Oltre alle solite Copenaghen, Oslo e Amsterdam che stanno diventando città a impatto zero, nella classifica delle metropoli più sostenibili salgono anche centri urbani con Pil pro capite piuttosto basso come Lubiana, Sofia e Lisbona, che hanno potenziato i servizi di mobilità in condivisione e le infrastrutture per l’elettrificazione della flotta bus e di auto private. Sono i principali risultati della classifica stilata dal network europeo Clean Cities, di cui fanno parte oltre 80 organizzazioni ambientaliste e della società civile, che ha analizzato lo stato della mobilità in sharing e a zero emissioni in 42 grandi città europee con risultati in parte sorprendenti.
“Invece di pianificare ‘strette sui monopattini‘, il ministro dei Trasporti Matteo Salvini prenda nota: la nostra analisi conferma che la mobilità urbana del futuro sarà sempre meno di proprietà e sempre più condivisa e intermodale”, sostengono le organizzazioni. E aggiungono: “Con il Pnrr si stanno pianificando molte espansioni di infrastrutture di trasporto pesanti, ma senza rafforzare la mobilità in sharing ed elettrificare i veicoli a motore sarà ancora molto difficile per il trasporto pubblico locale competere con l’auto privata e il percorso di decarbonizzazione dei trasporti non sarà altrettanto rapido ed efficace”.
Il Piano nazionale integrato Energia e Clima (Pniec) appena presentato dal ministro Gilberto Picchetto Fratin a Bruxelles prevede l’utilizzo del 31% di energia rinnovabile nei trasporti ma è “inaccettabile” per Claudio Magliulo, responsabile della campagna italiana Clean Cities. Il motivo è che “punta tutto sui biocarburanti per mantenere inalterato il numero di auto in circolazione senza decarbonizzazione del trasporto urbano. I biocarburanti creano tre ordini di problemi – spiega – Innanzitutto sono inefficienti, se l’energia usata dall’auto elettrica è l’80-85% e il resto si disperde, la percentuale scende al 20% nelle auto a biocarburante”. In secondo luogo, “questo affidamento gigantesco sui biocarburanti significa che dovranno essere aumentate a dismisura le colture finalizzate a questo scopo, creando competizione con l’agricoltura finalizzata all’industria alimentare”. Infine questo piano determina per Magliulo “un disservizio all’industria dell’automotive italiana perché non la prepara al futuro, che è l’elettrificazione su strada”. Inoltre, ricorda il responsabile italiano di Clean Cities, “la mobilità in sharing – su cui non punta Picchetto Fratin – è fondamentale perché è stato calcolato che un’auto in condivisione può togliere dalla strada otto veicoli a motore, riducendo così anche il traffico”.
La classifica europea: Milano in top ten. Sotto Torino, Roma e Napoli
Il rapporto Thank you for sharing fa una classifica dello stato della mobilità condivisa ed elettrica nelle città europee, concentrandosi su quattro indicatori chiave: numero di biciclette e monopattini in sharing; car-sharing elettrico; quota degli autobus a zero emissioni sul totale della flotta del trasporto pubblico locale; numero dei punti di ricarica per i veicoli elettrici. Milano si è classificata settima su 42 città: a premiare il capoluogo lombardo sono stati soprattutto gli investimenti in corso da tempo per decarbonizzare il trasporto pubblico su strada e il potenziamento della mobilità in sharing. Bene ma non benissimo Torino, 17esima, che gode di una rete abbastanza sviluppata di colonnine di ricarica per auto elettriche, ma non regge il confronto su bus a zero emissioni (meno del 13% sul totale della flotta, contro il 25% di Milano e addirittura il 67% di Oslo). Roma si posiziona 28esima malgrado, secondo il rapporto, “i recenti sviluppi positivi nel campo della micromobilità in sharing” che comunque hanno già visto una retromarcia da parte del sindaco Roberto Gualtieri con la recente firma di un provvedimento per la riduzione di bici elettriche in condivisione (da 12.500 a 9.000) e dei monopattini elettrici (ridotti da 14.500 a 9.000). Napoli, infine, è 34esima: ancora molta strada da fare per rendere possibile l’abbandono dell’auto privata da parte dei napoletani.
Ambiente & Veleni
Città a impatto zero, non solo Nord Europa: migliorano anche i Paesi del Sud. Milano nella top ten, mentre Gualtieri limita lo sharing
Oltre alle solite Copenaghen, Oslo e Amsterdam che stanno diventando città a impatto zero, nella classifica delle metropoli più sostenibili salgono anche centri urbani con Pil pro capite piuttosto basso come Lubiana, Sofia e Lisbona, che hanno potenziato i servizi di mobilità in condivisione e le infrastrutture per l’elettrificazione della flotta bus e di auto private. Sono i principali risultati della classifica stilata dal network europeo Clean Cities, di cui fanno parte oltre 80 organizzazioni ambientaliste e della società civile, che ha analizzato lo stato della mobilità in sharing e a zero emissioni in 42 grandi città europee con risultati in parte sorprendenti.
“Invece di pianificare ‘strette sui monopattini‘, il ministro dei Trasporti Matteo Salvini prenda nota: la nostra analisi conferma che la mobilità urbana del futuro sarà sempre meno di proprietà e sempre più condivisa e intermodale”, sostengono le organizzazioni. E aggiungono: “Con il Pnrr si stanno pianificando molte espansioni di infrastrutture di trasporto pesanti, ma senza rafforzare la mobilità in sharing ed elettrificare i veicoli a motore sarà ancora molto difficile per il trasporto pubblico locale competere con l’auto privata e il percorso di decarbonizzazione dei trasporti non sarà altrettanto rapido ed efficace”.
Il Piano nazionale integrato Energia e Clima (Pniec) appena presentato dal ministro Gilberto Picchetto Fratin a Bruxelles prevede l’utilizzo del 31% di energia rinnovabile nei trasporti ma è “inaccettabile” per Claudio Magliulo, responsabile della campagna italiana Clean Cities. Il motivo è che “punta tutto sui biocarburanti per mantenere inalterato il numero di auto in circolazione senza decarbonizzazione del trasporto urbano. I biocarburanti creano tre ordini di problemi – spiega – Innanzitutto sono inefficienti, se l’energia usata dall’auto elettrica è l’80-85% e il resto si disperde, la percentuale scende al 20% nelle auto a biocarburante”. In secondo luogo, “questo affidamento gigantesco sui biocarburanti significa che dovranno essere aumentate a dismisura le colture finalizzate a questo scopo, creando competizione con l’agricoltura finalizzata all’industria alimentare”. Infine questo piano determina per Magliulo “un disservizio all’industria dell’automotive italiana perché non la prepara al futuro, che è l’elettrificazione su strada”. Inoltre, ricorda il responsabile italiano di Clean Cities, “la mobilità in sharing – su cui non punta Picchetto Fratin – è fondamentale perché è stato calcolato che un’auto in condivisione può togliere dalla strada otto veicoli a motore, riducendo così anche il traffico”.
La classifica europea: Milano in top ten. Sotto Torino, Roma e Napoli
Il rapporto Thank you for sharing fa una classifica dello stato della mobilità condivisa ed elettrica nelle città europee, concentrandosi su quattro indicatori chiave: numero di biciclette e monopattini in sharing; car-sharing elettrico; quota degli autobus a zero emissioni sul totale della flotta del trasporto pubblico locale; numero dei punti di ricarica per i veicoli elettrici. Milano si è classificata settima su 42 città: a premiare il capoluogo lombardo sono stati soprattutto gli investimenti in corso da tempo per decarbonizzare il trasporto pubblico su strada e il potenziamento della mobilità in sharing. Bene ma non benissimo Torino, 17esima, che gode di una rete abbastanza sviluppata di colonnine di ricarica per auto elettriche, ma non regge il confronto su bus a zero emissioni (meno del 13% sul totale della flotta, contro il 25% di Milano e addirittura il 67% di Oslo). Roma si posiziona 28esima malgrado, secondo il rapporto, “i recenti sviluppi positivi nel campo della micromobilità in sharing” che comunque hanno già visto una retromarcia da parte del sindaco Roberto Gualtieri con la recente firma di un provvedimento per la riduzione di bici elettriche in condivisione (da 12.500 a 9.000) e dei monopattini elettrici (ridotti da 14.500 a 9.000). Napoli, infine, è 34esima: ancora molta strada da fare per rendere possibile l’abbandono dell’auto privata da parte dei napoletani.
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Gaza, Hamas libera altri tre ostaggi: consegna alla Croce rossa. Scambio con 183 palestinesi
Washington, 1 feb. (Adnkronos) - La scatola nera dell'elicottero coinvolto nella tragedia aerea di Washington sono state recuperate e non appaiono danneggiate, ha reso noto un portavoce del National Transportation Safety Board. L'elicottero ha una sola scatola nera, con la registrazione delle voci della cabina e dei dati di volo.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "Altri 43 migranti tornano in Italia dai centri in Albania. Presidente Meloni, errare è umano, perseverare è diabolico. Quanti altri viaggi a vuoto dovremo vedere prima che si metta fine a questa pagliacciata costosa per i contribuenti?”. Così Matteo Ricci, europarlamentare Pd, in un post sui social.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "Terzo flop del ‘modello Albania’: la Corte d’Appello di Roma smonta l’ennesima trovata propagandistica del governo Meloni, sospendendo i trattenimenti e disponendo il trasferimento in Italia dei migranti deportati. Per la terza volta, la destra ha provato a forzare la mano e per la terza volta è stata bocciata. Hanno sprecato milioni di euro pubblici, violato diritti fondamentali e messo in piedi un’operazione disumana, solo per alimentare la loro propaganda. Un fallimento su tutta la linea, mentre il Paese affonda tra tagli alla sanità, precarietà e crisi sociale. Ora che farà Meloni? Toglierà la competenza anche alle Corti d’Appello per accentrarla a Palazzo Chigi?”. Così Alessandro Zan, responsabile Diritti nella segreteria nazionale Pd ed europarlamentare.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "La Corte d’Appello di Roma libera di nuovo immigrati irregolari per i quali potevano essere eseguite rapidamente le procedure di rimpatrio e rimette ancora la palla alla Corte di Giustizia Europea sulla questione dei Paesi sicuri. Le ordinanze che non convalidano i trattenimenti nel centro in Albania e che rimettono alla Corte di Giustizia la questione pregiudiziale, insistono sull’individuazione in via generale ed astratta dei “paesi sicuri”, ripercorrendo le motivazioni delle decisioni precedenti, senza giudicare delle posizioni dei singoli migranti. Peccato che la Corte di Cassazione ha ampiamente chiarito, lo scorso dicembre, che questa è una competenza del Governo e non della magistratura. Incredibile che la Corte d’Appello di Roma abbia considerato irrilevante questo principio e insista nel voler riconoscere ai singoli magistrati un potere che è esclusiva prerogativa dello Stato”. Lo dichiara la deputata di Fratelli d’Italia, Sara Kelany, responsabile del Dipartimento immigrazione.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "Non stupisce la decisione della Corte d’Appello di Roma di bloccare, per l’ennesima volta, una misura, tra l’altro apprezzata anche in Europa, con cui l’Italia vuole fronteggiare l’immigrazione massiccia e garantire la sicurezza nazionale. I magistrati non usino il loro potere per contrastarne un altro, riconosciuto dalla costituzione e legittimato dagli italiani”. Lo dichiara il deputato della Lega Igor Iezzi.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - “La Corte d’Appello di Roma libera ancora dei migranti irregolari che potevano essere rapidamente rimpatriati, rimandando di nuovo alla Corte di Giustizia Europea sulla questione dei paesi sicuri. Ma la Corte di Cassazione aveva chiarito che questa è una competenza del Governo. Evidentemente alcuni tribunali italiani considerano irrilevanti i principi fissati dalla Suprema Corte. Di fronte a questo non posso che esprimere profondo stupore". Lo dichiara il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, Lucio Malan.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - “E anche oggi si certifica il fallimento di Meloni. I Centri per i migranti in Albania non sono la risposta al fenomeno migratorio, che richiede rispetto per i diritti umani e condivisione delle responsabilità a livello europeo. Nei comizi Meloni potrà continuare a dire che fun-zio-ne-ran-no ma nella realtà sono solo uno spreco immane di risorse. Se quei fondi fossero stati spesi per assumere infermieri e medici, o per aumentare gli stipendi di quelli che già lavorano nella sanità pubblica, allora si’ che sarebbero stati utili agli italiani!”. Così in una nota Marina Sereni, responsabile Salute e sanità nella segreteria nazionale del Pd.