Sebastiano racconta la disabilità in maniera ironica: “La gente è curiosa di sapere come vive un non vedente. Lo Stato? Dovrebbe lavorare sull’inclusione, specialmente nel lavoro. Ci sono delle leggi ferme da anni, già la n.104 del 1992 andrebbe rivista. Ma anche la n.113 che si rivolge all’inserimento lavorativo per persone non vedenti o ipovedenti con il ‘centralino’. Ormai è un lavoro obsoleto, chi lo fa più?”
In una mattinata di giugno sui generis (dopo un’oretta di sole, a Roma è venuto giù di tutto) FQMagazine ha partecipato alla conferenza stampa di presentazione di “da 0 a ∞ : pionieri digitali di oggi e domani”. Si tratta di un progetto, lanciato lo scorso 13 giugno, che vede la collaborazione di Treccani, Edulia e TikTok, insieme ad alcuni creator che – ognuno a modo proprio – sono stati dei precursori nell’utilizzo di TikTok per divulgare competenze o sensibilizzare su temi delicati. Come Sebastiano Gravina, 32 anni, noto ai più con il nickname “videociecato“. Sui suoi profili social (dov’è seguito da quasi 200.000 follower e con ben 2.2 milioni di ‘mi piace’ solo su TikTok) racconta la vita da non vedente: “Ho iniziato per caso – ha raccontato durante la presentazione -. Mio fratello mi disse: ‘C’è un cieco su TikTok che fa i video, perché non li fai anche tu?‘. In realtà forse mi prendeva in giro, io non l’ho mai visto questo cieco su TikTok (ride, ndr)”. La sua ironia ed intelligenza ci colpisce. Decidiamo quindi di scambiare due battute con lui, da soli: “Ho capito che la gente era curiosa di conoscere. La domanda più strana? Tutti i giorni ce ne sono, ma fondamentalmente è una: ‘Come fai a vivere?‘. Quella che mi ha fatto più ridere è stata: ‘Come fai a pulirti quando vai al bagno, senza guardare la carta?’. Da lì ho compreso che le persone avevano bisogno di me”, ha detto Gravina.
E tu di cosa hai bisogno, invece? Per intenderci: cosa ha insegnato TikTok a te?
Tanto. Una cosa che mi piace tantissimo è che si sta avvicinando alla cultura. Io ad esempio seguo alcuni insegnanti, questo perché TikTok è uno strumento potentissimo che dev’essere sfruttato nel miglior modo possibile. Non può essere solo divertimento.
Divertimento ma anche giovamento economico? Insomma: ci guadagni?
No, non vedo una lira in tutti i sensi (ride nuovamente, ndr). TikTok dà veramente pochissimo, diciamo che c’è il riconoscimento come influencer quindi ci sono magari viaggi per i luoghi accessibili oppure la promozione di prodotti. A me arriva di tutto, io ci tengo e quindi faccio una scrematura. Pubblicizzo qualcosa che abbia a che fare con me. Non è che ti dico che la pizza è buona perché mi dai 50 euro.
Rimanendo sul tema disabilità, cosa dovrebbe fare lo Stato che ancora non ha fatto?
(Resta un attimo di silenzio, ndr). Innanzitutto lavorare sull’inclusione, c’è molto da fare. È proprio una questione culturale.
Un esempio?
Il mondo del lavoro. Ci sono delle leggi ferme da anni, già la n.104 del 1992 andrebbe rivista. Ma anche la n.113 che si rivolge all’inserimento lavorativo per persone non vedenti o ipovedenti con il ‘centralino’. Ormai è un lavoro obsoleto, chi lo fa più?
Per questo ti chiedevo del guadagno.
Certo, ora il digitale è il nuovo lavoro. Non si tratta dell’ ‘influencer della disabilità’, io odio un roba del genere. Sono un creator, che poi io sia in carrozzina o non vedente, non importa. La disabilità è molto soggettiva, non tutti la vivono come me. Io non rappresento nessuno, se non me stesso.
Ti sei mai sentito non sicuro per la creazione di contenuti?
No, perché io cerco sempre di creare contenuti divertenti e ironici. Le persone si sono abituate a conoscermi per questo, oggi mi fermano per foto e video. Mi vedono come il creator, non come il disabile. Quindi vuol dire che sono riuscito ad avvicinare le persone ad un mondo per fare scoprire loro che è lo stesso. Non sono due mondi diversi che si avvicinano, è lo stesso mondo.
LE DICHIARAZIONI DI TIKTOK, TRECCANI E EDULIA
Della sicurezza sulla piattaforma e di quei profili in cui persone diversamente abili (o comunque con difficoltà) sembra che vengano derise e prese in giro, abbiamo parlato con Giacomo Lev Mannheimer, Responsabile Relazioni Istituzionali Sud Europa TikTok.
A volte forse la responsabilità sui contenuti viene affidata troppo all’utente? Chiaramente la nostra premessa fondamentale per produrre contenuti di valore e spontanei è che la piattaforma sia sicura. Abbiamo le linee guida della community che stabiliscono un po’ le regole del gioco e poi migliaia di moderatori che cercano ogni giorno di implementarle e di creare un terreno fertile affinché tutti possano sentirsi al sicuro. Devo anche dire che, per quello che vedo, la community di TikTok è di per sé molto positiva e curiosa, rispetto ad altre piattaforme. Poi chiaramente esiste un margine di flessibilità che è lasciato al singolo creator ed in cui è difficile, per noi, interpretare come una persona soggettivamente possa parlare di determinati argomenti. Il nostro confine ideale è quello della pericolosità: finché un contenuto non indirizza un insulto, una minaccia o un pericolo per un soggetto. È importante per noi tutelare l’ironia, anche laddove essa sia un po’ spinta. L’utente comunque ha sempre molti strumenti per evitare determinati contenuti: segnalazioni, blocchi e così via. Storie come quelle di Sebastiano sono la dimostrazione che generalmente riusciamo a fare un buon lavoro.
Lo stesso Lev Mannheimer ci ha raccontato meglio com’è nata la collaborazione con Treccani ed Edulia e in cosa consiste praticamente questo nuovo progetto. “È nato da una riflessione comune fra noi e Treccani, in cui l’Enciclopedia sentiva l’esigenza di sperimentare nuovi linguaggi e vedeva in TikTok un linguaggio particolarmente efficace, tra i nuovi – ha spiegato -. Noi di TikTok abbiamo invece percepito il valore culturale di molti creator e avevamo bisogno di un partner autorevole per valorizzarli. Nasce quindi una piattaforma autonoma in cui queste persone possono raccontare la loro storia con l’obiettivo di ispirare altre persone a fare lo stesso. Da oggi la piattaforma è online, si può accedere gratuitamente alle video-pillole dei creator“.
Massimo Lapucci, Presidente di Edulia dal Sapere Treccani, ha invece dichiarato: “Treccani è sinonimo di cultura da quasi 100 anni e oggi compie un altro passo nel futuro, aprendo nuove traiettorie di diffusione del sapere attraverso le piattaforme digitali: in linea con la propria mission, infatti, la partnership strategica con TikTok potrà offrire nuove chiavi di lettura della contemporaneità a pubblici più ampi e promuovere conoscenze con un impatto positivo soprattutto tra i giovani”. Cristina Pozzi, CEO di edulia dal Sapere Treccani, ha infine concluso : “Con questo progetto realizzato con TikTok vogliamo far riflettere sui nuovi linguaggi che ci accompagnano nelle vite di tutti i giorni, personali e professionali, presenti e future. Da due anni siamo impegnati a dare sempre più impulso alla divulgazione di saperi e competenze attraverso esperienze esemplari, dalle Masterclass tenute da esperti e professionisti rivolte a studenti e giovani adulti ai corsi di edulia Treccani Scuola, prima piattaforma edutech ad abbonamento per la formazione continua e certificata dei docenti. Con il progetto di TikTok e con altri in arrivo continueremo a essere un osservatorio della società di oggi per capire i cambiamenti in atto e la migliore direzione da imboccare domani”.