I gruppi di maggioranza hanno presentato la sospensiva per non procedere all’esame” del pdl di ratifica delle modifiche al trattato istitutivo del Mes per un periodo di 4 mesi“. Lo ha annunciato in aula alla Camera il deputato di Fratelli d’Italia Andrea Di Giuseppe, unico a intervenire in discussione generale per l’intera coalizione di maggioranza. “Servono maggiori approfondimenti del meccanismo del Mes vista la delicatezza dei temi trattati”, ha aggiunto Di Giuseppe. Un “calcio alla lattina” che non è esattamente ciò che aveva in mente la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il vicepremier Matteo Salvini, favorevoli ad un rinvio di almeno un anno in modo di scavallare le elezioni europee. Il rinvio con scadenza più prossima accoglie invece la linea del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, meno intransigente sul dossier.
“Il Mes, nella sua configurazione attuale, rimane un’organizzazione intergovernativa, dunque non rientrante negli organismi dell’Unione europea e, per questo, non soggetto al controllo democratico del Parlamento europeo né a quello tecnico della Commissione europea, e questa componente privatistica può generare conflitti con la gestione pubblica della politica economica”. E’ il passaggio centrale del testo della questione sospensiva del ddl di ratifica del Mes, presentata dalla maggioranza alla Camera che l’Ansa ha visionato. Il testo è firmato dai quattro capigruppo (Foti, Molinari, Barelli e Lupi).
“La mancata ratifica del Mes danneggia la credibilità dell’Italia in Europa, ed è sbagliata la “correlazione” fatta dalla premier Meloni tra esso e la trattativa sul nuovo Patto di stabilità”, ha alla Camera la relatrice al ddl di ratifica Naike Gruppioni. “Sul Mes, che esiste già da undici anni, si è attivata una delle più grandi campagne di disinformazione mai messa in campo nella storia del nostro Paese. Ogni giorno che passa è un mattoncino in meno di credibilità dell’Italia sui tavoli europei” dice il capogruppo del Pd in commissione Politiche europee alla Camera, Piero De Luca, chiedendo: “Togliamo all’Italia questo stigma”.
“Meloni, nel pallone sul Mes, incapace di decidere, chiede alla Camera una sospensione della discussione di quattro mesi. Una cosa né carne né pesce: non è un No coraggioso, è solo un rinvio non si capisce per cosa. L’indecisione al potere. Così Meloni fa uscire l’Italia dai paesi guida della Ue e danneggia il paese”. Lo afferma il deputato di +Europa, Benedetto Della Vedova. Più morbido Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana che afferma “Giorgia Meloni dice una cosa che non è sbagliata e cioè che serve una trattativa complessiva sulla governance europea e su questo non posso che concordare. Il punto è che non mi è chiaro quali siano le proposte in questo Paese rispetto a questo pacchetto complessivo, e se è così rischia di essere un gioco delle tre carte e questo non aiuta nell’autorevolezza e nell’efficacia”.
Il Mes è una spina nel fianco del governo sin dal suo insediamento. L’Italia è l’unico paese dell’area euro a non avere ancora ratificato la riforma del Mes, il meccanismo europeo di stabilità noto anche come “fondo salva stati” che nella sua nuova versione estende le sue funzioni anche agli interventi di risoluzione di gravi crisi bancarie. Nella sua versione originaria il meccanismo europeo ha il compito di assicurare linee di credito a stati euro che ne facciano richiesta qualora si trovino in difficoltà a finanziarsi autonomamente sui mercati. In questa veste il Mes non ha però sinora dato grandi prove di sé. I prestiti sono stati accompagnati da pesanti condizionalità che hanno imposto agli stati richiedenti severi interventi di austerità. Il fondo non gode di buona fama e la riforma, che ne aumenta anche le disponibilità finanziaria, non sembra smussare queste spigolosità.
Tuttavia la ratifica della riforma non significa in alcun modo un impegno a ricorrere all’aiuto del Mes che resta scelta discrezionale dei singoli paesi. Per diventare effettiva la riforma richiede l’unanimità, il veto italiano blocca quindi tutto. E blocca anche il cammino verso l’unione bancaria che ha nel nuovo Mes uno dei suoi tasselli. Non è un mistero che il governo italiano stia cercando di ottenere maggiori concessioni sulla riforma del patto di Stabilità (i vincoli imposti a debiti e deficit degli stati euro) in cambio del semaforo verde alla ratifica. Una scommessa piuttosto azzarda se si considera che Bruxelles ha in mano il jolly dei fondi Pnrr. La terza rata da 19 miliardi di euro attesa per aprile, non è ancora arrivata.
Politica
Mes, nel governo vince la linea morbida di Giorgetti. La maggioranza presenta sospensiva light: solo 4 mesi invece che un anno, come chiedevano Meloni e Salvini
I gruppi di maggioranza hanno presentato la sospensiva per non procedere all’esame” del pdl di ratifica delle modifiche al trattato istitutivo del Mes per un periodo di 4 mesi“. Lo ha annunciato in aula alla Camera il deputato di Fratelli d’Italia Andrea Di Giuseppe, unico a intervenire in discussione generale per l’intera coalizione di maggioranza. “Servono maggiori approfondimenti del meccanismo del Mes vista la delicatezza dei temi trattati”, ha aggiunto Di Giuseppe. Un “calcio alla lattina” che non è esattamente ciò che aveva in mente la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il vicepremier Matteo Salvini, favorevoli ad un rinvio di almeno un anno in modo di scavallare le elezioni europee. Il rinvio con scadenza più prossima accoglie invece la linea del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, meno intransigente sul dossier.
“Il Mes, nella sua configurazione attuale, rimane un’organizzazione intergovernativa, dunque non rientrante negli organismi dell’Unione europea e, per questo, non soggetto al controllo democratico del Parlamento europeo né a quello tecnico della Commissione europea, e questa componente privatistica può generare conflitti con la gestione pubblica della politica economica”. E’ il passaggio centrale del testo della questione sospensiva del ddl di ratifica del Mes, presentata dalla maggioranza alla Camera che l’Ansa ha visionato. Il testo è firmato dai quattro capigruppo (Foti, Molinari, Barelli e Lupi).
“La mancata ratifica del Mes danneggia la credibilità dell’Italia in Europa, ed è sbagliata la “correlazione” fatta dalla premier Meloni tra esso e la trattativa sul nuovo Patto di stabilità”, ha alla Camera la relatrice al ddl di ratifica Naike Gruppioni. “Sul Mes, che esiste già da undici anni, si è attivata una delle più grandi campagne di disinformazione mai messa in campo nella storia del nostro Paese. Ogni giorno che passa è un mattoncino in meno di credibilità dell’Italia sui tavoli europei” dice il capogruppo del Pd in commissione Politiche europee alla Camera, Piero De Luca, chiedendo: “Togliamo all’Italia questo stigma”.
“Meloni, nel pallone sul Mes, incapace di decidere, chiede alla Camera una sospensione della discussione di quattro mesi. Una cosa né carne né pesce: non è un No coraggioso, è solo un rinvio non si capisce per cosa. L’indecisione al potere. Così Meloni fa uscire l’Italia dai paesi guida della Ue e danneggia il paese”. Lo afferma il deputato di +Europa, Benedetto Della Vedova. Più morbido Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana che afferma “Giorgia Meloni dice una cosa che non è sbagliata e cioè che serve una trattativa complessiva sulla governance europea e su questo non posso che concordare. Il punto è che non mi è chiaro quali siano le proposte in questo Paese rispetto a questo pacchetto complessivo, e se è così rischia di essere un gioco delle tre carte e questo non aiuta nell’autorevolezza e nell’efficacia”.
Il Mes è una spina nel fianco del governo sin dal suo insediamento. L’Italia è l’unico paese dell’area euro a non avere ancora ratificato la riforma del Mes, il meccanismo europeo di stabilità noto anche come “fondo salva stati” che nella sua nuova versione estende le sue funzioni anche agli interventi di risoluzione di gravi crisi bancarie. Nella sua versione originaria il meccanismo europeo ha il compito di assicurare linee di credito a stati euro che ne facciano richiesta qualora si trovino in difficoltà a finanziarsi autonomamente sui mercati. In questa veste il Mes non ha però sinora dato grandi prove di sé. I prestiti sono stati accompagnati da pesanti condizionalità che hanno imposto agli stati richiedenti severi interventi di austerità. Il fondo non gode di buona fama e la riforma, che ne aumenta anche le disponibilità finanziaria, non sembra smussare queste spigolosità.
Tuttavia la ratifica della riforma non significa in alcun modo un impegno a ricorrere all’aiuto del Mes che resta scelta discrezionale dei singoli paesi. Per diventare effettiva la riforma richiede l’unanimità, il veto italiano blocca quindi tutto. E blocca anche il cammino verso l’unione bancaria che ha nel nuovo Mes uno dei suoi tasselli. Non è un mistero che il governo italiano stia cercando di ottenere maggiori concessioni sulla riforma del patto di Stabilità (i vincoli imposti a debiti e deficit degli stati euro) in cambio del semaforo verde alla ratifica. Una scommessa piuttosto azzarda se si considera che Bruxelles ha in mano il jolly dei fondi Pnrr. La terza rata da 19 miliardi di euro attesa per aprile, non è ancora arrivata.
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Le condizioni di Papa Francesco si sono aggravate: “Crisi respiratoria e anemia, sono state necessarie trasfusioni e ossigeno”. I medici: “Prognosi riservata”
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(Adnkronos) - Papa Francesco "è in prognosi riservata". Lo fa sapere oggi, 22 febbraio, il Vaticano, con un aggiornamento sulle condizioni del Pontefice 88enne,ricoverato dal 14 febbraio al Gemelli per una polmonite bilaterale. "Le condizioni del Santo Padre continuano a essere critiche, pertanto, come spiegato ieri, il Papa non è fuori pericolo". "Questa mattina Papa Francesco ha presentato una crisi respiratoria asmatiforme di entità prolungata nel tempo, che ha richiesto anche l'applicazione di ossigeno ad alti flussi".
"Gli esami del sangue odierni hanno, inoltre, evidenziato una piastrinopenia associata a un'anemia, che ha richiesto la somministrazione di emotrasfusioni. Il Santo Padre continua a essere vigile e ha trascorso la giornata in poltrona anche se più sofferente rispetto a ieri", aggiunge il Vaticano.
Nel bollettino, diramato dal Vaticano, vengono evidenziate delle criticità della salute di Bergoglio che ancora non erano mai apparse in quelli precedenti.
Il bollettino medico di questa sera di Papa Francesco, dice all'Adnkronos Salute, del virologo Fabrizio Pregliasco, "mette in luce un percorso non piacevole che evidenzia le difficoltà di reazione del paziente alla terapia. E ci preoccupa un po', soprattutto perché non c'è solo la polmonite, da quello che ci viene riferito, ma anche questi problemi di bronchite asmatica di cui già soffriva e che in questo momento non aiutano a migliorare le condizioni del polmone".
"È chiaro che in una persona dell'età del Pontefice, con le sue problematiche di salute di base, gli elementi riferiti oggi - la lunga crisi respiratoria di questa mattina e la piastrinopenia, associata ad un'anemia - non evidenziano un percorso di stabilizzazione e guarigione. Per questo motivo i medici hanno parlato di prognosi riservata. Ci auguriamo che Pontefice superi presto questo delicato momento" conclude Pregliasco.
(Adnkronos) - Papa Francesco "è in prognosi riservata". Lo fa sapere oggi, 22 febbraio, il Vaticano, con un aggiornamento sulle condizioni del Pontefice 88enne,ricoverato dal 14 febbraio al Gemelli per una polmonite bilaterale. "Le condizioni del Santo Padre continuano a essere critiche, pertanto, come spiegato ieri, il Papa non è fuori pericolo". "Questa mattina Papa Francesco ha presentato una crisi respiratoria asmatiforme di entità prolungata nel tempo, che ha richiesto anche l'applicazione di ossigeno ad alti flussi".
"Gli esami del sangue odierni hanno, inoltre, evidenziato una piastrinopenia associata a un'anemia, che ha richiesto la somministrazione di emotrasfusioni. Il Santo Padre continua a essere vigile e ha trascorso la giornata in poltrona anche se più sofferente rispetto a ieri", aggiunge il Vaticano.
Nel bollettino, diramato dal Vaticano, vengono evidenziate delle criticità della salute di Bergoglio che ancora non erano mai apparse in quelli precedenti.
Il bollettino medico di questa sera di Papa Francesco, dice all'Adnkronos Salute, del virologo Fabrizio Pregliasco, "mette in luce un percorso non piacevole che evidenzia le difficoltà di reazione del paziente alla terapia. E ci preoccupa un po', soprattutto perché non c'è solo la polmonite, da quello che ci viene riferito, ma anche questi problemi di bronchite asmatica di cui già soffriva e che in questo momento non aiutano a migliorare le condizioni del polmone".
"È chiaro che in una persona dell'età del Pontefice, con le sue problematiche di salute di base, gli elementi riferiti oggi - la lunga crisi respiratoria di questa mattina e la piastrinopenia, associata ad un'anemia - non evidenziano un percorso di stabilizzazione e guarigione. Per questo motivo i medici hanno parlato di prognosi riservata. Ci auguriamo che Pontefice superi presto questo delicato momento" conclude Pregliasco.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Meloni viene da una storia politica, a differenza di quella liberale e radicale, che non ha considerato nei decenni gli Usa e l’atlantismo come imprescindibili per l’Italia e l’Europa". Lo scrive Benedetto Della Vedova sui social.
"Oggi la troviamo nel suo intervento alla Cpac, come zelante difensore dell’indifendibile, cioè di Trump. Trump ha sempre sostenuto anche nel suo primo mandato, falsando la realtà, che l’Unione europea fosse stata creata per approfittare degli Usa. Con lui bisognerà fare i conti, naturalmente, ma Trump non è stato e non sarà amico della Ue e men che meno dell’Ucraina che è pronto a sacrificare per l’amicizia con Putin: Meloni se ne faccia una ragione, non può essere contemporaneamente amica di Trump e della Ue, deve scegliere".
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Un trionfo di vittimismo su scala planetaria. A servizio dei potenti, altro che popolo! Meloni con il suo intervento alla Cpac in corso a Washington ha fatto una scelta di campo, contro l’Europa. Forse persegue il suo interesse politico, ma non è l’interesse nazionale". Lo scrive sui social Peppe Provenzano, responsabile Esteri del Pd.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Sorprende che nessuno di La 7 prenda le distanze dall’orribile auspicio che Salvini venga colpito da un ictus. L’alibi della trasmissione satirica non assolve autori, ospiti, dirigenti ed editori. Purtroppo, troppe trasmissioni di La 7 e di Rai 3 istigano all’odio e avvelenano il clima del Paese. Editori, dirigenti, odiatori chiederanno scusa pubblicamente?”. Lo dichiarano i Capigruppo di Forza Italia alla Camera e al Senato, Paolo Barelli e Maurizio Gasparri.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Neanche un accenno al saluto nazista di Bannon. Nessuna presa di distanze. Evidentemente non può farlo. Meglio la retorica melensa e consueta dell’approccio Maga. Sposa su tutta la linea ideologica la retorica di JD Vance a Monaco, e chiude la porta ad una reale soggettività europea. Un discorso furbesco e ambiguo, di chi ha scelto di galleggiare e che posiziona il governo italiano sulla linea Orban con buona pace di tutte le chiacchiere a vuoto sull’ambasciatrice dei due mondi". Lo scrive sui social il senatore Enrico Borghi, capogruppo al Senato di Italia Viva, a proposito dell'intervento di Giorgia Meloni alla Cpac di Washington.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - “Tante bugie, in linea con la propaganda di Meloni. Il suo è il governo delle insicurezze. Sicurezza energetica? Falso. Ha fatto aumentare le bollette, rendendo le famiglie italiane meno sicure e più povere. Sicurezza alimentare? Falso". Così in una nota Angelo Bonelli, deputato di AVS e co-portavoce di Europa Verde.
"Con il suo negazionismo climatico favorisce la crisi dell’agricoltura e il dominio delle grandi multinazionali. Libertà di parola? Falso. Difende il vice di Trump, Vance, che vuole la libertà di diffondere bugie attraverso i social, strumenti nelle mani dei potenti miliardari americani. Difende la democrazia? Falso. È lei che vuole demolire gli organi costituzionali per diventare una e trina: Dio, Patria e Legge. I conservatori del mondo vogliono costruire il nuovo totalitarismo mondiale grazie al potere economico, tecnologico e militare di cui dispongono per trasformare la democrazia in un sottoprodotto commerciale della loro attività”.