“Il Governo si costituisca parte civile nel processo sulla morte dell’Ambasciatore Luca Attanasio e di Vittorio Iacovacci, è un atto dovuto alla famiglia e a tutta l’Italia”. A pochi giorni dalla nuova convocazione dell’udienza preliminare del processo per il triplice omicidio in Congo del diplomatico, del carabiniere di scorta e dell’autista del Pam Mustapha Milambo, in calendario per il 7 luglio, a prendere posizione è stavolta la Rete AOI, ovvero l’Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale, che raccoglie e rappresenta le tantissime ong del nostro paese.
“Non possiamo credere – si legge nel loro comunicato – che il Governo non abbia interesse a compiere questo atto di civiltà e responsabilizzazione per cercare la verità sull’assassinio di un alto rappresentante delle sue istituzioni. E neppure crediamo che se ne stia dimenticando. Il 22 febbraio 2023, a distanza di 2 anni da quel tragico giorno dell’agguato, la Presidente Meloni nel ricordare Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci affermava che sapere cosa sia realmente accaduto non è solo un dovere istituzionale, ma un atto di giustizia e di amore, assicurando così il pieno sostegno delle Istituzioni”. Da lì, però, il governo ha dimostrato che “l’interesse dello Stato”, il principio che a detta del ministro degli Esteri Antonio Tajani ha mosso ogni decisione presa sul caso, voleva che Roma non si costituisse parte civile nel processo contro i due funzionari del Pam, Rocco Leone e Mansour Rwagaza. “Questo è il momento della verità – concludono le ong – il governo faccia un passo in avanti e si costituisca parte civile. AOI lo aspetta in tribunale, accanto alla famiglia”.
Si tratta solo dell’ultimo appello alle istituzioni italiane perché concretizzino la loro vicinanza alle famiglie, ma anche e soprattutto dimostrino la forza dello Stato nel sostenere la battaglia per la giustizia davanti all’uccisione di un proprio ambasciatore e di un carabiniere scelto. E in tribunale ci saranno venerdì non solo i rappresentanti delle famiglie Attanasio e Iacovacci, ma anche il Comune di Limbiate, paese d’origine dell’ambasciatore, che ha scelto di costituirsi parte civile, unica istituzione al momento ad aver preso questa decisione.
Lo Stato italiano, finora sordo agli appelli e alle richieste dei familiari e della società civile, sarebbe ancora in tempo: il 7 luglio si svolgerà infatti l’udienza preliminare, già rinviata due volte (il 25 maggio e il 1 giugno), nella quale il Gup dovrà decidere se mandare a processo Rocco Leone e Mansour Rwagaza, i due dipendenti del Programma alimentare mondiale imputati di omicidio colposo e omesse cautele nell’assassinio di Luca Attanasio, Vittorio Iacovacci e dell’autista Mustapha Milambo nell’agguato avvenuto il 22 febbraio 2021 lungo la route nationale 2 tra Goma e Rutshuru, nell’instabile est della Repubblica Democratica del Congo.
In contemporanea con l’udienza, sempre nel comune brianzolo di Limbiate, tutte le associazioni di volontariato locali, coordinate dall’Associazione Amici di Luca Attanasio, hanno organizzato un sit-in davanti alla sede del Comune per mostrare sostegno alla costituzione di parte civile, ma soprattutto “per manifestare il nostro appoggio alla ricerca della verità per Luca Attanasio, Vittorio Iacovacci e Mustapha Milambo”. Anche a Roma, davanti al Tribunale dove si terrà l’udienza, ci sarà un presidio delle Associazioni. Da qualche tempo, nell’oratorio San Giorgio del comune brianzolo, lo stesso dove Attanasio era cresciuto, è comparso un grande striscione azzurro con una scritta: “Verità per Luca Attanasio”. A quanto si sa, finora l’unico in tutta Italia.