Ha destato un certo scalpore ciò che da qualche giorno avviene in Francia, specie fra le anime belle di una certa sinistra. Un ragazzo di origini africane viene ucciso dalla polizia francese in circostanze ancora da appurare, ma alla rivolta delle periferie contro le forze dell’ordine e il governo in genere, segue una contro-rivolta di molte persone che produce due fatti. Uno sorprendente, l’altro inquietante.

Quello sorprendente è una sorta di contro-narrazione vincente rispetto al facile e comodo antifascismo di questi tempi: la colletta delle persone in favore del poliziotto che è agli arresti supera di gran lunga la cifra che è stata raccolta per la famiglia del diciassettenne ucciso. Il fatto inquietante vede la costituzione di ronde composte da cittadini che, armati di spranghe e bastoni (oltre che, spesso, di braccia tese e slogan di matrice fascista), si aggirano per le banlieue con l’intento dichiarato di riportare “legge e ordine” lì dove questi baluardi di civiltà sarebbero stati smembrati da immigrati e stranieri.

Il modo peggiore di comprendere questi fenomeni – che invece è ovviamente il più in voga in una certa sedicente sinistra – sarebbe quello di gridare allo scandalo del fascismo e puntare il ditino giudicante contro il razzismo e la violenza di chi aderisce a quell’ideologia.
Intendiamoci, che l’Europa si stia spostando a destra è un dato talmente evidente da risultare assai banale anche solo ribadirlo. Il punto, però, è che ciò non avviene perché un “male” alieno e proveniente da un’altra dimensione rispetto a quella terrestre è calato misteriosamente sul nostro pianeta a un secolo di distanza dalla prima apparizione (era il 1922 quando si affermava il fascismo italiano).

Oggi come allora, infatti, vi sono delle condizioni comuni che sarebbe erroneo non rilevare.
La più macroscopica riguarda la crisi del capitalismo: disoccupazione, sfruttamento a vario titolo del lavoro, arretramento dei diritti e delle tutele sociali, sono fenomeni che colpiscono una larga fetta della popolazione europea (a fronte di pochi ricchi sempre più tali e privilegiati).

In secondo luogo c’è l’incapacità delle forze di sinistra nel contrastare i fenomeni di cui sopra: negli anni Venti del secolo scorso parliamo di una sinistra che guardava alla rivoluzione sovietica depistando in questo modo la propria incapacità di azione sul capitalismo occidentale in crisi. Oggi abbiamo a che fare con una sedicente sinistra che guarda ossessivamente ed esclusivamente ai diritti civili e alle presunte libertà individuali, illudendosi di occultare la propria totale imperizia nell’elaborare un progetto credibile e strutturato di società alternativa a quella del liberismo spinto.

Oggi come allora il disagio esistenziale e sociale di larghe fasce della popolazione, sostanzialmente abbandonate al proprio destino da chi dovrebbe tutelarne i diritti e curarne gli interessi (sarebbe lungo il discorso sui sindacati), si traduce in rabbia, ricerca di colpevoli facili da individuare (ieri gli ebrei, oggi gli immigrati) e naturalmente consenso a politici che sanno cavalcare il malcontento.

Deriva da qui la guerra tra poveri che colpisce in questi giorni le banlieue francesi, con da una parte gli immigrati di seconda, terza e quarta generazione che non riescono a sentirsi francesi ma non sanno nulla dei propri paesi d’origine (ciò genera disperazione e frustrazione profonda, che possono tradursi soltanto in violenza e distruzione); e dall’altra parte cittadini francesi che vivono il disagio delle zone più povere ed emarginate del proprio paese, ma nulla sanno o poco ricordano del passato coloniale della Francia, tra le nazioni più crudeli e voraci nell’esercitare un imperialismo spietato soprattutto verso i paesi africani e dell’Asia meridionale. Se la destra europea ha spesso cavalcato razzismo, xenofobia e colpevolizzazione in genere del diverso, la sinistra europea ha dimenticato da quel dì la questione coloniale, trascurando al tempo stesso il disagio di molte persone occidentali che vivono nelle periferie delle città, spesso anche per colpa di quei migranti o stranieri la cui condizione disperata e delinquenziale è il prodotto ultimo della medesima questione coloniale.

In un libro splendido e dimenticato del 1944 La grande trasformazione, il sociologo Karl Polanyi mise in evidenza il ruolo duplice del fascismo di allora: reprimere le proteste dei lavoratori e rappresentare di fatto la soluzione con cui il capitalismo poté prendere tempo e riconfigurarsi dopo la crisi terribile degli anni Venti e Trenta. Guardando alla Francia odierna, ma in un certo senso anche all’Europa in quanto tale, mi chiedo quanto sia concreto il rischio di un ripetersi della Storia…

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