Spiagge di ciottoli di piccole e medie dimensioni e acque cristalline. E “una storia che è stata scritta e riscritta dai Normanni, gli Angioìni, gli Aragonesi, i Borboni, con le mura del borgo antico, le vecchie chiese, gli archi, le strade di pietra e i casali che si perdono tra gli ulivi”, si legge sul portale del Comune pugliese di Bisceglie, nell’area dedicata a “Vivere la città”. Un centro agricolo e turistico nel quale da oltre venti anni, tra Delibere comunali, pareri della Regione e ricorsi al Tar, è in progetto una lottizzazione. Che prevede l’abbattimento delle strutture in abbandono dal 2005 della Bi Marmi Spa, una azienda di “Escavazione, industria, lavorazione e vendita della pietra e dei marmi lavorati”. Abbattimento degli edifici industriali per far posto a venti blocchi di edifici. In un’area, nel settore meridionale dell’abitato, separata dalla costa soltanto dalla strada litoranea. Un progetto sul quale il 14 giugno è intervenuto il Tar Bari con una ordinanza che, in attesa della trattazione di merito del gennaio 2024, dispone la sospensione delle clausole di salvaguardia successive all’adozione a gennaio 2023 del Piano Urbanistico Generale. Piano che per la zona prevede un Parco costiero. Con alberi e panchine. Insomma il contrario di quanto si progetta da febbraio 2012. Quando con una Deliberazione di Giunta Municipale viene adottato il Piano di Lottizzazione della Maglia n. 165 di Piano Regolatore Generale. Insomma l’area occupata dalla Bi Marmi, estesa su 55.473 metri quadrati. Dei quali, oltre agli 11.255 di strade, 33.490 occupati da edilizia, in parte residenziale, in parte commerciale. Con i restanti 10.728 metri quadrati destinati a verde. Si parte da qui. Prima di tutto dalla superficie edificabile che sviluppa un volume di 83.725 metri cubi. In gran parte con funzione residenziale. In un centro nel quale, secondo l’Istat, dal 2019 al 2021, si è registrato un decremento di quasi mille unità, passando da 54629 a 53738 residenti. In un’area paesaggisticamente meravigliosa. Tra la spiaggia del Pretore e l’oasi naturalistica Grotte di Ripalta. Elementi evidentemente trascurabili.
A luglio 2012 l’Ufficio Sismico e Geologico del Servizio Lavori Pubblici della Regione Puglia trasmette parere favorevole, esclusivamente” in ordine alla compatibilità delle previsioni dell’intervento proposto con le condizioni geomorfologiche dell’area interessata”. A gennaio 2014, dopo la richiesta di documentazione integrativa, l’Assessorato Urbanistica e Assetto del Territorio della Regione trasmette il preavviso di diniego. Al quale, dopo poche settimane, segue da parte di una delle ditte che si dovrebbero occupare di costruire, “la propria disponibilità ad accogliere tutte le indicazioni progettuali suggerite dall’Ufficio di Pianificazione Paesaggistica della Regione Puglia”. Così. dopo altri incontri, ecco che a maggio 2015 i lottizzanti presentano un nuovo progetto nel quale gli interventi sono rimodulati, prevedendo il recupero di alcune strutture esistenti, “oltre a definire relazioni tra l’area oggetto di intervento e l’immediato intorno”.
A settembre dello stesso anno la Regione rilascia parere paesaggistico favorevole, con prescrizioni. Tra le quali spicca quella secondo cui il rispetto degli indirizzi di tutela e degli obiettivi di qualità paesaggistica degli interventi esecutivi delle opere previste dal Piano di Lavoro dovrà essere verificato in sede di rilascio di “autorizzazione paesaggistica”, cioè prima del rilascio del “Permesso di Costruire”. Non solo. Si precisa che il parere sarà vincolato anche alla procedura di Valutazione ambientale strategica. Ad agosto 2016 i lottizzanti presentano il Piano di lavoro della Maglia 165 del PRG adeguato alle prescrizioni del parere paesaggistico della Regione Puglia del settembre 2015. A settembre 2016, ecco la presentazione alla Ripartizione Tecnica del “rapporto preliminare di verifica di assoggettabilità a VAS” del PdL. Ma a dicembre 2017 la Ripartizione Ambiente-Demanio-Patrimonio della regione, ne decide la “non assoggettabilità alla procedura VAS … a condizione che risultino rispettate le prescrizioni indicate dagli enti competenti in materia ambientale ed enti territoriali consultati che fanno parte integrante del medesimo provvedimento”.
Ma dal momento che il Piano di lavoro è mutato rispetto a quello adottato dalla Giunta Municipale nel 2012, si ritiene che lo stesso debba essere nuovamente adottato e pubblicato prima dell’approvazione definitiva. Trascorrono pochi mesi. A marzo 2018 il responsabile del procedimento e il Dirigente della Ripartizione Tecnica esprimono parere favorevole alla nuova adozione del Piano di lavoro, con alcune prescrizioni. A questo punto la proposta per la Giunta Municipale sarebbe pronta, ma si arriva a giugno e alle elezioni. A febbraio 2019 lo Sportello Unico per l’Edilizia, Ripartizione Tecnica delibera di adottare il Piano di Lottizzazione, che viene approvato con una Deliberazione di Giunta a luglio 2020. Dopo che ad aprile il Tar, al quale si era appellato uno dei proprietari dell’area, aveva sentenziato che il Comune fosse in obbligo di fornire una risposta alla richiesta di Piano di lottizzazione. Non è finita, ancora. Ad agosto c’è una nuova Delibera di Giunta che annulla in autotutela la precedente, dal momento che un assessore ha comunicato “l’esistenza di un eventuale ed ipotetico, nonché astratto, conflitto di interessi, stante il rapporto di affinità entro il quarto grado con uno dei progettisti dell’intervento”.
Ma il 31 agosto ecco l’approvazione. “C’è un equivoco di fondo: la zona è già cementificata quindi non si aggiungerà altro cemento eventualmente si andrà a riqualificare”, sostiene a dicembre 2020 il sindaco, Angelantonio Angarano. Mentre un comitato spontaneo di cittadini “Bisceglie 165: SÌ al parco sul mare, NO al cemento” e l’associazione ambientalista Ripalta Area Protetta-Pro Natura di Bisceglie avviano una raccolta fondi per far fronte alle spese legali che il ricorso al Tar comporta. “Non siamo d’accordo con la Delibera dell’Amministrazione comunale che approva la costruzione di nuovi palazzi sulla costa di Levante”, dicono. Spiegando che ci sarebbero profili di illegittimità riconducibili, tra l’altro, alla violazione del Piano Paesaggistico Territoriale Regionale, adottato a settembre 2015 e alla mancata sottoposizione a VAS del Piano. A settembre 2022 il Tar si pronuncia, rigettando il ricorso. Il motivo? L’Associazione opponente non ha alcuni requisiti per intervenire nella diatriba giuridica. Dopo, una attesa lunga 9 mesi. Conclusa con un nuovo pronunciamento del Tar, in questa occasione una ordinanza, a giugno 2023. Che ha riacceso il dibattito. “Quest’ordinanza sconfessa il dirigente dell’Ufficio tecnico che in consiglio comunale aveva rassicurato pubblicamente i consiglieri e la città sul fatto che l’adozione del PUG avrebbe fatto scattare le clausole di salvaguardia, bloccando la lottizzazione”, dichiarano Vincenzo Arena, presidente del movimento Libera il futuro, Enzo Amendolagine, ex consigliere comunale del M5s e Mauro Sasso, presidente di Ripalta area protetta-Pro Natura Bisceglie. La “Punta Perotti” in salsa biscegliese è servita”, ha commentato Francesco Spina, l’ex sindaco di Bisceglie Francesco Spina. Sarà ancora il Tar ad intervenire sulla questione, nel 24. Decidendo sulla funzione di uno spazio importante di Bisceglie. Sul Paesaggio che sarà.