Cronaca

Incendio nella Rsa a Milano, una sigaretta lasciata accesa la possibile causa dell’incendio: le indagini della Procura. Resta intubato il paziente più grave

"Se ci saranno responsabilità chi ha sbagliato, compreso il Comune, dovrà pagare", ha assicurato il sindaco, Giuseppe Sala, che sabato mattina è tornato sul  posto dove erano in corso i rilievi dei vigili del fuoco

Proseguono senza sosta le indagini per accertare l’esatta dinamica dell’incendio che nella notte di venerdì 7 luglio ha ucciso sei anziani e ha causato l’intossicazione di altre 81 persone. Per gli accertamenti, a Milano sono arrivati i vigili del fuoco del Nucleo investigativo di Roma con appositi laser per stabilire il punto dell’innesco delle fiamme (uno dei due letti nella camera 605) e la temperatura raggiunta nella stanza. Gli esiti delle analisi saranno consegnate alla Procura di Milano che indaga, al momento contro ignoti, per incendio colposo, omicidio colposo e lesioni colpose. L’ipotesi più probabile, in attesa di una verifica definitiva, è quella di una sigaretta lasciata accesa nella stanza di Nadia Rossi e Laura Blasek, morte fra le fiamme che si sono sprigionate. Sotto la lente di chi indaga c’è anche l’impianto di rilevazione fumi che non funzionava da tempo, tanto che la cooperativa Proges, che gestisce la struttura del Comune, aveva previsto la presenza di un tecnico antincendio durante la notte in attesa che venisse riparato il sistema. Tutti i letti della Rsa inoltre saranno controllati: il materasso della stanza da cui sono partite le fiamme si è liquefatto con una velocità di combustione che lascia perplessi gli inquirenti. Da qui la necessità di verificare i materiali di cui sono composti. C’è poi da capire da quanto tempo era guasto l’impianto di rilevazione del fumo, quale era il numero di dipendenti in servizio la notte dell’incendio e se fumare in camera era una prassi tollerata.

“Se ci saranno responsabilità chi ha sbagliato, compreso il Comune, dovrà pagare”, ha assicurato il sindaco, Giuseppe Sala, che sabato mattina è tornato sul posto dove erano in corso i rilievi dei vigili del fuoco. “Chi non ha osservato le regole deve” pagare, hanno aggiunto insieme il governatore Attilio Fontana e l’assessore al Welfare Guido Bertolaso. Il Comune di Milano aveva infatti aperto un bando da circa 1 milione di euro lo scorso dicembre per la manutenzione straordinaria di tutte le Rsa di sua proprietà, compresa la Casa per Coniugi, ma la procedura è ancora in corso ed è alla fase delle offerte: “Non è un mistero che i tempi della pubblica amministrazione non sono veloci – ha ammesso Sala -, né che le strutture che meritano interventi di manutenzione straordinaria in tutta Italia sono tantissime. Doveva esserci una vigilanza notturna ma perché la società che gestisce l’immobile non abbia fatto sufficientemente bene non sta a me dirlo ma alle indagini”. Pro.ges, dal canto suo, ha spiegato di aver fatto corsi straordinari antincendio agli operatori socio sanitari. E ha sottolineato che ieri notte erano presenti cinque operatori, un infermiere e il custode, oltre all’addetto antincendio, rispettando le soglie di presenze previste “dalla Regione e ai contratti che regolano la gestione delle strutture”. Soglie che, secondo la Cgil, sono troppo basse e andrebbero riviste, mentre fra i dipendenti c’è chi lamenta che ad alcuni piani non funzionassero i campanelli.

Intanto, è ancora intubato e lo sarà anche nei prossimo giorni il 62enne ricoverato in terapia intensiva al Policlinico di Milano che è l’intossicato più grave. Hanno invece lasciato la terapia intensiva e si trova ora in un reparto ordinario la donna di ottant’anni che era arrivata sempre al Policlinico in codice rosso, mentre sono stati dimessi gli altri due intossicati portati nell’ospedale. Degli altri pazienti della Rsa, qualche anziano è stato riportato a casa dai famigliari, 151 sono stati trasferiti con una maxioperazione in altre strutture della regione che hanno accettato di ospitarli. Nella struttura non è rimasto più nessuno a parte chi sta svolgendo i rilievi e sabato mattina i parenti di chi è si è salvato, che si sono alternati nella struttura per recuperare gli effetti personali dei loro cari, divisi fra sollievo e rabbia perché “non doveva succedere”, con il pianto per chi non c’è più. “Preghiamo perché le case non facciano mai paura e perché nessuno sia in pericolo dove abita”, è l’invito dell’arcivescovo di Milano Mario Delpini, che ha partecipato a un rosario per le vittime e i sopravvissuti.