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Wimbledon 2023: Djokovic per la storia, l’ostacolo è Alcaraz. E gli italiani? Quanti interrogativi

C’è una domanda che aleggia tra i prati di Wimbledon, terzo Slam della stagione, al via lunedì 3 luglio: chi può impensierire Novak Djokovic? Nole è campione in carica da quattro anni consecutivi, è senza dubbio il giocatore più forte sull’erba e arriva ai Championships dopo aver alzato sia l’Australian Open che il Roland Garros, raggiungendo anche la cifra record di 23 Slam in carriera. Una prima metà di stagione che si traduce in due parole nuovamente entrate nella mente del serbo a distanza di due anni: Grande Slam. È questo ora il grande obiettivo, centrare un’impresa che manca nel tennis maschile dal 1969 e da quello femminile dal 1988. Wimbledon è la terza stazione di questo viaggio, stavolta porta con sé anche l’opportunità di agganciare Roger Federer con 8 titoli nella speciale classifica dei più vincenti della storia del torneo più famoso del mondo.

Statistiche e stimoli che rendono difficile dare una risposta alla nostra domanda, eppure qualcuno che può intralciarlo c’è. E il nome è il solito, quello di Carlos Alcaraz, il numero 1 del mondo. Lo spagnolo è reduce dalla prima vittoria su erba nel prestigioso 500 del Queen’s (la quinta della stagione) ed è l’unico a possedere le qualità tecniche e mentali per superare Nole. In più c’è anche l’esperienza preziosa del Roland Garros, quando solo una serie infinita di crampi hanno impedito a Carlos di estromettere il serbo dal torneo. Un errore di gestione che difficilmente si ripeterà. E poi c’è un dato interessante che inquadra meglio di altri quanto Alcaraz stia crescendo esponenzialmente su questa superficie. Il suo primo titolo è arrivato solo all’undicesima partita. Per farci un’idea, Federer impiegò 32 partite, Nadal 38, Djokovic ben 48.

Ma non c’è solo lui. Un altro con il potenziale per dare fastidio a Djokovic è Nick Kyrgios, finalista un anno fa e capace di batterlo più volte in passato. L’australiano però non è al meglio della forma fisica e le sue condizioni sono tutte da verificare. Per lui una spinta ulteriore rappresenta la possibilità di potersi prendere la rivincita su Nole nei quarti di finale. Per tutti gli altri invece la distanza sembra essere incolmabile, ovviamente dando per scontata la presenza sul Center Court di un Djokovic al top.

Capitolo italiani – Rispetto alle ultime edizioni (dal 2019 in poi) i nostri azzurri si presentano ai cancelli di Church Road insieme a una condizione un po’ sottotono e a tanti interrogativi a cui dare una risposta. Il primo tra tutti riguarda la situazione di Matteo Berrettini (primo turno contro Lorenzo Sonego). Il finalista del 2021, negli ultimi quattro anni, era diventato una certezza sulla superficie verde e uno dei più pericolosi avversari di Djokovic. Oggi invece arriva a Wimbledon in compagnia dei problemi fisici che stanno rendendo questa stagione un autentico calvario. Nei giorni scorsi era ventilata anche l’ipotesi che il romano potesse addirittura dare forfait per il secondo anno consecutivo (nel 2022 fu il Covid a metterlo fuori causa). Uno stato precario che caratterizza anche Jannik Sinner (esordio contro Juan Manuel Cerundolo). Dopo la semifinale nel 1000 di Montecarlo (e una prima parte di stagione entusiasmante) l’altoatesino pare essere entrato in una spirale negativa da cui sta faticando ad uscire, tra acciacchi muscolari e prestazioni non all’altezza: il ritiro a Barcellona, le sconfitte deludenti proprio contro Cerundolo a Roma e Altmaier al secondo turno del Roland Garros, il nuovo ritiro ad Halle. Questo torneo deve diventare uno spartiacque per riprendere il percorso interrotto tre mesi fa e ridare slancio alle ambiziosi Atp Finals di Torino.

L’unico ad arrivare a Wimbledon con sensazioni positive è Lorenzo Musetti (primo match contro Juan Pablo Varillas). La sua crescita in queste settimane è stata lenta ma costante (e il best ranking al numero 15 sta lì a dimostrarlo), così come la confidenza con l’erba, una superficie che può esaltare le sue doti tecniche e atletiche. In più Musetti ha tutto da guadagnare da questo torneo in termini di punti in classifica, dal momento che l’anno scorso uscì al primo turno. Un quadro complesso quindi, che però non impedisce di aspettarsi qualche exploit, in particolare da Sinner e Musetti. Se escludiamo infatti Djokovic e Alcaraz (sulla carta nettamente superiori rispetto alla concorrenza), i due azzurri possono giocarsela praticamente con chiunque occupi la top 20 della classifica: Tsitsipas, Medvedev, Rublev, Rune, Auger-Aliassime, Fritz, Tiafoe, Hurkacz, De Minaur. L’unico vero problema semmai arriva dalla parte di tabellone. Entrambi sono stati sorteggiati da quella di Novak Djokovic. Musetti lo incrocerebbe agli ottavi, Sinner invece in semifinale. Ma se ci arrivasse sarebbe già un enorme successo.