Filippo Facci lo ha fatto di nuovo. Quando scoppia un caso di presunte molestie o stupro il giornalista di Libero spesso interviene nel dibattito. E nella stragrande maggioranza dei casi scatena le polemiche. L’ultima è nata dal suo editoriale nel quale, parlando del caso che ha coinvolto il figlio del presidente del Senato Ignazio La Russa, Leonardo Apache La Russa, ha scritto che “una ragazza di 22 anni era indubbiamente fatta di cocaina prima di essere fatta anche da Leonardo Apache La Russa”.
Chi in queste ore lo accusa per la sua uscita ricorda però che quella di Facci è solo una ricaduta. Già nel 2018 un altro suo articolo d’opinione, sempre su Libero, gli valse accuse di misoginia. Commentando il caso di Hope Cheston, giovane americana vittima di violenza quando aveva 14 anni e che ottenne un risarcimento da 1 miliardo di dollari, il giornalista scrisse: “L’avvocato della vittima ha parlato di ‘grande vittoria delle donne’, mentre la ragazza ha lamentato che ‘la mia infanzia è stata rubata’. Per quella cifra, a vent’anni, è lecito chiedersi quanti si farebbero derubare dell’infanzia non una, ma anche due, tre volte”.
Uno scivolone? Neanche per idea. Basta attendere appena due anni e l’editorialista di Libero coglie l’occasione per commentare il caso che ha coinvolto Alberto Genovese e i festini nel suo attico milanese. Un’analisi, la sua, che trova fondamento addirittura nei detti popolari: “È vero che uno stupro è uno stupro, ma è anche vero che chi va al mulino s’infarina. Lo status di stuprata e di puttanella possono anche convivere”.
Ma per finire nel mirino di Facci non importa frequentare le “drogatissime feste” di Terrazza Sentimento. Alcune volte è sufficiente essere molestata sessualmente di fronte a una telecamera, con le immagini a certificare l’abuso. Come successo a Greta Beccaglia, giornalista inviata per una tv locale toscana fuori dallo stadio Castellani di Empoli in occasione del match tra i padroni di casa e la Fiorentina. Mentre era in diretta, la 27enne venne palpata da un tifoso viola, con conseguenti polemiche e sostegno unanime (o quasi) per la ragazza. Sostegno che non arrivò da Filippo Facci che, invece, su Twitter postò una foto di Beccaglia, evidentemente reputata troppo provocante, scrivendo: “Uheila, come va? Sono Topo Gigio. E quella nella foto è una vittima di molestie sessuali”. Per le sue opinioni social venne anche sospeso da Facebook. Lui non fece una piega: “Me ne fotto, mi autodichiaro sessista“.
Uheila, come va? Sono Topo Gigio.
E quella nella foto è una vittima di molestie sessuali. pic.twitter.com/Oukl0ucFjp— Filippo Facci (@FilippoFacci1) November 30, 2021
I temi trattati da Facci sono vari e seguono la stretta attualità. Il risultato? La polemica, su tutto. Che si tratti di femminicidi (“una falsa emergenza”), Islam (“Odiavo l’Islam, lo odio ancora”), omosessualità (da quella di Keanu Reeves provata, a suo dire, dall’aspetto fisico della moglie, al titolo del suo articolo su Libero “Calano fatturato e Pil ma aumentano i gay”) o semplicemente dell’aspetto fisico di personaggi famosi che non condividono la sua visione del mondo, come Michela Murgia, accusata di “cessismo”, Facci riesce sempre ad attirare su di sé lo sdegno di una parte dell’opinione pubblica.
CONTRO IL CESSISMO pic.twitter.com/9m85KXDAxr
— Filippo Facci (@FilippoFacci1) October 6, 2020
Anche quando si parla di cancro e quando a trattarne è una persona con un tumore come la Iena Nadia Toffa, l’atteggiamento di Facci non cambia. Anche con lei il giornalista ingaggiò una polemica senza sosta perché decise di raccontare la sua malattia attraverso i social e la tv, usando la propria popolarità per sensibilizzare il pubblico sulla vita di chi ha contratto la malattia. A Facci, evidentemente, questo non è piaciuto. E arrivò a ribadirlo anche dopo la morte della conduttrice: “La mia opinione sul personaggio Nadia Toffa non è cambiata, ma non mi sembra il caso di tornare a esibirla proprio oggi – scrisse su Facebook – Lo preciso per quanti mi chiedono stupidamente conto di un’opinione che la prevista morte della Toffa (che nel febbraio 2018 andò in tv a dire ‘sono guarita’) non fa che confermare. Il cancro è faccenda troppo seria per lasciarla gestire alle Iene: sia spettacolarizzandolo personalmente, sia trasmettendo servizi giornalistici su stregoni secondo i quali i tumori si possono curare con l’aloe, con estratti di veleno di scorpione e altre scemenze propinate a milioni di telespettatori”.