Arrigo Cipriani, l’imprenditore ultranovantenne possessore di più di 15 ristoranti nel mondo, tra cui lo storico Harry’s bar di Venezia, se la prende con reddito di cittadinanza e sindacati, ma anche con la “svogliatezza” all’italiana, con le troppe ferie. Insomma “troppi diritti e pochi doveri”. Le figure che mancano all’Harry’s bar sono tante: camerieri, factotum, pasticceri, contabili, anche un motoscafista: “Cerco personale di qualità, qualificato, adatto a lavorare in un locale che è monumento nazionale come il nostro, che conosca il significato autentico della parola servire. Non siamo agli sgoccioli, il servizio riusciamo comunque a garantirlo, ma all’interno di un’azienda se mancano anche due o tre figure il peso di questa assenza si fa sentire”, spiega Cipriani al Corriere del Veneto.
“Non comprendo per quale motivo una persona dovrebbe percepire un reddito per il semplice fatto di essere un cittadino, perché da questo deriva la parola “reddito di cittadinanza”, continua l’imprenditore. Poi, alla domanda sulla questione degli stipendi bassi e su come questi incidano sulla la difficoltà nel trovare personale: “In alcuni casi anche questo è un problema, ma la colpa non è dell’imprenditore quanto del lavoratore. L’Italia è infatti il paese dove il prelievo fiscale è il più alto al mondo. Non esiste un altro paese in cui un imprenditore, oltre a dare mille euro di stipendio ad un dipendente, ne deve dare altrettanti allo stato”.
Un altro grosso problema è, a detta di Arrigo Cipriani, la spropositata quantità di ferie godute dai lavoratori italiani rispetto a quelli all’estero: “5 settimane”, mentre “negli Stati Uniti i dipendenti hanno a disposizione 3 settimane di ferie retribuite, se per caso qualcuno ne chiede una in più questa non gli viene pagata. E stiamo parlando dell’America, di un paese produttivo, che funziona, non del Terzo Mondo. Se siamo arrivati ad averne 5 qui è soprattutto colpa dei sindacati, che non guardano in faccia la realtà, che dicono di difendere i diritti dei lavoratori ma non pensano a quelli degli imprenditori. Non siamo lavoratori anche noi? A noi chi ci difende?”. Insomma, gli italiani sono un popolo di svogliati, di pigri, mentre per Cipriani “il lavoro è vita”. “Che il lavoro è fatica l’ha detto papa Giovanni Paolo II e io non sono d’accordo”. Ma, del resto, “L’Italia è un paese di diritti, tutti ne hanno e nessuno ha doveri”.