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Settimana corta e smart working, ecco la ricetta del governo nel piano su energia e clima inviato all’Ue

L’Europa chiede di ridurre considerevolmente le emissioni e l‘Italia risponde. Non solo incentivando l’utilizzo di auto elettriche ma anche con una forte spinta verso la riduzione degli spostamenti dei cittadini. Ed ecco la ricetta del ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin. Nella proposta di aggiornamento del Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec), da poco inviata a Bruxelles, l’esecutivo ha puntato in particolare sulla spinta allo smart working e alla settimana lavorativa corta. Sono queste le due grandi novità contenute nelle 445 pagine inviate alla Commissione europea: dentro anche l’efficientamento degli edifici pubblici, incentivi per le ristrutturazioni delle case e aumento dell’utilizzo dei servizi pubblici. Sono queste le linee guida, ma per arrivare alla stesura definitiva del piano serviranno ancora mesi di negoziati. Ma nel governo sono tutti d’accordo? E’ solo un libro dei sogni per accontentare le richieste dell’Ue? Nelle scorse settimane sono stati gli stessi membri del governo a frenare gli entusiasmi.

Sulla settimana corta, si legge nella proposta di Fratin, l’esecutivo intende valutare e puntare sulla “riduzione delle giornate lavorative a parità di ore lavorate“. Tutto questo per ottenere una riduzione degli spostamenti dei lavoratori e la conseguente riduzione delle emissioni e dell’energia consumata. Qualche mese fa il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, ha risposto alla proposta del leader della Cgil, Maurizio Landini, per introdurre la settimana di quattro giorni lavorativi. “Nessuna visione preconcetta, nessun pregiudizio”, aveva sottolineato Urso, spiegando che “si può rifletterne partendo dalla realtà. Abbiamo una occupazione – aggiungeva – concentrata nel Nord e molto bassa nel Sud. Non possiamo fare un nuovo incentivo all’emigrazione: se discutiamo, se facciamo delle sperimentazioni, dobbiamo evitare un incentivo all’emigrazione. Perché è al Nord che abbiamo le grandi fabbriche”. Pertanto per il ministro Urso l’idea era di difficile applicazione e rischiava di aumentare il divario tra Nord e Sud.

Discorso simile per lo smart working. Nel piano si parla di “ridurre la necessità di spostamento con politiche di favore per smart working”, ma le posizioni nel governo sul lavoro agile sono diverse. Nei primi giorni di giugno mentre l’Esecutivo era impegnato a decidere sul rinnovo o meno dello smart working per i lavoratori fragili, il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo escludeva la proroga per i genitori con figli under 14: “Non siamo più in pandemia, per cui non credo ci sia più l’urgenza di intervenire sui genitori”, sottolineava. Per Zangrillo “il lavoro agile rappresenta un importante strumento” anche per la Pa. “Serve però una vera e propria rivoluzione culturale, oltre che organizzativa, in grado di rendere lo smart working pienamente efficace, per non pregiudicare i servizi erogati a cittadini e imprese”, sottolineava. “Per evitare il racconto del lavoro agile come una sorta di semi-vacanza”, concludeva il ministro. Quindi tanti distinguo e posizioni diverse. Intanto a Bruxelles è arrivato sul tavolo della commissione il piano italiano con le linee guida sui punti da seguire: adesso bisognerà vedere come il governo intende procedere.

“Il piano energia e clima del governo prevede la settimana corta per non inquinare ma garantisce un trentennio di smog e CO2 per tutti“, commenta in una nota il deputato e co-portavoce nazionale di Europa Verde, Angelo Bonelli. “Ci troviamo di fronte a un governo che ha scelto di trasformare l’Italia in un hub europeo del gas e prevedendo di non voler rispettare i target sugli obiettivi climatici fissati dall’UE”, aggiunge Bonelli. “È un piano clima scritto dall’Eni e non dal Ministero dell’Ambiente!”, incalza l’esponente del Verdi. “Non c’è alcuna indicazione su come saranno reperite le risorse per il trasporto pubblico e il risparmio energetico delle case, mentre si investono 15 miliardi di euro per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina”, sottolinea Bonelli definendo “uno schiaffo al Parlamento” il fatto che il ministro Pichetto Fratin ha inviato le linee guida alla Commissione Ue senza averle prima illustrate alle commissioni parlamentari competenti.