Continuano le violenze tra Israele e Palestina. Mentre il numero delle vittime del blitz delle forze di sicurezza israeliane nel campo profughi di Jenin è salito a dieci, a Tel Aviv un 23enne palestinese originario di Hebron si è lanciato con il suo mezzo contro la fermata di un bus ferendo almeno dieci persone. “L’attentatore è arrivato a bordo di un’auto e ha centrato una fermata di autobus e subito dopo – ha detto il capo della polizia – ha cominciato ad accoltellare i passanti. È stato fermato dal coraggioso intervento di un civile”.

L’uomo adesso è stato “neutralizzato” e ucciso da un passante, fanno sapere fonti israeliane precisando che al suo gesto sono seguiti degli spari. Una donna si trova in gravi condizioni. Il capo della polizia di Tel Aviv ha poi detto ai cronisti che “non c’è dubbio che si sia trattato di un attentato. Dopo aver travolto i passanti l’assalitore li ha anche pugnalati”. Sulla zona volteggia un elicottero della polizia: ”È infatti necessario verificare che l’assalitore non avesse complici”.

A compiere l’attentato, secondo fonti riportate dai media, è stato Hassim Halaila, 23enne palestinese di Hebron. Hamas, da Gaza, ha inneggiato all’attentato definendolo “un’eroica vendetta” per l’operazione militare a Jenin.

E proprio nella città palestinese si continuano a contare i morti dell’ennesimo attacco israeliano all’interno del campo profughi. Il ministero della Sanità palestinese dà notizia del ritrovamento “di un corpo” in città di cui “ancora non si conosce l’identità” e che fa salire il numero delle vittime a dieci. La stessa fonte ha riferito di oltre 100 feriti, 20 dei quali in modo grave. Confermata anche l’uscita dal campo profughi di 3mila persone sui 18mila abitanti totali, mentre l’esercito israeliano ha negato con forza di aver ordinato ai residenti l’abbandono del luogo definendo la notizia “senza basi”.

Questo è solo l’ultimo episodio di violenza innescato da un’azione delle Forze di Difesa israeliane (Idf), come molte altre negli ultimi mesi. Tanto che il presidente palestinese, Abu Mazen, ha chiesto all’Onu e alla comunità internazionale “di intervenire con urgenza per costringere Israele a fermare l’evacuazione degli abitanti” dal campo profughi di Jenin. “Un crimine – ha proseguito – che si aggiunge ai crimini dell’occupazione“. È stato inoltre deciso “di fermare tutti i contatti e gli incontri con Israele e di continuare a interrompere il coordinamento della sicurezza”.

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