C’era il Movimento 5 Stelle con Giuseppe Conte, l’Alleanza Verdi-Sinistra con il segretario di SI Nicola Fratoianni, da sempre contrario all’invio di aiuti militari a Kiev. Ma anche esponenti dem come Arturo Scotto e il segretario di Demos e vicecapogruppo alla Camera del gruppo Pd-Idp, Paolo Ciani, anche loro più volte contrari e critici sul tema delle armi in Ucraina. Le diverse anime del fronte progressista e ‘pacifista’ parlamentare si sono ritrovate al convegno “Guerra o Pace? Quali scelte politiche per riportare la pace in Europa”, organizzato al Senato dalla vicepresidente Mariolina Castellone (M5s) e promosso dal Coordinamento per la democrazia costituzionale. “A un anno e mezzo dall’invasione russa dell’Ucraina, la guerra non si ferma, aumentano i morti, le distruzioni, l’uso di armi sempre più letali, il pericolo del ricorso al nucleare, accresciuto dallo scontro interno alle forze militari russe. Alcuni paesi europei spingono per un intervento diretto della Nato, mentre continua l’invio di armamenti e munizioni da parte del nostro paese e nel mondo assistiamo ad una corsa al riarmo generalizzata. La pretesa di pervenire alla pace attraverso la “vittoria” militare sta dimostrando tutta la sua tragica impotenza. Pensare che questa guerra possa essere vinta sul campo, dall’uno o dall’altro contendente, è una follia”, è stato rivendicato nel corso dell’iniziativa.
Un evento al quale hanno partecipato anche diplomatici, giornalisti e militari, organizzato nel tentativo di alimentare il dibattito sulla pace. Tutto all’indomani della visita a Mosca del cardinale Matteo Maria Zuppi, inviato da Papa Francesco prima a Kiev e poi in Russia per una difficilissima missione di pace, che ha registrato, dopo la chiusura del presidente ucraino Zelensky ( “Non servono mediatori, il piano deve essere il nostro”), di recente ribadita da Kiev, anche la chiusura e la freddezza del Cremlino. “Non ci sono le condizioni per risolvere la situazione in Ucraina attraverso mezzi politici e diplomatici e quindi la Russia continuerà la sua operazione militare speciale”, hanno tagliato corto da Mosca. Eppure un’intesa a sorpresa si è delineata con il Patriarca di Mosca Kirill: “Le Chiese possono lavorare insieme per servire la causa della pace e della giustizia”. Lo stesso Kirill che, avendo sempre sostenuto e giustificato il conflitto, era stato definito ripetutamente dal pontefice Francesco un “chierichetto di Putin”.
Dal M5s all’Alleanza Verdi-Sinistra, al di là delle difficoltà registrate dal tentativo della Santa Sede, si spinge però affinché la strada diplomatica continui ad essere percorsa. All’inizio dell’invasione ucraina “c’è stata sicuramente da subito la necessità di accertare e sanzionare la violazione del diritto internazionale. Dopodiché però, attenzione, abbiamo detto subito all’allora premier Draghi assolutamente anche aiuti militari, ma che non poteva essere questa la strada. E che bisognava subito lavorare per impostare un negoziato e una via d’uscita“, ha rivendicato il presidente M5s Conte. Per poi attaccare: “Quando c’è stato il rischio che in Russia si potesse verificare una guerra civile, ho avuto l’impressione che in Italia ci fosse chi festeggiava. Ma nelle cancellerie che contano, a partire da Washington, secondo me hanno vissuto momenti di grandissima attenzione e preoccupazione. Qualcuno pensa che l’obiettivo è la sconfitta militare della Russia e della caduta del regime di Putin, ma allora dobbiamo anche interrogarci, guardando alla complessità di certe realtà. Difficilmente dopo Putin si insedierà un campione di democrazia in un sistema così complesso. Ma attenzione che nessuno si permetta di scrivere, tra i giornalisti presenti, che io sto difendendo Putin perché sono passato per filo putiniano per molto meno”, ha attaccato il leader M5s.
“Occorre non rassegnarci nel lavorare per la pace. Tanto l’Ucraina quanto la Russia, che è la protagonista dell’aggressione e quindi le responsabilità non sono uguali, rifiutano la proposta di mediazione, e questa è una pessima notizia”, ha replicato invece Fratoianni, convinto che occorra “insistere nella direzione del dialogo”. Perché, spiega, al Vaticano serve “che altri si aggiungano, si affianchino. Serve che l’Europa come soggetto politico collettivo entri in campo”. Parole condivise da Ciani: “La pace va costruita, non può essere una semplice missione, una visita, la soluzione immediata. Ma dalla Santa Sede è stato aperto un canale per la diplomazia”.
“Quello che è mancato in questi lunghi mesi terribili di guerra è stato proprio questo, tentativi isolati, talvolta tentativi lasciati soli, tentativi liquidati troppo in fretta come il piano di mediazione cinese. Questo convegno si chiama ‘Guerra o Pace?, ma ciò che continua a essere lontanissimo dall’orizzonte è la pace”, concorda Fratoianni. E proprio sul tema delle armi tra M5s e Sinistra italiana resta sintonia: “La guerra è presente ed è una escalation che continua. Oggi leggiamo del possibile invio dei missili a lungo raggio da parte degli Stati Uniti in Ucraina. Ogni giorno sembra più difficile trovare una via d’uscita pacifica e ogni giorno diventa più necessario continuare a cercarla”, ha concluso il leader di SI. Mentre è stato il dem Scotto a rivendicare: “Credo che alla fine la diplomazia, anche sotterranea, lenta, prevarrà. Forse non ci sono mediatori, ma non possono esserci soluzioni militari a questo conflitto, quando di fronte abbiamo a un paese come la Russia con la bomba atomica”.