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Roccella contro chi dà ai cani nomi da umani: “Sintomo di un desiderio di affettività e famiglia”. Così la ministra fa venire voglia di adottare un cane e chiamarlo MarioRossi (tutto attaccato)

Così la ministra per le Pari Opportunità e per la Famiglia Eugenia Maria Roccella nel corso dell'evento Fenix, organizzato all’Eur da Gioventù nazionale, partito giovanile di Fratelli d’Italia

di Claudia Rossi

Io sono animalista, amo moltissimo cani e gatti, però quando mi capita di portare il cane ai giardinetti sento il richiamo con dei nomi ‘Giovanni, Eugenio, Riccardo’. Questo tentativo è sintomo di un desiderio che evidentemente c’è di affettività e famiglia, ma che viene trasferito sugli animali o sui cagnolini”. Così la ministra per le Pari Opportunità e per la Famiglia Eugenia Maria Roccella nel corso dell’evento Fenix, organizzato all’Eur da Gioventù nazionale, partito giovanile di Fratelli d’Italia. Partiamo dalla premessa “io sono animalista” che in qualche misura e non certo per assonanza ricorda la famigerata “ho tanti amici gay” e che, soprattutto, nulla ha a che fare con quanto segue. Posto che la ministra Roccella sia animalista, in quale misura questo avrebbe a che fare con ciò che dice? E se anche mettere al cane il nome di un bambino fosse un “sintomo di un desiderio che evidentemente c’è, di affettività e famiglia, ma che viene trasferito sugli animali o sui cagnolini”, a che titolo la ministra condivide questi suoi pensieri? Qualcuno le ha chiesto di essere psicanalizzato?

Se una persona non ha figli, non vuole averne, non può averne (e qui pare doveroso ricordare l’accettata data dal Governo alla possibilità di avere figli per le coppie omogenitoriali ma non solo) o magari invece li ha e decide di chiamare il proprio cane Filippo, Ettore, Anna, Claudia, Priscilla, sono fatti suoi. Quale che sia la ragione che spinge qualcuno a chiamare un animale domestico Ugo invece di Pallino, anche semplicemente il gusto personale, perché una ministra deve intervenire su una questione di questo tipo?

A rischio sono le basi dell’umano, tra cui la famiglia, che è proprio il cuore dell’umano. Durante il Covid sono stati garantiti di più i diritti degli animali che quelli dei bambini”, continua Roccella. “A rischio le basi dell’umano”, dunque, per “colpa” di chi dà al cane o al gatto il nome di un bambino. Non per via di chi fa di tutto per limitare i diritti umani.

“È questa una spia di una situazione che stiamo vivendo, perché quello che manca è una cultura che accompagni questi bisogni, a difesa della vita e dell’umano. La prima cosa che ha fatto questo governo è stato rimettere al centro questo problema, parlando di famiglia e natalità, che erano parole completamente cancellate (…). Le donne che fanno le mamme fanno un lavoro che è il vero lavoro socialmente utile, che serve all’intera comunità. Questo è il punto da mettere a fuoco e per questo serve un coinvolgimento di tutti gli attori in gioco”. Quindi, sì alle care mamme e ai cari papà, purché i figli nascano secondo i dettami della Bibbia e di nostro Signore. E soprattutto, guai a prendere un animale domestico e a chiamarlo Peppe (che per esteso sarebbe Giuseppe), perché questo gesto ha in qualche modo a che vedere negativamente con “il lavoro socialmente utile delle mamme” e mette a rischio “le basi dell’umano”.

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