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Ivana Spagna: “Dopo la morte di mia madre avevo deciso di farla finita. Ho pulito casa, volevo andarmene lasciando in ordine”

Il racconto della cantante, dal successo ai momenti di grande difficoltà, sul Corriere della Sera

Ivana Spagna torna alla musica, lei che di tormentoni se ne intende perché con la sua Easy Lady (’Coz I’m a lady lady lady, easy lady‘) ha cantato un inno generazionale. E la popstar nei giorni scorsi si è raccontata al Corriere della Sera: “Gavetta di quelle toste. Già a 18 anni suonavo con mio fratello Giorgio e con Larry, il mio fidanzato. Seconda tastierista e cantante. Vivevamo in un buco di casa, il tavolino con le cassette della frutta dipinte di nero e sopra la moquette rossa, l’armadio due assi inchiodate e un telo davanti, il letto due reti legate con lo spago. Ma ero felice”. All’arrivo di “Easy Lady”, spiega, “facevamo già musica dance, in inglese, nostre produzioni con nomi inventati, tipo Ivonne K, in un piccolo studio di registrazione pagato sempre con le cambiali. Un giorno scrissi questo pezzo e proposi di metterci la mia immagine. Scelsi di chiamarmi soltanto Spagna, una dedica a mio padre Teodoro. A Valeggio sul Mincio i paesani lo prendevano in giro: “Ehi Spagna, tua figlia è già diventata famosa?”. Ne abbiamo stampate poche copie, le abbiamo mandate in Francia, le hanno prese due dj e in un attimo era ovunque”. Gli anni’80, il successo, gli amori ma anche un momento difficile, quello della depressione: “Dopo la morte di mia madre, nel ‘97, mi sono sforzata di concludere il tour. Prendevo troppe pastiglie, non dormivo. Mi chiusi in me stessa. Mi isolai. Avevo un corvo nero sulla spalla. Decisi di farla finita. Nella lucida follia ho pulito la casa, volevo andarmene lasciando tutto in ordine. Con calma fredda avevo organizzato ogni dettaglio”. Cosa l’ha fermata? “Stavo per farlo, la mia gattina mi è saltata in braccio miagolando. E mi sono risvegliata dall’incubo. Ho pianto per ore. Ma ero di nuovo io. In un attimo la mia vita è cambiata. Ho capito che avrei punito le persone che mi volevano bene, non era giusto”.