“Chiedo di condannare l’amica di Maddalena Urbani a 14 anni, così come inflitto in primo grado a Abdulaziz Rajab“. E’ la richiesta avanzata dal procuratore generale nel corso della requisitoria nel processo d’appello per la morte della ventenne, figlia del medico Carlo Urbani, che isolò per primo il virus della Sars. La giovane morì a causa di una overdose il 27 marzo del 2021 in un appartamento nella zona di via Cassia, dopo ore di agonia. In primo grado, Abdulaziz Rajab è stato condannato a 14 anni di carcere per omicidio volontario con dolo eventuale, mentre all’amica della ragazza, Kaoula El Haouzi, sono stati inflitti 2 anni per omissione di soccorso. La sentenza di appello è attesa per l’11 luglio.
Il pg ha chiesto di confermare la condanna per Rajab e di riconoscere anche all’amica il reato di omicidio volontario con dolo eventuale. “In questa vicenda ci sono alcuni dati certi – ha detto il rappresentante dell’accusa – Maddalena, se fossero stati allertati i soccorsi, si sarebbe potuta salvare. Una telefonata tempestiva al 118 sarebbe stata sufficiente, invece nessuno ha fatto nulla per salvarla e quando, dopo ore, si è deciso di allertare i soccorsi era oramai troppo tardi“. Un intervento da parte di persone competenti e medici “ne avrebbe, con elevata probabilità, evitato la morte”, sostiene l’accusa. La 21enne, figlia del medico ‘eroe della Sars’ Carlo Urbani, morì dopo aver assunto metadone e altre sostanze: per ore venne tenuta, agonizzante, in casa del pusher siriano Abdulaziz Rajab, senza che l’uomo o l’amica chiamassero il 118. I personale medico arrivò quando ormai era troppo tardi.