra dei Suoi occhi

Un giorno strisciammo su per la scala
nel mio cuore in corsa
verso gli ultimi anni
e batteva sempre più forte
mi rincorreva in altri Paesi
finché non tornai a casa nella mia cantina
e mi decisi.

***

Esther Dischereit vive a Berlino. È autrice di poesia, prosa, teatro, radiodrammi e saggistica. Dopo l’uscita delle due opere in prosa Joëmis Tisch – Eine jüdische Geschichte [Il tavolo di Joemi, una storia ebraica], 1988 e Übungen jüdisch zu sein [Esercizi per essere ebrei] del1996 è stata definita in Germania una delle voci più importanti della seconda generazione della letteratura ebraica dopo la shoah. Ha pubblicato nel 2014 Blumen für Otello. Über die Verbrechen von Jena, sui crimini commessi a Jena dalla destra estrema del Nationalsozialistischen Untergrund (NSU) da cui è stato tratto un radiodramma. Nel 2020 è uscita una sua antologia poetica in inglese e tedesco Sometimes a Single Leaf. Con il titolo Mama darf ich das Deutschlandlied singen [Mamma posso cantare l’inno tedesco?] è uscita nel 2020 una sua raccolta di saggi. Ha insegnato all’Università delle arti applicate di Vienna e nel 2019 ha avuto il DAAD Chair in Contemporary Poetics alla New York University. Nel 2009 ha ottenuto l’Erich-Fried-Preis.

La raccolta Quando il mio golem mi aprì la porta (als mir mein golem öffnete, Passau, 1996) verrà pubblicata dalla collana Le Meteore (Ibis-Finis Terrae) nel prossimo autunno. È stata tradotta nell’ambito del laboratorio del FUSP di Rimini “Tradurre letteratura” da Rita Baldoni, Roberta Meli e Alice Provenghi, con il coordinamento di Anna Ruchat.