Torino chiama Base, Torino chiama Base. Sembra un titolo di un film di fantascienza invece sotto la Mole potrebbe diventare presto realtà. Nell’articolato e fortemente voluto inserimento del Mibact (a firma Sangiuliano) nella Fondazione del Museo del Cinema di Torino – ne fanno già parte Comune di Torino, Regione Piemonte, Gruppo Torinese Trasporti e le fondazioni bancarie di San Paolo e CRT – un ruolo importante lo gioca la nomina del nuovo direttore artistico del Torino Film Festival. L’incarico che fu, giusto per rispolverare l’argenteria, di Gianni Rondolino, Alberto Barbera, Nanni Moretti, Gianni Amelio. A quanto si racconta tra le vie torinesi, ma soprattutto tra quelle romane, non ci sarebbero rivali all’uomo fortemente voluto dal governo Meloni: l’attore e regista Giulio Base. Ma andiamo con ordine. Concesso un ultimo anno di organizzazione e programmazione all’attuale direttore artistico, Steve della Casa, dal 2024 il TFF avrà un altro comandante in capo.
A deciderlo sarà il bando pubblicato dal Museo del Cinema a febbraio 2023. Bando a cui, come riporta La Stampa, hanno partecipato una trentina di candidati. Tra questi ne sono stati selezionati subito cinque, in rigoroso ordine alfabetico: il direttore del Pesaro Film Festival Pedro Armocida; l’attore e regista Giulio Base; il direttore della rivista Nocturno Manlio Gomarasca; il programmatore dell’ICA di Londra, Nico Marzano; il direttore di Film Tv e già selezionatore al TFF, Giulio Sangiorgio. Solo che dai colloqui vis a vis l’unica a vincere sembra essere stata una strana indecisione. Tanto che nelle ultime settimane sarebbero stati aggiunti altri tre candidati: Francesco Di Pace, per dieci anni delegato generale della SIC di Venezia; il giornalista e critico cinematografico Carlo Griseri; il regista e sceneggiatore Francesco Ranieri Martinotti.
Mescola e rimescola le carte, il nome di Giulio Base, magari affiancato in secondo piano da qualcuno degli altri candidati, è quello che riemerge sempre. Affiancamento che potrebbe verificarsi per rispondere alle critiche di chi ha sottolineato come Base non sia in possesso di due dei quattro “requisiti specifici” richiesti da bando: “documentata esperienza di direzione artistica, ovvero di attività di selezione, programmazione o cura di specifiche sezioni di festival, premi e rassegne cinematografiche” e “produzione di saggi, testi, articoli, monografie e/o altre pubblicazioni attinenti la disciplina cinematografica e l’audiovisivo”. Del resto il punto B della “selezione candidature” afferma che “qualora la Commissione nominata dal Museo non individui, fra le manifestazioni di interesse pervenute, il soggetto idoneo, può proporre al Comitato di Gestione la nomina di un diverso soggetto in possesso dei requisiti richiesti”.
Una soluzione che ricorda da vicino l’escamotage utilizzato per selezionare il nuovo direttore del Salone del Libro dal 2024. Soluzione che verrebbe attuata per far rientrare il torinese di nascita, ma romano d’adozione, Giulio Base. Doppiamente laureato in Lettere e Teologia – peraltro c’è chi racconta che la sua candidatura al TFF sarebbe molto apprezzata nientemeno che dalla CEI – il 58enne ex compagno di Anna Falchi, oggi coniuge della PR romana Tiziana Rocca, concorrente recente a L’isola dei famosi, è quel bel ragazzo alla guida dell’auto ferma al semaforo in Caro Diario, auto che viene affiancata dalla Vespa di Nanni Moretti che a sua volta si produrrà in uno dei suoi sempiterni solipsismi. La nomina a direttore del TFF di Base rientrerebbe comunque in questo delicato passaggio dell’innesto del Mibact nella compagine societaria del Museo del Cinema. Innesto che, come riporta il Corriere Torino, è fortemente voluto dall’attuale ministro Sangiuliano, e consta in circa 25 milioni di euro di dote pronti per la “ristrutturazione e riallestimento della Mole, e per acquistare dalla Rai la vecchia palazzina di via Montebello angolo via Verdi”.