Se Gina Lollobrigida oggi fosse ancora viva, oltre a festeggiare il suo novantaseiesimo compleanno in compagnia dei suoi amici più cari, avrebbe sicuramente in serbo un paio di “vaffa” per qualcuno. In primis quei media che alla vigilia del suo genetliaco sparano titoli e pubblicano articoli dove annunciano che la persona alla quale la Lollo aveva diverse volte pubblicamente dichiarato di tenere più che ad un figlio, ovvero Andrea Piazzolla, si è impossessato della Jaguar dell’attrice e l’ha venduta ricavandone 130mila euro, confluiti nel conto corrente di una banca monegasca sul quale era autorizzato a operare.
Se è vero che, come scrive Ilaria Sacchettoni sul Corriere della Sera, i fatti risalgono al 2019 (per la precisione 2018), è anche vero che siamo di fronte a un’ipotesi di reato per la quale il processo deve ancora essere celebrato e non di certo a una condanna, neppure in primo grado. In queste circostanze andrebbe sempre usato il condizionale per informare l’opinione pubblica che sì, c’è un’indagine in corso, e sì, c’è un pubblico ministero che ha formulato un’accusa ma anche che, fino a sentenza definitiva, l’imputato non ha commesso il reato. Soprattutto se si tratta di una persona alla quale Gina Lollobrigida era legata da un affetto e da un’amicizia che lei stessa ha sempre pubblicamente difeso con le unghie e con i denti.
Ma il motivo per cui la Lollo andrebbe su tutte le furie probabilmente risiede ancor più nell’ultima parte dell’articolo della Sacchettoni, quando si riporta l’esito di una delle perizie a cui la diva fu sottoposta quando suo figlio, Milko Skofic, volle imporre alla madre l’istituto dell’amministrazione di sostegno, un fatto che la Lollo ha sempre vissuto come una grave prevaricazione e violazione della propria libertà. Nell’articolo si dice che “la Lollo, pur lucida e autorevole nel proprio lavoro, appariva ‘vulnerabile’ sul resto, ‘con momenti di autentico disorientamento spazio-temporale per lo più innestati da tematiche persecutorie'”.
In altre parole la Lollo “offre a se stessa e agli altri l’illusione di avere il pieno dominio della sua vita e dei suoi affari mentre la comprensione della realtà che la circonda risulta sommaria e i suoi giudizi sono superficiali”. Un’analisi più volte contestata dall’avvocato della Lollobrigida, Antonio Ingroia, che da sempre sostiene che termini come “vulnerabile” o “suggestionabile” dal punto di vista giuridico non possano in alcun modo dimostrare una compromissione della piena capacità di intendere e volere, motivo per il quale secondo Ingroia la diva avrebbe sempre dimostrato il suo proverbiale temperamento e la sua indole ostinata e decisa a vivere la propria vita come meglio credeva senza dover rendere conto ad altri. Una perizia, quella citata dalla Sacchettoni, confutata da luminari come Alberto Siracusano e Fabrizio Iecher che sostengono che non sia possibile essere nel pieno delle proprie facoltà mentali dal punto di vista professionale e artistico e non esserlo nella vita privata.
Secondo gli amici più cari alla diva come Adriano Aragozzini, Paola Comin, Luciano Capozzi e Cristina Garaffa questa tendenza di alcuni media a far passare la Lollo come una rimbambita facile preda di chi voleva approfittarsi di lei per chissà quali malevoli scopi è una totale mancanza di rispetto per la sua memoria. E nel giorno del suo compleanno certamente lo è ancora di più.