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Morto Marcello Colasurdo, il ‘re della tammurriata’: primo a portare in tutta Italia e all’estero la musica popolare campana

Oggi, 5 luglio, il triste annuncio della morte di uno degli artisti più conosciuti e importanti per la tradizione campana

di F. Q.

“Adesso alzate le vostre tammorre nell’alto dei cieli e suonate per me! Io da lì continuerò a suonare per voi nei cerchi della terra e dei Campi Elisi. Grazie a tutti per l’amore che mi avete dato!”: questa la nota su Facebook che ha fatto sapere della morte di Marcello Colasurdo. Il musicista, cantautore e attore è morto oggi, 5 luglio, all’età di 68 anni dopo una lunga malattia. Molisano di origini, Colasurdo si era trasferito in giovane età a Pomigliano d’Arco (provincia di Napoli) ed era diventato il re della tammurriata. Considerato un partenopeo ‘doc’, a metà degli anni Sessanta aveva fondato il gruppo operaio E’ Zezi e con le sue incredibili esibizioni aveva portato in tutta Italia la musica popolare campana e le sue danze tradizionali.

Ma la sua carriera poliedrica l’aveva portato anche a lavorare come attore in un film con John Turturro e Federico Fellini, con il quale aveva maturato un legame profondo. Sul piano musicale, invece, collaborazioni con i Modena City Ramblers, 99 Posse e Almamegretta. E Raiz, il leder di quest’ultimo gruppo, lo ricorda su Facebook così: “Ammore ammore, sì fijuto ‘a int’’a ‘stu core. Ciao masto ‘e festa”, ovvero “Amore amore, te ne se scappato dall’interno di questo cuore. Ciao organizzatore di feste“. “La mia infanzia purtroppo non è stata molto felice. Mia madre non aveva la possibilità economica di adottarmi e di crescermi. E quindi da Campobasso mi portò all’Annunziata, a Napoli, dove sono rimasto per quasi due anni”, aveva raccontato in passato l’artista. “Dopodiché mia zia, la sorella di mia madre, vedendo le sue condizioni, con la scusa di tenermi con lei mi portò in collegio ad Ancona. E sono rimasto lì fino ai tredici anni. Mi madre era quindi sempre lontana. Non la vedevo mai, neanche agli incontri con i genitori della domenica. Le suore mi rincuoravano ma non bastava. Per fortuna poi venne a prendermi e mi portò a Pomigliano. Fu in effetti la prima volta che vidi mia madre. La situazione però era anche peggiore. Andavo a scuola e lavoravo, per aiutare mio padre che guadagnava soltanto quarantamila lire al mese”. L’anno di svolta per Colasurdo è stato il 1996 quando ha iniziato ad esibirsi anche all’estero. Il funerale si svolgerà nella Chiesa di San Felice a Pomigliano d’Arco il 6 luglio.

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