Cancellare il blocco della prescrizione dopo il primo grado? Sarebbe un intervento “contrario al diritto dell’Unione europea” e “incoerente con l’obiettivo di ridurre la durata dei giudizi“, che rischierebbe di lanciare “un messaggio contrario rispetto agli obiettivi del Pnrr”. Anche nella seconda tornata di audizioni di fronte alla Commissione Giustizia della Camera, gli addetti ai lavori bocciano senza appello le tre proposte di legge in discussione sul tema, a prima firma rispettivamente di Enrico Costa (Azione), Ciro Maschio (FdI) e Pietro Pittalis (Forza Italia), che vorrebbero abolire la norma introdotta nel 2019 dalla legge “Spazzacorrotti” dell’ex ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. In particolare, le proposte Maschio e Costa puntano a ripristinare la prescrizione nei giudizi d’impugnazione come disciplinata dalla riforma Orlando del 2017 (cioè sospesa per un massimo di 18 mesi dopo la sentenza di primo grado e altrettanti dopo quella d’appello). lasciando però allo stesso tempo in vigore l'”improcedibilità” inventata dalla riforma Cartabia del 2021, che fa estinguere i processi se durano più di due anni in Appello e di un anno in Cassazione. Una sorta di doppia tagliola che sarebbe “una soluzione certo molto favorevole per le difese degli imputati, ma per nulla per le vittime e per le parti civili“, aveva avvertito Gian Luigi Gatta, ordinario di Diritto penale alla Statale di Milano, durante le audizioni della scorsa settimana.

Ora anche il procuratore generale della Cassazione Luigi Salvato chiede al Parlamento di “tenere conto della necessità di una valutazione complessiva degli esiti della riforma Cartabia” – che, ricordiamo, si applica ai reati commessi dal 2020 – “prima di realizzare un’ennesima modifica” dell’istituto. In particolare, “reintrodurre la prescrizione nei giudizi d’impugnazione non è coerente con l’obiettivo di ridurre la durata dei giudizi e potrebbe minare i risultati positivi che sono stati conseguiti” sul piano della riduzione dei tempi dei processi, ha detto Salvato. “Ci dovremmo chiedere se le questioni impellenti da affrontare non siano altre”, ha concluso. Dopo di lui è intervenuto il pm Danilo Ceccarelli, vicecapo dell’Ufficio del procuratore europeo (Eppo): le proposte Costa e Maschio, ha sottolineato, sono “contrarie al diritto dell’Unione europea” e scontano una “totale mancanza di sistematicità”, perché vanno “a toccare un impianto già traballante con il solo obiettivo di avere la prescrizione consumata nel maggior numero di processi possibile“. L’estinzione del reato per decorso del tempo, invece, “dev’essere uno strumento eccezionale, visto che è un grandissimo spreco di risorse, una sconfitta per lo Stato”, ha detto, ricordando che i termini di prescrizione italiani sono così brevi da renderci “del tutto isolati in Europa“. Il magistrato ha portato a esempio l’indebita percezione di fondi pubblici, uno dei reati di competenza della Procura europea, che in Italia si estingue in tempi brevissimi: sotto questo aspetto, ha detto, c’è già “una chiara violazione del diritto dell’Unione europea nel momento in cui non assicuriamo efficienza ai processi”.

Contrario ai progetti di riforma anche il procuratore di Palermo Maurizio De Lucia: tenere in piedi sia la prescrizione che l’improcedibilità, ha avvertito, “crea una serie di complicazioni nel giudizio di impugnazione” e costituisce un “incentivo oggettivo” per l’imputato a impugnare per ottenere la prescrizione. E in questo modo “si mina l’equilibrio tra l’esigenza di celere definizione dei procedimenti e quella di garantire la funzione naturale del processo penale, cioè l’accertamento dei fatti”. Anche De Lucia, peraltro, ha sottolineato che sul tema “dal 2017 ci sono stati tre interventi legislativi e non abbiamo ancora sperimentato in maniera approfondita l’attuale legislazione”. La procuratrice generale di Milano, Francesca Nanni, ricorda che “il vero dramma del processo penale è la lunghezza dei giudizi: dobbiamo in primis garantire la ragionevole durata del processo, solo dopo pensare alla prescrizione”. E definisce “una criticità molto forte” dei ddl Costa e Maschio “quella di mantenere tutti e due i regimi della improcedibilità e della prescrizione”. Antonio Gialanella, avvocato generale della Procura distrettuale di Napoli, si concentra invece sulla proposta Pittalis, l’unica a prevedere la cancellazione dell’improcedibilità: “Reintrodurre la prescrizione nei giudizi di impugnazione abolendo l’improcedibilità darebbe un messaggio contrario rispetto agli obiettivi del Pnrr“, quelli di ridurre la durata media dei processi penali del 25%, ha avvertito. Concludendo che “la vera riforma garantista non è quella che reintroduce la prescrizione: è invece quella che realizza la ragionevole durata del processo e non si esaurisce nella disciplina processuale ma ha bisogno di investimenti”.

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