Questo è uno di quegli articoli che non vorresti scrivere (o leggere) più. Ma veramente. E invece, 4 luglio dell’anno 2023, siamo qui a parlare ancora una volta di storie italiane di discriminazione ed omofobia. Le vittime sono Michael Ceglia e il marito William Piacciau, due imprenditori che sui social contano insieme circa 16.000 follower. “Ciao, siamo Michael e William, 34 e 38 anni e viviamo da 10 anni a Milano; dopo sole 12 ore di lavoro, perché siamo degli stakanovisti del cavolo, decidiamo di fare un video per denunciare una cosa che ad oggi non dovrebbe mai accadere”, l’esordio nel filmato pubblicato su Instagram il 1 luglio e che attualmente ha superato 43.600 visualizzazioni.
Poi il racconto dettagliato: “Praticamente io e Michael stiamo cercando una nuova casa, visto che quella dove viviamo da 8 anni ormai è piccola. Abbiamo visionato degli appartamenti, uno in particolare ci è piaciuto e abbiamo deciso di accettare l’offerta economica del proprietario e di mandare una mail con su scritto un po’ la nostra storia, la presentazione. Non solo. Forniamo anche le garanzie per le quali abbiamo degli ingressi, degli stipendi e, se questo non bastasse, potremmo fornire altre garanzie grazie ai genitori”. “Tutto sembra essere perfetto – continuano via social -. Succede che praticamente dopo qualche giorno veniamo contattati, ci dicono che i proprietari sono entusiasti. Poi oggi arriva la fatidica telefonata, a mia madre, perché lei ci ha fatto scoprire questo appartamento. Nella telefonata, l’agente immobiliare, che non c’entra assolutamente nulla ed è stato molto umano in questa situazione, quasi in imbarazzo spiega che non possiamo essere gli affittuari perché siamo una coppia omosessuale e che per questo appartamento vorrebbero delle famiglie ‘normali’, quindi presumo uomo e donna, come se la nostra famiglia non fosse normale. Quindi noi ci poniamo delle domande: 1. Negli annunci per gli appartamenti come quando c’è scritto ‘ no animali’ ci dev’essere scritto anche ‘no gay’? 2. Esiste un modo per tutelarci? Possono esserci mille ragioni per cui una persona non può essere un affittuario, avrebbero potuto inventarsi mille scuse ma hanno scelto di dire ‘perché siamo una coppia omosessuale’, questo non ha fondamento. È assurdo”.
“Facciamo questo video perché speriamo che arrivi al proprietario di questa casa per fargli capire la figura di mer*a che sta facendo e poi perché, se ci fosse qualche avvocato all’ascolto, possa darci dei consigli su come procedere; noi ci sentiamo davvero impotenti e fa molta rabbia. Siamo molto arrabbiati. Ma io cosa devo dire a mia madre che mi chiama in lacrime accanto a mio padre? Cosa devo dire a mia sorella che dice che non è giusto che il mondo sia così? Noi non abbiamo fatto nulla di male: paghiamo le tasse, siamo persone perbene. A questo punto mi viene da dire che non posso più permettermi di spendere i miei soldi perché gay. Vi facciamo un appello: fate girare questo video”. Qualcuno ha messo in dubbio la loro storia e allora Michael ha risposto a tono: “Scusa ma secondo te i giornali avrebbero (tutti) pubblicato questa notizia senza verificare le fonti? È ovvio che abbiamo fornito a loro e a chi di dovere per poterne valutare le conseguenze legali tutto ciò che abbiamo in mano e che in maniera INEQUIVOCABILE prova quello che diciamo. Abbiamo espressamente chiesto a tutti di non divulgare il nome dell’agenzia perché l’agente é stato molto umano e carino nei nostri confronti. E della famosa “controparte” che accusiamo non sappiamo nemmeno i nomi perché chiaramente l’agenzia per Privacy non può diffonderli, altrimenti ci sarebbe già una denuncia pendente. Poi se tu vuoi non crederci libero di farlo, ma non accetto che tu mi dica che non siamo onesti perché non condivido dati sensibili con te… abbi pazienza”.