Contrariamente a quanto riportato da alcuni giornali, i 9 euro lordi l’ora della proposta riguardano il trattamento economico minimo orario (TEM) e non quello complessivo (TEC) che comprende anche gli scatti di anzianità, le mensilità aggiuntive come tredicesima e quattordicesima e le indennità contrattuali fisse e continuative. Il testo firmato dalle opposizioni (meno Italia Viva) e depositato oggi alla Camera è chiaro: “Il trattamento economico minimo orario come definito dal contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) non può comunque essere inferiore a 9 euro lordi”, dice l’articolo 2. La precisazione è d’obbligo dopo che su alcuni quotidiani ha preso quota l’idea che la cifra comprendesse tutte le voci della retribuzione, riducendo di conseguenza l’effettiva soglia minima oraria e soprattutto restringendo considerevolmente la platea che potrebbe beneficiare di una simile riforma. Anche ai livelli professionali più bassi, infatti, la maggior parte dei contratti collettivi nazionali prevedono già un trattamento economico complessivo superiore ai 9 euro lordi della proposta. Insomma, se la cifra corrisponde al TEC, è l’analisi interessata di alcuni organi di stampa, la proposta di legge serve a pochi e, al contrario, indebolisce la contrattazione collettiva. La stessa analisi che Giorgia Meloni ha servito anche al congresso della Cgil a marzo, dando per assodato che il salario minimo legale comprendesse tutte le voci della retribuzione. Come dire, allora voi a che servite?

“La soglia opererebbe solo sulle clausole relative ai «minimi», lasciando al contratto collettivo la regolazione delle altre voci retributive”, si legge nel testo della proposta. Chiarita la questione, le stesse tabelle curate dai detrattori del salario minimo permettono di verificare i tanti casi in cui il trattamento economico minimo orario è ben al di sotto dei 9 euro lordi. Chi ha citato, ad esempio, il ccnl Pulizie multiservizi per evidenziare come il TEC sia superiore ai 9 euro lordi (9,43 euro l’ora), ha calcolato in 7,73 euro lordi il trattamento minimo orario di un Addetto potatura livello 3. E così per il ccnl Vigilanza privata, dove una guardia giurata livello 4 ha un TEC di 9,25 euro l’ora, ma il suo TEM è di 7,68 euro lordi. Che peraltro non è nemmeno la paga più bassa in Italia, anzi. Nessuno ha citato i colleghi non armati della vigilanza privata, quelli col ccnl Servizi fiduciari. Il livello più applicato è il D, che porta a casa 950 euro lordi al mese per un trattamento economico minimo orario di soli 5,49 euro lordi l’ora, 3,51 euro sotto ai 9 euro che la proposta delle opposizioni indica come soglia della dignità. Meglio lasciar fare alla contrattazione collettiva, come dice la maggioranza? Dopo 8 anni di contratto scaduto, l’accordo di cui si discute ora aggiunge meno di 30 centesimi l’ora.

Chi ha lavorato alla proposta di legge ha calcolato che a beneficiarne sarebbero fino a 3,5 milioni di lavoratori che oggi hanno un contratto con soglie minime inferiori. Non solo, l’articolo 2 del testo prevede anche una garanzia per il TEC, che non può essere inferiore a quello stabilito nel ccnl sottoscritto per il settore dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative. E questo perché, si legge, “la retribuzione complessiva adeguata e sufficiente dovuta a tutti i lavoratori ai sensi dell’articolo 36 della Costituzione è data dal trattamento economico complessivo comprendente non solo i minimi tabellari…”. Un modo per dire che non si vive di solo salario minimo e ribadire il ruolo delle parti sociali. Certo, in Italia manca ancora una legge sulla rappresentanza che dia ai ccnl più rappresentativi valore erga omnes. Senza pregiudicare un’eventuale riforma complessiva, la proposta prova a metterci una pezza richiamando la giurisprudenza che orami “utilizza, nella stragrande maggioranza dei casi, i trattamenti minimi fissati dal contratto collettivo quale parametro per l’individuazione della retribuzione sufficiente ai sensi dell’articolo 36 della Costituzione”. In caso di ccnl scaduti o inapplicabili per disdetta, poi, la proposta stabilisce che “il trattamento economico complessivo di riferimento è quello previsto dal previgente contratto collettivo, prevalente fino al suo rinnovo”.

La legge si rivolge ai lavoratori subordinati, ma anche ai rapporti di lavoro diversi con analoghe esigenze di tutela, fino alle collaborazioni coordinate e continuative “in modo da impedire compensi troppo bassi”. Inoltre, “istituisce una Commissione tripartita composta dalle parti sociali comparativamente più rappresentative che avrà come compito principale quello di aggiornare periodicamente il trattamento economico minimo orario” e introduce un’apposita procedura giudiziale, di matrice collettiva, volta a garantire l’effettività del diritto dei lavoratori a percepire un trattamento economico dignitoso”. Tutta farina dell’opposizione, certo, mentre il governo ha più volte ribadito di non essere interessato a fissare il salario minimo per legge in un Paese dove la contrattazione collettiva supera già gli standard richiesti dall’Unione europea. Ma la proposta unitaria depositata oggi alla Camera, che le opposizioni proporranno come base per la discussione che, dicono fonti parlamentari, sarà calendarizzata a settembre in commissione Lavoro, ha innanzitutto l’obiettivo di stanare la maggioranza di fronte ai milioni di lavoratori interessati. Se non vorrà proprio discuterne dovrà almeno dichiarare apertamente perché non intende farlo.

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