6 maggio 1996, sono le nove del mattino, una donna viene trovata agonizzante nello studio del commercialista Marco Soracco dove lavora come segretaria. Ha il cranio fracassato, c’è sangue ovunque. Ha solo 25 anni, è Nada Cella. “Il delitto di Chiavari. La strana morte di Nada Cella” è il libro inchiesta di Igor Patruno e Giacomo Galanti, pubblicato nella collana diretta da Armando Palmegiani, pochi giorni fa, da Armando Editore. Il volume segue gli sviluppi dell’ultima inchiesta, riaperta il 6 maggio del 2021 dalla Procura di Genova e lo fa ricostruendo tutta la vicenda sin dal primo giorno attraverso una profonda analisi degli atti delle inchieste pregresse, anche quelle andate perdute. Gli autori, pur se affrontando il caso irrisolto della morte di Nada con un approccio “scientifico” non rinunciano a delineare anche la personalità della vittima per tentare di restituirne la complessa profondità, nonostante fosse poco più che una ragazzina.
Chi è Nada? – La vita di Nada Cella è quella di tante ragazze della sua età. Un velo ha adombrato il suo sguardo negli ultimi tempi, come ricorderà spesso la madre Silvana con cui viveva. Qualcosa turba i suoi ultimi giorni. Cos’è che la tormenta? Nada vuol cambiare lavoro. Nada è una ragazza sensibile, a tratti fragile. Si innamora di un ragazzo con cui ha una relazione molto adolescenziale di 15 giorni. Ne resta innamorata per anni nonostante lui, Guglielmo, abbia altre storie fino a decidere di sposarsi. Succede nel 1991 quando Nada è appena ventenne e si vedono per l’ultima volta nell’agosto del ’94. Si innamora poi di Stefano, il suo istruttore di ginnastica ma resta anche lui un amore immaginario che non trova spazio nella realtà. Nada è morta inseguendo amori platonici e sfortunati. Non è mai riuscita a vivere una storia d’amore reale. Gli autori hanno riportato cosa raccontano di lei gli amici, la madre, la sorella: ama i viaggi e ne sta organizzando uno. Nada è molto appassionata alla fotografia, studia lingue e vuole andare via da Chiavari. Nel suo diario scrive che si era stufata di lavorare da quell’uomo che definisce cretino. Quel giorno, Nada scende da uno dei Caruggi, arriva fino al molo e guarda il mare: è pensierosa e in uno di quei pensieri c’è forse il segreto della sua morte. Quel 6 maggio arriva in studio prima del solito e inizia ad usare il computer è molto simile a quella di SImonetta Cesaroni.
Il delitto – L’ufficio si trova in una strada centrale di Chiavari, piccolo centro della costa ligure. A ritrovarla in fin di vita è proprio il suo datore di lavoro. La ragazza morirà in ospedale poche ore dopo. Il primo a essere indagato per il brutale omicidio sarà proprio Marco Soracco. Secondo il procuratore Filippo Gebbia sarebbe lui il killer. La sua vita, insieme a quella della madre Marisa Bacchioni, viene scandagliata a lungo. Poi la sua posizione verrà archiviata. Il caso di Nada Cella ricorda per certi versi quello di Simonetta Cesaroni dove Soracco è il Pierino Vanacore della situazione.
Le prime indagini – Nel capitolo “Ragionamenti” i due autori cercano di evidenziare quali i fatti che hanno un orario certo. Emerge che due cose sono fondamentalmente importanti. Lì dentro è entrato qualcuno con cui Nada poteva avere un appuntamento, che lei conosceva. Probabilmente una donna da cui è stata improvvisamente aggredita con estrema rabbia e efferatezza. Perché una donna? La riposta è nel capitoletto denominato “Il bottone”, quello che viene ritrovato nell’ufficio, è immerso nel sangue e la sua posizione è fondamentale. Gli autori tracciano il profilo della donna misteriosa su cui indaga la polizia. Dopo nove giorni però ai carabinieri, e non alla polizia, arriva una segnalazione da parte di due mendicanti che, a due passi dall’ufficio in via Marsala vedono passare una donna in stato evidente di agitazione. Gli uomini dell’arma, autorizzati dal procuratore, tracciano un identikit e capiscono chi è la donna segnalata.
La donna misteriosa – Età apparente: 29 anni, alta un metro e 70. I carabinieri vanno a casa di questa donna e in un cassetto trovano dei bottoni di una vecchia giacca logora che lei avrebbe buttato conservandone appunto soltanto i bottoni. Questa donna si occupa di pulizie e conosce Soracco che ha un debole per le sale da ballo e forse anche per lei (ma lo negherà sempre). Si incontrano in una balera, nell’ex cinema Odeon. La donna frequenta Soracco ed era andata con una scusa nel suo studio un giorno, come dice alla vicina di casa a cui confessa “Mi ha guardato con aria severa, chi si crede di essere?”. Sta parlando di Nada, la segretaria che appella in modo tutt’altro che gentile. I carabinieri consegnano la relazione al procuratore. Questa donna è ancora in vita, ed è l’unica indagata per l’omicidio di Nada. Ha lasciato da anni Chiavari e adesso vive in Piemtonte con suo marito e il loro figlio.
L’inchiesta – Il maresciallo Vincenzo Leo raccoglie le testimonianze ma il procuratore Gebbia legge e archivia questa relazione perché convinto che a uccidere Nada sia stato Soracco. Questo fascicolo per assurdo va perso. Perché di quest’indagine non c’è traccia nelle relazioni della polizia? La madre di Nada, Silvana Smaniotto affida uno scatolone alla criminologa Antonella Delfino Pesce. Dentro ci sono tutte le carte che avevano i legali della famiglia. Cosa c’è in quei fogli? Il fascicolo dei carabinieri perduto e recuperato che racchiude l’indagine autonoma dei carabinieri e non della polizia. Si tratta dell’inchiesta sulla donna misteriosa. La criminologa spedisce lecarte dei carabinieri alla Procura di Genova che riapre il caso iscrivendo nel registro degli indagati una persona. Si tratta di una donna che all’epoca era stata sfiorata dall’inchiesta solo per pochi giorni. Il 4 novembre del 2021 viene fuori la sua identità: Annalucia Cecere è la donna indagata.
I contenuti inediti – Questa donna frequentata da Soracco, in un giorno imprecisato, sente la necessità di andare in ufficio e conoscere la segretaria di cui l’uomo le aveva parlato. Va lì con una scusa, la incontra, poi dice alla vicina le parole di cui sopra. Nel capitolo “Ragionamenti” c’è la testimonianza di Antonella Galletti, la signora delle pulizie del palazzo in via Marsala che riferisce di aver visto uscire una donna prima delle nove, quella mattina. Non l’ha vista salire al secondo piano. Sono le sette e 40 circa. Cosa sappiamo delle sconosciuta visitatrice? Si racchiude tutto nello spazio temporale di cinque minuti. La Galletti alla 7,50 è andata via per cui non ha visto entrare Nada, arrivata a quell’ora. La ragazza quella mattina aveva con sé nella borsetta anche il libretto di lavoro, particolare molto insolito. Il libro si interroga su questo. Intanto, La Cecere ha ammesso di essere andata in quello studio e di aver parlato con Nada alla vicina. Il libro di Patruno e Galanti riporta nei dettagli l’inchiesta svolta dai carabinieri e, per la prima volta, tutte le perizie svolte nel corso delle varie indagini.
Gli ultimi sviluppi – Tutti i reperti anche piliferi sono stati a consegnati al genetista Emiliano Giardina dell’Università di Tor Vergata che ci ha lavorato già per un anno e ha richiesto sei mesi di proroga. Tutto è affidato a questa perizia che sopraggiunge a distanza di quasi 30 anni. “La pistola fumante non c’è ma solo qualche elemento”, avrebbe dichiarato. Tutto è sparito o è stato lavato, spazzolato. L’entusiasmo iniziale si è affievolito dopo il risultato delle lunghe analisi sui reperti rimasti. Il mistero della morte di Nada Cella potrebbe rimanere per sempre custodito tra i caruggi di Chiavari.