Cronaca

Ottavia Piana è salva: la speleologa era rimasta bloccata a 150 metri di profondità

La speleologa Ottavia Piana è salva: la 31enne è stata portata fuori dalla grotta dagli operatori del Soccorso Alpino. Domenica pomeriggio si era infortunata a 150 metri di profondità in una grotta a Fonteno, in provincia di Bergamo. La donna, in buone condizioni fisiche generali anche se ferita a una gamba, è stata subito trasportata in ospedale in elicottero.Piana è socia del gruppo Speleo Cai di Lovere e istruttrice durante le esplorazioni in grotta sottoterra. Era già entrata diverse volte – come confermano i suoi reportage presenti online – nell’Abisso Bueno Fonteno dove domenica pomeriggio è rimasta bloccata a causa dell’infortunio.

Le operazione di salvataggio
Centimetro dopo centimetro, la barella che sosteneva Ottavia Piana ha risalito i 150 metri di profondità. Alle operazioni di soccorso hanno partecipato almeno 60 operatori del Soccorso Alpino e Speleologico della Lombardia, al quale si sono aggiunte le delegazioni di Veneto, Trentino, Piemonte, Emilia-Romagna. La 31enne è stata affiancata costantemente dal personale del Soccorso alpino, in stretto e continuo contatto con medico e infermiere. La scorsa notte ha piovuto, anche all’interno della grotta, e questo ha reso ancora più complesse le operazioni, già delicate per il poco spazio, per far passare la barella.

A dare l’allarme erano stati i colleghi della speleologa che si trovavano con la 31enne: uno di loro era uscito dalla grotta, dove i cellulari non hanno campo, e ha raggiunto l’abitato di Fonteno per chiedere aiuto. Segretaria nell’azienda di famiglia, ad Adro, 31 anni, Piana – racconta il Corriere della Sera – è appassionata di speleologia con un primo corso alle spalle superato nel 2016. Mentre si arrampicava a 150 metri di profondità, la roccia a cui aveva fissato un appiglio ha ceduto e lei, agganciata alla corda con cui stava procedendo, è caduta per un metro e mezzo, sbattendo una gamba contro la parete.

Le difficoltà della grotta
La grotta Bueno Fonteno è definita “complessa” dallo stesso Soccorso Alpino, anche per il fatto che è presente molta acqua. Si estende per circa 35 chilometri. Si chiama così, Bueno Fonteno, perché – racconta ancora il Corriere – uno degli speleologi che la scoprì, a maggio 2006, non faceva che ripetere quella parola (“Bueno”) mentre pozzi, meandri e cavità labirintiche si aprivano davanti ai suoi occhi. Secondo le testimonianze raccolte dal Corriere Piana è “esperta e prudente, una figura emergente della speleologia bergamasca. In montagna vai per ammirare il paesaggio, ma in grotta scendi per portare fuori qualcosa, è come andare sulla luna, noi siamo esploratori“.