“Sono dispiaciuto per Mario Di Ferro: è un caro amico che conosco e frequento da moltissimi anni. Andavo alle sue feste che erano sempre molto divertenti, frequentate da tantissima gente e dove non ho mai visto della droga“. Così il senatore di Forza Italia Gianfranco Micciché (non indagato) parlava all’Ansa subito dopo l’arresto del gestore del ristorante “Villa Zito” di Palermo, finito ai domiciliari giovedì 29 giugno per spaccio di cocaina. Il vicerè berlusconiano in Sicilia negava anche di essere uno dei migliori clienti del ristoratore, come invece risultava dall’ordinanza del gip, corredata di foto che lo immortalavano ritirare la sostanza a bordo di un’auto blu. Una settimana dopo, invece, sentito a sommarie informazioni dai pubblici ministri ha ammesso tutto: di fare uso di cocaina e di essersi rivolto a Di Ferro, amico di una vita, per acquistarla.
Il verbale è stato depositato al gip Antonella Consiglio, che ha interrogato il ristoratore. Oltre a lui, sono indagati tre dipendenti del locale e due fratelli accusati di avere rifornito Di Ferro della cocaina che questi, poi, avrebbe ceduto a clienti selezionati tra cui Micciché. L’ex senatore ha sostenuto però che Di Ferro non è uno spacciatore e si è limitato a fare da tramite con i fornitori, senza guadagnare nulla dalla cessione.