Il miliardari che avrebbe dovuto salire a bordo del Titan racconta perché ha deciso di tirarsi indietro: "Il Ceo aveva una propensione al rischio diversa dalla mia"
Mentre si cerca ancora di ricostruire cosa sia accaduto esattamente a bordo del Titan, il sottomarino “di lusso” partito per cercare di avvicinarsi il più possibile al relitto del Titanic e imploso nel bel mezzo dell’oceano con a bordo cinque passeggeri, continuano le testimonianze di si è rapportato con i passeggeri o con l’ad della società OceanGate, Stockton Rush, anche lui morto nell’incidente.
A rivelare nuovi dettagli è, di nuovo, Jay Bloom, il miliardario che avrebbe dovuto trovarsi a bordo del Titan insieme al figlio, ma che, alla fine, preso dai dubbi sulla sicurezza, ha rinunciato al viaggio. I loro posti sono andati al ricco uomo d’affari Shahzada Dawood e al figlio diciannovenne Suleman.
In un’intervista alla Cnn, Bloom ha rivelato alcuni dettagli su Rush. L’ad della OceanGate, infatti, aveva cercato in tutti i modi di convincere lui e il figlio a prendere parte dal “viaggio di lusso”. Tanto da volare a Las Vegas a marzo per cercare di convincerlo a comprare gli ultimi biglietti. Come? A bordo di un aereo sperimentale, costruito da lui stesso.
Proprio il gesto dell’amministratore delegato, però, avrebbe fatto fare a Bloom il definitivo passo indietro, secondo quanto raccontato alla Cnn: “Ho iniziato a pensarci – ha detto Bloom all’emittente – Stava arrivando su un aereo sperimentale a due posti per invitarmi a salire su un sottomarino sperimentale a cinque posti che ha costruito per vedere il Titanic..”. Insomma, quella era la dimostrazione definitiva di come Rush avesse “una propensione al rischio diversa dalla mia“. “Sono un pilota – ha continuato Bloom – Ho il mio brevetto da pilota di elicotteri e non salirei mai su un aereo sperimentale”.
Ma non solo. Rush, ha rivelato ancora Bloom, non ha mai risposto ai suoi dubbi, né a quelli del figlio. Da qui la decisione di rinunciare alla spedizione che si è rivelata mortale.