Ricordo un Ricky Farina di pochi anni, mano nella mano con la mamma per il traffico di Milano, che domandava con innocenza sorgiva: “Mamma, che cosa vuol dire morire?”, e la sventurata rispose: “Si muore quando manca il respiro per sempre”. Ci rimasi malissimo. Mi guardai attorno, tutte quelle persone nel traffico così rassicurante in apparenza un giorno avrebbero smesso di respirare per sempre. Poi pensai che anche io ero uno di loro e la seconda domanda fu: “Ma anche a me succederà?” e mamma disse: “Sì, ma fra tantissimi anni, non devi preoccuparti”.
Tanti anni dopo mi iscrissi a Filosofia e Franco Fergnani, docente indimenticabile di Filosofia morale, ci regalò un proverbio della Foresta Nera: “Un bambino appena nato è già abbastanza vecchio per morire”. Ci rimasi malissimo, nuovamente.
Nel corso della mia vita ho appreso che al mondo ci sono le gravidanze isteriche, le bruciature di sigaretta e le grandi ustioni, i chiodi conficcati nella carne e il tetano senza resurrezione, ci sono anche le bombe, le stragi, la mafia, gli stupri e le smagliature, i nei maligni e l’asma, la guerra, il razzismo, l’ipocrisia e tante altre cosette per niente belle; allora mi sono detto che dovevo diventare l’uomo più gentile dell’universo, così, per contrastare nel mio piccolo tutto questo carnevale dell’orrore.
Sileno disse a Re Mida “Stirpe miserabile ed effimera, figlia del caso e della pena, perché mi costringi a dire ciò che per te è vantaggiosissimo non sentire? Il meglio è per te assolutamente irraggiungibile, non essere nato, non essere, non essere niente. Ma la cosa in secondo luogo migliore per te è morire presto”. Devo dirvi che non sono d’accordo con Sileno, mi sembra eccessivamente tragico! In fondo la vita è anche una meravigliosa apertura, un tappeto rosso, un trampolino verso lo champagne, le ostriche e il salmone, nella vita puoi incontrare il Don Giovanni di Mozart, le poesie di Baudelaire, le cassate siciliane, la Sfinge, le piramidi, il Nilo, la feluca, i Nubiani, il venticello, e tante rondini in cielo che riescono a fare una primavera. Non è poi così male, non tutto è da buttare nel cestino infinito del Nulla.
E poi, vogliamo dirlo? Ci sono le tette, io ho sempre avuto una passione per le tette, fin da neonato ricordo che avrei voluto dire a mamma “grazie” dopo ogni suzione del famoso capezzolo primigenio. Dal capezzolo al capezzale, questa è la vita. Se dovessi enucleare due cose che nella vita amo in modo totale e assoluto, direi questo: le tette e gli aperitivi. Potrei anche credere in Dio, vincere la mia proverbiale pigrizia e risorgere, se in paradiso trovassi tante tette e tanti aperitivi riuscirei ad affrontare la lunghissima eternità senza particolari ansie di prestazione.
A proposito di ansie di prestazione: se soffrite di eiaculazione precoce mi permetto di darvi un semplice consiglio: godete, non soffrite. Dite subito alla vostra amata: “Amore, devi sapere una cosa su di me, io godo di eiaculazione precoce, forse ti sembrerò un egoista…”. Vedrete che vi accetterà, la sincerità è sempre apprezzata. Soprattutto siate gentili, se sui mezzi pubblici vi pestano un piede, chiedete scusa per primi. Se nel traffico impietoso della città vi fanno le corna fuori dal finestrino, sorridete al pensiero che la vostra donna sia aperta alla vita e al desiderio, in fondo non siete gli unici possessori di un apparato genitale maschile, e questo dovrebbe anche essere uno scarico della tensione e delle responsabilità.
Tutto è grazia, ma bisogna appunto essere graziosi con gli altri. In giro ci sono tanti musoni, voi donate un sorriso imprevisto e imprevedibile. Tirate le briglie delle vostre fretta e andate a passo d’uomo. Andare a passo d’uomo è fondamentale per restare umani. Non permettete a nessuno di rendervi automi e quindi automatici. Anche nella fretta assassina cercate sempre di fare un gesto creativo, di stringere l’occhiolino all’ignoto, amate e praticate l’incesto universale perché siamo tutti fratelli e sorelle. Siate felici, anche nel dolore. Il giorno più bello della mia vita è stato il giorno della morte di mio padre, quel giorno ho capito che la morte non può nulla contro la potenza dell’amore.
Prima di lasciarvi è giusto specificare che essere gentili non significa farsi andare bene tutto, anzi: la lotta, il confronto, la polemica accesa, sono il sale della vita. Non siate mai insipidi, le lacrime sono salate, il dolore ci aiuta. Quello che cerco di dirvi è questo: Sileno ha torto. Nascere è meraviglioso, nascere è un progetto. Non bisogna mai smettere di nascere, anche in questo preciso istante io sto nascendo e dico grazie al capezzolo materno, a ogni capezzolo che ho incontrato sul mio cammino di suzione Alla fine c’è un capezzale? Ma che importa? L’importante è avere fame, sete, succhiare fino alla fine. La Via Lattea è la Via Maestra.