Lo smantellamento della democrazia in Israele procede su due direttrici principali. La prima: eliminare dai posti chiave gli uomini “scomodi e ingombranti” per poter procedere con quello che i giornali hanno ribattezzato “golpe giudiziario”. Un insieme di leggi che distorce il senso dello Stato di diritto piegando le leggi ai voleri del governo, di questo governo, certamente il più a destra della storia di Israele. La seconda: togliere ogni potere all’Ordine degli Avvocati, colpevoli di aver eletto un presidente critico nei confronti dell’esecutivo.

Raramente si è visto in un Paese scendere in piazza la popolazione per difendere il capo della polizia che fino al giorno prima con i suoi uomini ha represso le manifestazioni. Eppure è accaduto dopo il licenziamento del capo della polizia di Tel Aviv Amichai Eshed, colpevole di essere stato troppo indulgente, di non aver usato la mano dura contro le proteste anti-governative di questi mesi, di non aver fatto rompere teste e braccia alla gente in piazza, di aver operato pochi arresti. “Pago il prezzo di aver evitato la guerra civile”, ha detto Eshed annunciando la sua dipartita.

In migliaia a Tel Aviv e Gerusalemme, e in altre 40 città nel Paese, sono scesi in strada contro l’ennesimo atto ultimativo del governo Netanyahu. Il movimento di protesta, “i terroristi”, come sono stati definiti dal premier e dal ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben-Gvir, sono 6 mesi che ogni sabato scendono in strada in tutto Israele, non hanno affiliazioni politiche, le uniche bandiere che si vedono sono quelle bianca e blu di Israele e quelle colorate della pace.

L’altra offensiva del governo Netanyahu contro lo Stato si svolge negli assolati corridoi del palazzo della Knesset, il parlamento israeliano, su una delle venti colline su cui è adagiata Gerusalemme. La modesta maggioranza di cui gode il governo (63 a 57) è usata come una falange macedone. Taglia e rimodella le istituzioni dello Stato per piegarle ai voleri del governo con una ridda di leggi. La cancellazione dell’Ordine degli Avvocati ne è l’ultimo esempio. Mercoledì la Knesset ha approvato nella sua lettura preliminare un disegno di legge per privare l’Associazione degli avvocati israeliani della maggior parte dei suoi poteri e trasferirli a un nuovo organismo che sarà nominato dal governo. Lo ha fatto con un voto di 50-43, poche settimane dopo che gli avvocati del Paese avevano eletto Amit Becher – che è stato aspramente critico nei confronti della spinta alla revisione giudiziaria voluta dalla coalizione – come capo dell’Ordine, sconfiggendo il candidato preferito della maggioranza.

Il disegno di legge, che è sostenuto dal governo, eliminerebbe l’autorità di licenza dell’ordine degli avvocati, la sua capacità di sanzionare i legali per cattiva condotta, ma soprattutto la sua rappresentanza nel comitato che seleziona i giudici, annullando di fatto i suoi poteri. Questi andrebbero invece a un Consiglio degli avvocati ancora da definire, che sarebbe guidato da un giudice del tribunale distrettuale nominato dal ministro della Giustizia. La parte centrale del disegno di legge è una clausola che priverebbe l’Ordine dei suoi seggi nel comitato di selezione giudiziaria, l’organo che nomina i giudici del Paese, ed è al centro dei piani del governo per rifare la magistratura. Becher non ha usato mezzi termini e ha definito la legislazione “delinquente, antidemocratica e assurda” e ha avvertito che gli avvocati potrebbero “chiudere” il sistema giudiziario se il progetto del governo finisse per essere convertito in legge. Il disegno di legge deve ancora affrontare altre tre votazioni plenum prima che ciò possa accadere.

Il controllo dell’Ordine degli avvocati è un elemento chiave del golpe giudiziario. Perché i giudici della Corte Suprema sono scelti da un Comitato di nove membri che ne comprende due del foro, tre della magistratura e tre politici, più il ministro della Giustizia. Parallelamente è congelato – ma pronto per essere ripresentato alla sessione parlamentare autunnale – un disegno di legge che consente con un voto a maggioranza semplice della Knesset di ribaltare le sentenze della Corte Suprema. È una mossa a tenaglia, destinata a stritolare l’ultimo organo indipendente dello Stato di Israele.

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