Esiste quel punto esatto in cui l’automobile smette di trasportare persone e cose, non è più una necessità, non deve sopravvivere a logiche e trend del momento. Da lì in poi, non è più utile e diventa indispensabile, evade dall’ovvio ed esce dal tempo entrando nel suo, dove si investe nei classici e se ne aggiungono di nuovi.
Gorgona Cars NM+ è la roadster che sta accanto alla Duetto Alfa Romeo del 1966, alla MG B del 1962 o alla Triumph TR7 del 1979. E’ una Mazda MX-5 NA prima serie del 1989, eppure non lo è. Sta in un rettangolo di spazio in cui il tempo non c’è, ma va oltre la NM Concept Naked Monoposto che l’ha anticipata lo scorso settembre. NM+ stavolta è vera roadster a due posti, con tutto l’incredibile gioco delle parti tra chi guida e chi si fida.
Gorgona Cars, fondata dall’ingegnere David Galliano e dal giornalista Omar Abu Eideh, non aveva la minima intenzione di elaborare un modello come la spider più venduta della storia, ma casomai di tirarla fuori dal tempo. NM+ sfrutta una Mazda MX-5 di prima serie NA totalmente modificata, ed equipaggiata col powertrain della MX-5 di ultima generazione ND, ma il risultato non è tuning e non è doping. E’ l’auto che c’era, ma prima non c’era.
La sagoma senza parabrezza e con due gobbe posteriori sta nella semplicità di una sportiva vera, con il tonneau cover che separa le zone del guidatore e del passeggero con un bridge centrale, con quel gusto che ha del classico assoluto. Anche per i cupolini anteriori si è ricorso alla fibra di carbonio, riducendo di circa la metà il peso degli elementi utilizzati sulla NM concept, che erano in fibra di vetro. Se non c’è il tempo, non può esserci un impianto Hi-fi, finiture o climatizzatore. NM+ è l’auto radicale che offre sedili monoscocca della portoghese LusoMotors RCC, volante by Momo dal diametro ridotto, strumentazione incastonata nel cupolino e pedaliera in alluminio.
Non è una vettura per chi vive e lavora, ma casomai il motivo per aver lavorato tanto. Plancia, pannelli porta e cuscini dei sedili sono rivestiti di Alcantara, un materiale squisitamente tecnico che si ritrova ad essere la pelle di un acciaio trattato di fino. NM+ è stata ripensata più che adattata. Il telaio ha un nuovo brancardo alto che ha rialzato e raddoppiato la porzione al di sotto delle portiere, tanto che sono ridotte della metà in altezza. La cellula dell’abitacolo è più protettiva, sotto il pavimento dell’automobile sono saldati nuovi longheroni di acciaio, con barre di rinforzo di avantreno e retrotreno, oltre ad un rollbar costruito con criteri motorsport nascosto sotto le gobbe aerodinamiche. NM+ sembra una MX-5 NA, ma non lo è più perché ha una rigidezza torsionale pressoché doppia e una aerodinamica curata al cesello dal fondo piatto e dall’estrattore posteriore.
Neppure la geometria ormai è quella da grande serie. Il motore 2.0 Skyactiv-G è più grande dell’originale, ma soprattutto è stato montato in posizione particolarmente arretrata, bilanciando le masse sulle ruote anteriori e posteriori. All’immagine da sportiva risponde una meccanica con i fondamentali giusti, con una sostanza che è vera. Il powerkit trasporta il 4 cilindri in linea a quota 220 Cv di potenza, che sono una enormità guardando al peso complessivo della vettura di appena 800 Kg. Tutto è gestito da un rigoroso cambio manuale a 6 marce e dal differenziale autobloccante, per un controllo millimetrico della coppia motrice sulle ruote posteriori in uscita dalle curve. Loro, che sono l’unica misura che rispettano le auto uscite dal tempo.