Ho avuto la fortuna di partecipare, lo scorso martedì 20 giugno pomeriggio, all’incontro con i cittadini cubani in Italia e i movimenti di solidarietà, col quale il presidente cubano Miguel Diaz Canel ha concluso la sua breve visita in Italia, durante cui ha avuto modo di incontrare anche il presidente Mattarella. Certamente positivo il fatto che Mattarella abbia ringraziato Diaz Canel per l’importante aiuto prestato da Cuba all’Italia in occasione della pandemia, ma dal governo italiano occorre aspettarsi ben più che parole di gratitudine. Occorre mettere in campo un impegno sostanziale per costringere gli Stati Uniti a eliminare il proprio blocco insensato all’economia cubana, che continua a costare un’enorme quantità di vite umane e perdite economiche a questo generoso popolo, che da oltre sessant’anni si batte per salvaguardare la propria preziosa indipendenza, trovando modo e tempo anche per soccorrere centinaia di migliaia di persone in oltre ottanta Paesi del mondo, e di mettere a punto tre vaccini distribuiti anch’essi a vari altri Paesi.

Eppure sappiamo benissimo che prendere posizione in modo più esplicito e sostanziale contro il blocco costituirebbe una violazione degli obblighi di fedeltà incondizionata nei confronti degli Stati Uniti e della Nato. Inutile aspettarsi quindi colpi di genio da parte di uno schieramento politico bipartisan che ritiene evidentemente troppo faticoso e pericoloso l’uso autonomo dell’organo cerebrale e preferisce quindi delegarne l’uso a intelletti sopraffini quali Biden & Co. Questo vale per la situazione della guerra in Ucraina, ma vale anche su altri temi, Cuba compresa, anche se fortunatamente il nostro Paese, al pari del resto degli altri membri dell’Unione europea, continua a votare a favore della risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite che ogni anno da tempo condanna il blocco statunitense di Cuba.

La verità però è che, come sottolineato da Diaz Canel nel suo intervento all’assemblea cui ho partecipato, gli Stati Uniti non solo mantengono ma intensificano il blocco, nell’ingenua convinzione, condivisa da tutte le amministrazioni di Washington che si sono succedute dal 1959 – anno della Rivoluzione cubana – ad oggi, che le sofferenze ingiustamente inferte alla popolazione cubana la spingano infine ad arrendersi rinunciando al proprio autonomo progetto di società fondato sulla realizzazione dei diritti umani fondamentali in ogni campo. Tale progetto ha ricevuto ulteriore sanzione e stimolo coll’approvazione della nuova Costituzione, che ha introdotto fra l’altro, al suo art. 81, la tutela di ogni genere di famiglia, sopravanzando di gran lunga Stati bigotti come l’Italia.

Ma Cuba è di gran lunga avanti a noi anche su molti altri temi, a cominciare dal diritto alla salute, tanto è vero che durante la pandemia e dopo, come in Calabria, le esauste amministrazioni regionali e locali italiane sono state costrette a ricorrere all’aiuto dei medici e infermieri che da essa provengono. Mentre si preannunciano nuove e catastrofiche pandemie, i governi italiani, sia a livello nazionale che regionale, continuano irresponsabilmente a smantellare il servizio sanitario pubblico. Miliardi di euro vengono sperperati in armamenti e opere pubbliche inutili, come il Ponte sullo Stretto di Messina. Una classe dominante alla frutta si sta dirigendo a tappe forzate verso la propria autodistruzione, ma il guaio è che questo suicidio annunciato riguarderà anche buona parte della popolazione italiana, a cominciare dai settori più fragili.

Vedendo le cose nella loro giusta prospettiva storica, il rapporto con Cuba è fondamentale perché, come ho scritto nel mio recente libro Diritto internazionale: appunti critici, “il contributo della Rivoluzione cubana è stato importante da vari punti di vista. Innanzitutto come esempio per altri popoli del Terzo Mondo e in particolare nell’area latinoamericana. Poi come punto di riferimento per nuovi schieramenti internazionali (Gruppo dei 77) e regionali (ALBA, CELAC). Infine per i contenuti portati avanti con notevole coerenza in tutte le sedi internazionali (debito estero, obblighi delle società transnazionali). Cuba ha conosciuto varie innovazioni di tipo costituzionale, riconoscendo sempre alla sfera giuridica un ruolo importante e dando vita a un sistema politico caratterizzato da livelli importanti di partecipazione dal basso, come dimostrato da ultimo proprio dalle vicende relative alla discussione ed approvazione del testo costituzionale del 2019, e dalla realizzazione concreta di molti diritti fondamentali”.

Come l’impegno per la pace in Ucraina, quello per un rapporto stretto, costruttivo e di rispetto reciproco con Cuba costituisce insomma la pietra di paragone per ogni alternativa di governo e di potere, oggi più che mai necessaria e urgente anche in Italia di fronte alle tumultuose trasformazioni e agli angosciosi problemi che si pongono a livello globale.

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