Un testamento di poche righe datato 2006, un aggiornamento dello stesso nel 2020 e, infine, le ultime volontà rivolte ai figli in una busta non sigillata custodita non dal notaio (come gli altri due fogli) ma dalla compagna Marta Fascina. Ecco i tre documenti che compongono le disposizioni testamentarie di Silvio Berlusconi. Tutti scritti di suo pugno.

La lettura delle ultime volontà è avvenuta in due posti differenti. I primi due fogli nello studio in via Pagano a Milano di Arrigo Roveda, storico notaio di Silvio Berlusconi, davanti a due testimoni, gli avvocati Luca Fossati e Carlo Rimini, in “rappresentanza” dei figli che hanno seguito il tutto collegati da remoto. La busta non sigillata è stata invece consegnata al notaio direttamente da Marta Fascina nella villa San Martino, la nota residenza di Berlusconi ad Arcore.

Il primo documento custodito dal notaio è un “foglio da blocco note, di colore giallo paglierino, recante l’intestazione ‘Villa San Martino’, in colore verde, scritto con inchiostro nero”. Otto righe per dire che la parte disponibile della sua eredità (quel terzo del patrimonio non vincolato, del quale può liberamente disporre) viene lasciata “in parti eguali” ai figli “Marina e Pier Silvio“. “Lascio tutto il resto in parti eguali ai miei cinque figli Marina, Pier Silvio, Barbara, Eleonora e Luigi”. Poi firma e data: “Arcore 2 ottobre 2006“. Considerando che precedentemente sia Marina che Pier Silvio avevano il 7,65% ciascuno di Fininvest, oggi post testamento la quota complessiva dei due figli di primo letto è pari al 53%. Ovviamente avranno anche la maggioranza dei restanti beni (ville, barche, appartamenti).

Il notaio provvede così alla lettura di un altro “foglio”, identico al precedente e sempre da lui custodito. E’ datato 5 ottobre 2020, 20 giorni dopo le dimissioni dal San Raffaele, dove l’ex premier era stato ricoverato per il Covid (“la prova più pericolosa della mia vita”, aveva detto ai cronisti). In questo caso Berlusconi conferma “le disposizioni testamentarie del 2 ottobre 2006” e apporta un’unica modifica: “Aggiungo in favore di mio fratello Paolo Berlusconi una donazione di 100 (cento) milioni di euro a titolo di legato”. Letto tutto davanti ai testimoni e sottoscritto dai presenti, il verbale viene chiuso alle ore 11,45 del 5 luglio.

Ma non finisce qui. Il notaio, lo stesso giorno, si reca ad Arcore, in viale San Martino n.30. Ha lasciato il suo studio in sella a una moto a ora di pranzo per poi rientrare in sede in via Pagano poco prima delle 17. Nella storica residenza di Silvio Berlusconi è presente la sua ultima compagna, quella che lui chiamava “mia moglie”, e due testimoni. Ed è proprio Marta Fascina a consegnare nelle mani del notaio “una busta non sigillata recante la scritta ‘ai miei figli'” contenente, si legge nella pubblicazione, “un foglio di carta intestata composto da due facciate scritto con inchiostro nero”. Quindici righe firmate Silvio Berlusconi che Marta Fascina, si legge, “ritiene essere il testamento olografo del signor Silvio Berlusconi e che mi chiede di pubblicare“. La data è 19 gennaio 2022, quel giorno l’ex leader di Forza Italia stava andando in ospedale. Si rivolge ai figli, dimenticando però il nome di Luigi, il minore dei cinque. “Cara Marina, Piersilvio, Barbara e Eleonora. Sto andando al San Raffaele. Se non dovessi tornare Vi prego di prendere atto di quanto segue: dalle vostre eredità di tutti i miei beni dovreste riservare queste donazioni“. Ed ecco l’elenco: “Paolo Berlusconi 100 milioni, a Marta Fascina 100 milioni, a Marcello Dell’Utri: euro 30 milioni“. Quindi dovranno essere i figli stessi a donare queste cifre al fratello, alla compagna e all’amico storico nonché braccio destro. Emerge anche il doppio lascito al fratello: presente nel testamento consegnato al notaio e datato 5 ottobre 2020 e in quest’ultimo testo custodito da Fascina. In questo modo otterrebbe 100 milioni direttamente dal testamento e altrettanti dovrebbe riceverli dai suoi nipoti. Totale 200 milioni. Ultime volontà che, nonostante non siano state custodite dal notaio e si trovassero in una busta non sigillata, sono a tutti gli effetti valide a meno di (improbabile) impugnazione da parte degli eredi. Si tratta, infatti, di 230 milioni di euro su un patrimonio totale stimato che sfiora i 4 miliardi.

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