La Commisione Ue sdogana le cosiddette New Genomic Techniques (Ngt), ribattezzate in Italia come Tecniche di Evoluzione Assistita (Tea) e disegna nella sua proposta due categorie a parte di Ogm. La deregulation già annunciata è servita. Per Per le ong ambientaliste la proposta è persino peggiorativa rispetto a quanto non ci si aspettasse, mentre per Confagricoltura e Coldiretti si tratta di uno strumento importante per adattarsi ai cambiamenti climatici.

Le due categorie ad hoc – Il testo propone di creare due categorie di Ogm a parte. Verrà costituito un registro pubblico delle NGT considerate di ‘categoria 1’, ossia quelle piante che “potrebbero anche essere presenti in natura o prodotte tramite riproduzione convenzionale”. Verranno considerate “equivalenti” tutte le piante Ngt ottenute con massimo 20 diverse modifiche genetiche e per esse sarà necessario soltanto notificare la messa in commercio alle autorità competenti, con il rischio che molte informazioni siano siano disponibili ai cittadini. Nessuna solida valutazione del rischio, tracciabilità o etichettatura sarà richiesta. E nel testo finale presentato da Bruxelles è sparita anche l’eccezione per gli Ngt resistenti agli erbicidi. Le piante di ‘categoria 2’, cioè quelle che non avranno queste caratteristiche, vengono prodotte con le stesse tecniche ma con modifiche più complesse, saranno regolamentate in modo simile agli attuali Ogm, ma comunque godranno di una procedura autorizzativa semplificata.

La reazione di Greenpeace – Per Greenpeace, la proposta “non garantisce la sicurezza e il rispetto dei diritti dei consumatori” perché “eliminerebbe o quanto meno indebolirebbe le procedure di sicurezza sui prodotti OGM ottenuti con tecniche di editing genetico (tra cui mutagenesi e cisgenesi), molti dei quali sarebbero esentati dall’etichettatura”. Non solo: verrebbe posto fine anche al diritto dei governi nazionali di vietare la coltivazione di queste piante geneticamente modificate sul proprio territorio. “Prima che un Ogm possa finire sulle nostre tavole o nei nostri campi deve superare una valutazione scientifica del rischio, avere una tracciabilità ed essere chiaramente etichettato. Le aziende biotech hanno a lungo considerato queste basilari procedure di sicurezza un’inutile seccatura, ma è inconcepibile che la Commissione Ue adotti lo stesso approccio” è il commento di Federica Ferrario, responsabile della campagna Agricoltura di Greenpeace Italia. La proposta di deregolamentazione della Commissione Ue ha suscitato la preoccupazione e l’opposizione di agricoltori biologici, agricoltori convenzionali e retailer, nonché di alcuni Paesi membri come Austria e Lussemburgo. Anche l’opinione pubblica europea si è espressa chiedendo che i nuovi Ogm siano etichettati e regolamentati, mentre con la sentenza del luglio 2018 la Corte di giustizia europea ha rilevato che i rischi legati alle nuove tecniche di mutagenesi potrebbero essere simili a quelli degli Ogm ‘classici’.

Confagricoltura e Coldiretti – “È importante la presentazione del nuovo quadro regolamentare per il miglioramento genetico che distingue nettamente i vecchi ed obsoleti Ogm dalle nuove tecniche di evoluzione assistita” ha dichiarato Ettore Prandini, presidente della Coldiretti. Anche per Confagricoltura,“le proposte di sviluppo delle tecniche genomiche presentate dalla Commissione Ue al Parlamento di Bruxelles rappresentano un importante cambio di passo, che riporta l’Europa al centro del dibattito sulla ricerca scientifica applicata al settore agricolo”. Al centro il nodo sostenibilità: “È necessario dare agli agricoltori valide alternative e strumenti che permettano di ridurre l’uso di fitofarmaci e lo sfruttamento delle risorse naturali senza intaccare le produttività delle proprie aziende”. E Confagricoltura chiede che proceda spedito “l’iter di approvazione di una legge che regolamenti tali tecniche e si concluda, come annunciato, entro i primi mesi del 2024. L’impegno assunto dalla Spagna nel suo semestre alla guida del Consiglio Ue, ad avviare un focus sul tema nel prossimo settembre – conclude Confagricoltura – fa ben sperare che il dossier possa approdare in aula già a febbraio”.

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