Sorpresa. La nuova pista da bob per le Olimpiadi Milano-Cortina 2026 non ingoierà più 400mila euro all’anno per i prossimi vent’anni, quindi 8 milioni di euro, ma sarà una fonte di guadagno. La strabiliante scoperta – la cui realizzazione è aleatoria – è contenuta nel progetto definitivo di rifacimento della “Eugenio Monti”, nel bosco ai piedi della Tofana. In realtà si tratta di un gioco di prestigio (contabile) che rovescia i calcoli effettuati nel novembre 2021 dalla Studio delle alternative, predisposto ai sensi del Codice degli appalti. I tecnici della società Infrastrutture Milano-Cortina 2026 (Simico) ritengono che – nonostante il raddoppio del costo per l’energia – riusciranno già un anno dopo le Olimpiadi ad avere un utile di 132mila euro, che salirà nel 2031 a 764mila euro all’anno. In che modo? Triplicando le tariffe per i turisti che vorranno provare l’ebbrezza di una discesa su un bolide a quattro posti.
PROFONDO ROSSO – Che una pista da bob, anche se nuova di zecca, non sia un affare lo aveva capito la holding di progettazione Dba Pro che nel 2021 ha redatto, su incarico della Regione Veneto, il Documento di fattibilità delle alternative. A togliere le illusioni sarebbe bastata Cesana Pariol, la struttura da 110 milioni di euro per le Olimpiadi di Torino 2006, che ha chiuso dopo sei anni perché perdeva un milione di euro all’anno. La pista di Cortina diventerà di proprietà del Comune, ma non è ancora chiaro chi si occuperà della gestione. In ogni caso, nel 2021 Dba Pro aveva calcolato ricavi annui per 952mila euro e costi di gestione per un milione 344mila euro, con una perdita di 392mila euro. Gli introiti erano previsti non solo dagli atleti, ma anche dall’attività di taxi bob per turisti: 311.000 euro d’inverno, 170.000 euro d’estate. Poi c’erano i costi variabili per 629mila euro (di cui 333mila euro per produrre il ghiaccio) e quelli fissi per 715mila euro.
“ZAIA: CONTRIBUIRANNO TRENTO E BOLZANO” – Nel dicembre 2021 il governatore veneto Luca Zaia aveva diffuso una brochure con 70 domande e risposte per spiegare l’utilità delle Olimpiadi. Nonostante i toni trionfalistici, la domanda numero 26 (“La gestione negli anni dopo le Olimpiadi si prevede in attivo?”) aveva una risposta preoccupante: “La gestione nei 20 anni postumi non risulterebbe in attivo, con una previsione massima di disavanzo di 400mila euro all’anno. Tale fattore è stato considerato tra gli aspetti negativi nella valutazione complessiva”. Ma Zaia assicurava: “Alla copertura di questa somma si prevede che contribuirà l’intera Regione Dolomitica, comprese le Province autonome di Trento e Bolzano, così come da lettera di impegno sottoscritta il 29 marzo 2019”.
LA BACCHETTA MAGICA – Il disavanzo annunciato nel 2021 si è trasformato – un anno dopo – in un sorprendente attivo. È bastato un colpo di magia, ovvero il progetto definitivo elaborato da Simico e da un raggruppamento temporaneo di cinque imprese (Its, Energytech, Igp, Ibg+Partner, Basler&Hoffmann). La data è del 15 dicembre 2022. Il documento è rimasto a lungo top secret e solo ora, con l’avvio della gara di appalto, ilfattoquotidiano.it ne ha preso visione. La sostenibilità economica sta molto a cuore al Cio, che non vuole “cattedrali nel deserto”. Ecco che “l’approfondimento” del costo economico da parte di Simico produce effetti opposti rispetto a quelli di Dba Pro, nell’arco di tempo 2027-2032, “quando la fase di avviamento dell’impianto si può ritenere conclusa”. I ricavi sono soprattutto da utilizzo agonistico e ludico della pista (bob a 4: d’inverno sul ghiaccio, d’estate su rotelle). Dagli atleti (3 team nei mesi invernali) si prevede un incasso di 375mila euro a regime. Il taxi-bob invernale punta a 75 corse al giorno (13-14 ogni ora) per 14 giorni al mese, da dicembre a marzo: a regime, in totale 4.300 corse. D’estate, invece, 65 corse al giorno per 10 giorni al mese da giugno a settembre: in totale 2.700 discese a stagione. Tra estate e inverno fanno 7mila discese, ognuna con tre passeggeri e un conducente. È così che si arriva a un ricavo complessivo di quasi un milione di euro al quinto anno di attività. Che la stima sia discutibile lo afferma Mirko Gardini, che gestiva l’Adrenalin Center, ora sfrattato per far posto alla pista: “Nei tempi d’oro, ma solo per un paio di stagioni, arrivammo a mille discese di taxi bob, altrimenti eravamo a qualche centinaio”.
PREZZI TRIPLICATI – Lo studio del 2021 prevedeva 6.159 discese all’anno e un deficit consistente, quello di Simico ne indica 841 in più. Come si può arrivare a un utile di 764mila euro al quinto anno? Ecco il colpo di genio: le tariffe sono state triplicate. Nel 2021 erano previsti 32 euro per persona (95 euro per discesa) d’inverno e 25 euro per persona (75 euro per discesa) d’estate, con incassi da taxi-bob per 532mila euro e complessivi per 952mila euro (grazie a squadre e gare). Il conteggio attuale porta le tariffe per il taxi-bob invernale a 300 euro per discesa (100 euro per passeggero) e per quello estivo a 120 euro (40 euro per persona). Ecco che si arriva a un milione di euro, più 375mila euro per le squadre che si allenano. I ricavi così schizzano in alto, nonostante si debba contabilizzare un costo doppio di energia per produrre il ghiaccio (serve circa un milione e mezzo kwh all’anno): dai 333mila euro di spesa prevista nel 2021, ai 695mila euro di spesa indicati nell’ultimo studio. Il risultato: solo nel 2027 è ipotizzata una perdita di 20mila euro, poi il margine operativo lordo sale progressivamente a 132mila euro, 308mila euro, 497mila euro e 764mila euro (al quinto anno).
IL PRET-A-PORTER – Grazie a questi calcoli Simico afferma “la piena sostenibilità dell’investimento”. Siccome sulla realizzazione incombe il problema dei tempi (la pista dovrà essere messa a disposizione per il collaudo nel novembre 2024), lo studio lascia aperta la porta a una “soluzione B”. Scartate per diversi motivi le alternative di Innsbruck-Igls (Austria), Konigsee (Germania) e La Plagne (Francia), lo studio considera, come mera ipotesi, anche “l’indeterminatezza temporale legata al rischio di consegna dell’opera nei tempi previsti”. Spiega che essa “suggerisce la soluzione ‘Prêt-à-porter’, ossia l’utilizzo di infrastrutture al di fuori del confine nazionale, già perfettamente allineate alle esigenze olimpiche e immediatamente attuabili, come unica alternativa all’utilizzo del Cortina Sliding Centre per ospitare l’evento olimpico Milano Cortina 2026”. Conclusione: “Si ritiene che tale soluzione debba essere adottata una volta accertata l’impossibilità di consegnare l’opera per lo svolgimento dell’evento olimpico”. In una parola, se non ce la faranno, chiederanno aiuto a chi ha la pista già pronta.