di Elisa Bianco, Responsabile corporate engagement
Sono passate poche settimane dall’inchiesta di Report che ha indagato diversi allevamenti di maiali in Italia e proprio questa settimana Essere Animali ha rilasciato nuovi video shock che mostrano altri maltrattamenti e problematiche sistemiche, come l’uccisione illegale di suinetti, il confinamento in gabbia per le scrofe e percosse e violenze su scrofe e suini.
Dalle immagini, raccolte in un allevamento in Piemonte e diffuse in un video narrato dalla giornalista del Fatto Quotidiano Selvaggia Lucarelli, emergono chiaramente numerose e gravi problematiche, come scrofe e suinetti percossi ripetutamente dagli operatori, un suinetto ucciso da un operaio sbattendolo contro il cancelletto della gabbia parto e animali letteralmente lanciati prendendoli per le orecchie con violenza.
Insieme a questo lavoro di indagine e documentazione, Essere Animali rilascia anche il progetto Aziende sotto osservazione, con cui sono state valutate le comunicazioni pubbliche di otto aziende italiane produttrici di salumi – tra cui anche prodotti DOP come il Prosciutto di Parma – per analizzare come viene affrontato il benessere di scrofe e suini allevati nelle loro filiere. L’obiettivo è quello di fornire alle persone uno strumento semplice con cui poter conoscere l’impegno di ciascuna azienda a eliminare le principali problematiche di benessere animale: dall’utilizzo di gabbie per le scrofe al ricorso a mutilazioni dolorose come il taglio della coda, dalla riduzione del consumo di antibiotici all’utilizzo di certificazioni significative e trasparenti.
Delle otto aziende analizzate, solo una, Fumagalli Industria Alimentari, ha una politica pubblica in cui affronta tutte le priorità in tema di scrofe e suini, impegnandosi a garantire alle scrofe un futuro senza gabbie, l’assenza di taglio della coda e dei denti e la presenza di una lettiera in paglia su cui grufolare e riposare. Tra le altre sette, purtroppo, i risultati della valutazione sembrano indicare che manchino ancora impegni concreti ad affrontare le reali criticità di benessere di scrofe e suini, con ben due aziende (Casa Modena e Fiorani) che non hanno ancora assunto pubblicamente nessun impegno significativo.
Non solo mancano impegni chiari e completi, ma emerge un altro elemento particolarmente critico: le certificazioni impiegate per verificare gli standard di allevamento. Sette aziende ricorrono, infatti, a certificazioni esterne per garantire i propri standard di benessere animale, ma dei cinque enti di certificazione che lavorano con queste aziende, solo KIWA ha messo a disposizione il proprio standard per permetterci di valutare con trasparenza i criteri analizzati, mentre CSQA, DNV, DQA e SGS non hanno fornito nessuna risposta.
Oltre a non poter osservare cosa sia effettivamente contenuto in queste certificazioni in tema di benessere dei suini, la mancanza di trasparenza mostrata da questi enti fornisce anche un segnale preoccupante su quale sia il livello di informazione cui possono effettivamente avere accesso i consumatori, lasciando troppo facilmente spazio a interpretazioni potenzialmente fuorvianti del concetto di benessere e sostenibilità.
Essere Animali documenta e denuncia da tempo con la campagna SOS Pig le problematiche degli allevamenti di suini in Italia. La petizione rivolta alle aziende alimentari ha superato le 160 mila firme. Se l’Italia vuole davvero puntare su un sistema più sostenibile, trasparenti nei confronti dei consumatori e in linea con standard più elevati di benessere animale, deve prendere atto di una situazione problematica e risolvere quei problemi sistemici che non possono più essere accettati all’interno della filiera alimentare.