Negli ultimi anni Russia e Bielorussia si sono sensibilmente riavvicinate nel quadro dello Stato dell’Unione, entità sovranazionale creata nella seconda metà degli anni ’90 con l’obiettivo di creare un unico spazio economico, un unico sistema giuridico e una politica estera e di difesa coordinata. Con lo scoppio della guerra, Minsk ha messo a disposizione il territorio nazionale all’esercito russo e ospita armi nucleari di Mosca. Lukashenko ha aiutato attivamente Putin a risolvere la ribellione di Prigozhin, spiegando che il suo ruolo di mediatore è motivato dall’esistenza di “una sola patria”, “da Brest a Vladivostok”. Artyom Shraibman, analista politico bielorusso, visiting expert presso il Carnegie Endowment for Russian and Eurasian Studies e fondatore dell’agenzia Sense Analytics che fornisce consulenza a politici, diplomatici e organizzazioni internazionali su questioni politiche ed economiche in Bielorussia, restituisce al fatto.it un’analisi dei rapporti che intercorrono oggi tra i due Paesi, e del loro futuro anche alla luce dei recenti sviluppi della mediazione della rivolta intentata dalla Wagner.
Come si sono sviluppate negli ultimi anni le relazioni tra la Russia e la Bielorussia? Perché il riavvicinamento reciproco è vantaggioso sia per Putin che per Lukashenko?
Il Trattato di creazione dello Stato dell’Unione di Russia e Bielorussia è stato firmato alla fine degli anni ’90, ma di fatto non è mai stato implementato. Negli ultimi anni, Mosca ha deciso di intensificare questo processo, affermando che, se la Bielorussia vuole avere corsie preferenziali su gas, petrolio e altri settori, allora è necessaria una maggiore integrazione. Per diversi anni le parti non sono riuscite a mettersi d’accordo, perché è molto difficile che due paesi di dimensioni così diverse si uniscano, pur mantenendo la sovranità. Il processo ha accelerato dopo le elezioni bielorusse del 2020, quando Lukashenko ha sostanzialmente abbandonato l’interazione con l’Occidente ed è diventato più collaborativo. Mosca e Minsk hanno firmato 28 tabelle di marcia per approfondire l’integrazione, ma non l’hanno comunque fatta avanzare in modo consistente. Si trattava piuttosto di convergenza legislativa, ma non sono stati creati organismi sovranazionali seri. Allo stesso tempo, in questi anni, si è manifestata nel settore militare un’integrazione molto profonda che abbiamo visto con l’inizio della guerra e vediamo tuttora: i due eserciti, infatti, sono praticamente intrecciati in un unico organismo. Hanno ancora comandi diversi, ma la Russia sta tranquillamente usando l’infrastruttura bielorussa per scopi bellici. Lo stesso sta accadendo con l’economia bielorussa, che si sta quasi completamente riorientando verso quella russa visto che le sono state imposte sanzioni che l’hanno tagliata fuori da altri mercati. In linea di principio, per Minsk questo cuscino economico è il principale vantaggio del riavvicinamento con la Russia. Per Putin è una questione di prestigio, della sua missione politica. Si vede che sogna di restaurare in qualche modo l’Impero russo. Lo Stato dell’Unione, essendo un esempio del livello più profondo di integrazione nello spazio post-sovietico, è una sorta di prototipo di ciò che Putin vuole costruire con altri Paesi, alleati e satelliti.
Nel 2020 Putin è venuto in aiuto di Lukashenko sostenendo il suo regime. Si può dire che ora il dittatore di Minsk abbia “ripagato il suo debito” o almeno lo presenterà così?
Nel 2020 Putin ha davvero sostenuto e salvato Lukashenko, perché altrimenti, forse, il suo regime non sarebbe sopravvissuto. Per quanto riguarda la ribellione di Prigozhin, non è chiaro fino a che punto il dittatore bielorusso sia stato realmente coinvolto. Lui dice di avere personalmente fermato le colonne di Wagner, convinto Putin a non bombardarle, e collegato tutti telefonicamente, offrendo a Wagner un paese per l’asilo. Certamente ha avuto un ruolo, ma non riusciamo a capire quanto sia stato decisivo. C’è un’alta probabilità che le parti si siano accordate attraverso canali russi interni e quando erano già pronte a raggiungere una sorta di intesa, Lukašėnka è semplicemente tornato utile: è un comodo intermediario con cui possono parlare sia Prigozhin che Putin, che non deve così abbassarsi a parlare con un ribelle. È probabile che Lukashenko stesso, di sua iniziativa, abbia offerto il territorio bielorusso [per il ritiro di Wagner], e questo è un aiuto importante. Penso che Putin lo ringrazierà in qualche modo: dopotutto si è rivelato non solo fedele, ma anche utile. Penso che Lukashenko potrà usarlo nei negoziati con Putin e forse otterrà qualche vantaggio economico.
In generale, come può tutto quello che è accaduto incidere su un eventuale riavvicinamento tra Putin e Prigozhin?
Finora è molto difficile trarre delle conclusioni, perché non capiamo come andrà a finire questa storia. Cosa succederà a Wagner, in che forma esisterà in Bielorussia? Innanzitutto, arriverà in Bielorussia? O Prigozhin andrà da qualche altra parte? Putin cambierà il suo atteggiamento nei confronti di Prigozhin? Forse costringerà Lukashenko a neutralizzarlo in qualche modo. Non sappiamo tutto questo, quindi non c’è ancora una risposta chiara alla sua domanda e non può esserci.
Se la guerra dovesse trascinarsi ancora per qualche anno con Putin e Lukashenko al potere, quali sono le prospettive per la loro unione?
Penso che tutto sommato le loro relazioni non cambieranno molto perché entrambi dipendono l’uno dall’altro. Per Lukashenko, Putin è una garanzia della sua immunità politica e dei sussidi russi. Per Putin, Lukashenko è una garanzia che la Bielorussia rimanga un affidabile punto d’appoggio militare. Entrambi sono soddisfatti dello status quo. Tuttavia, un indebolimento di Putin causerebbe instabilità. Oppure se Lukashenko poggia eccessivamente sulla leva di avere salvato la Russia dalla guerra civile, potrebbe suscitare le ire del Cremlino. Può essere pericoloso presentarsi come un macho e promuoversi come un brillante negoziatore di fronte a Vladimir Putin che è ovviamente indebolito e piuttosto umiliato. Non credo che Putin lo apprezzi. Ma finora la situazione è troppo imprevedibile. Tutto dipenderà da come Lukashenko saprà controllarsi e continuare ad essere davvero utile, per così dire, alla soluzione finale della questione Prigozhin.