“Non può bastare un ‘impegno‘ messo a verbale, il giornalismo d’inchiestanon è una gentile concessione dell’Amministratore delegato di turno, ma un dovere della Rai e del servizio pubblico. Deve tornare nel testo nel passaggio parlamentare”. A rivendicarlo Vittorio Di Trapani, presidente della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi), a margine del Consiglio nazionale in corso a Roma. Era stato il conduttore di Report Sigfrido Ranucci, in quei giorni già nel mirino della maggioranza per la puntata della trasmissione che ha raccontato le vicende delle società di Daniela Santanchè, a sollevare il caso, facendo emergere come il contratto di servizio arrivato sul tavolo della Rai era “stato privato di una parte che c’era nel vecchio contratto che riguardava la valorizzazione del giornalismo d’inchiesta” (mentre era stata promossa ‘la natalità’ tra le voci) puntando il dito contro il ministro del Made in Italy Adolfo Urso (a capo del dicastero che ha preparato la bozza), oggetto di un’inchiesta della sua trasmissione televisiva. La Rai aveva cercato di sminuire il caso, ma nulla era cambiato, fino all’approvazione da parte del Consiglio d’amministrazione Rai dello schema del nuovo contratto di servizio. Dove il punto relativo all’informazione d’inchiesta è rimasto fuori, con la conferma dell’eliminazione dell’articolo 25 del testo vigente.
“Il rischio per quanto riguarda la Rai non è soltanto l’occupazione da parte del governo con modalità senza precedenti, ma c’è il rischio di un indebolimento industriale ed editoriale“, ha attaccato Di Trapani. E ancora: “Nei contratti quel che conta è ciò che si scrive nei testi, non quello che si mette a verbale. Per di più un impegno di un Ad, Roberto Sergio in questo caso, che ha un mandato di un anno, quando il contratto di servizio dura cinque anni. È grave la cancellazione della valorizzazione del giornalismo d’inchiesta del servizio pubblico, lotteremo affinché in Commissione parlamentare di vigilanza quella parte venga reintrodotta”, ha aggiunto.
Alla fine lo schema di contratto è stato approvato dal Cda Rai con cinque voti favorevoli: quelli dell’Ad Roberto Sergio, della presidente Marinella Soldi e dei consiglieri Simona Agnes (in quota Forza Italia), Igor De Biasio (in quota Lega) e Alessandro di Majo (in quota M5s). Ha votato contro Riccardo Laganà (consigliere eletto dai dipendenti Rai), mentre Francesca Bria (in quota Pd) si è astenuta. Un voto rispetto al quale Di Trapani ha precisato: “Non commento le decisioni prese dai consiglieri in quota alle forze oggi all’opposizione del governo Meloni, ma posso dire che Laganà ha dimostrato un’altra volta coerenza e il coraggio di saper dire no“.