Politica

Caso La Russa, vorrei tanto che la madre di Leonardo Apache prendesse la parola

di Furio Durando

Al netto della sacrosanta presunzione d’innocenza e della fiducia nella giustizia (noi democratici e antifascisti sì, l’abbiamo, e l’avremo almeno fino a quando il giudice “Roy Bean” Nordio non ne avrà portato la frontiera al di qua del Pecos River), c’è una cosa che stride e al contempo, vista la sua cultura politica di provenienza, non stride nella precoce e aprioritaria difesa del terzogenito da parte della seconda carica dello Stato.

Quel che lascia perplessi è l’assenza di un intervento da parte della signora Laura De Cicco La Russa, madre di Leonardo Apache (per fortuna, dato il caso, gli hanno a suo tempo risparmiato “Seminole”!), ragazzone che siamo certi sia incapace di atti meno che ben educati, rispettosi delle leggi e del buon costume: ha gli occhi azzurri, la carnagione chiara e un look molto da bravo ragazzo, e come noto i malvagi assomigliano tutti al Giuda dipinto da Giotto agli Scrovegni – fronte bassa, occhi porcini, carnagione e pelo scuri, labbra carnose e umidicce.

Signora De Cicco, La prego: su una questione che riguarda una donna, con l’aria che tira in questo Paese dove femminicidio, violenza sulle donne e stupro sono ben presenti e in costante aumento, esca allo scoperto, non lasci la ribalta a don Ignazio, spieghi come da donna ha potuto – se le è stato consentito dal Suo vulcanico coniuge – “insegnare le donne” e un’etica del rapporto con le donne al giovane Leonardo Apache. Ciò che significa non solo averle raccontate attraverso se stessa e un universo di riferimenti, ma anche aver insegnato a soppesare le persone (donne e uomini), ad aver timore una volta di più, anziché buscarle una volta di troppo; e a selezionare con prudenza e scaltrezza, intanto che la saggezza arriva con l’esperienza, le persone con cui intrecciare parole, pensieri e persino braccia e gambe.

Lo faccia, perché il fragore virile delle parole dell’irruente don Ignazio, oltre che coprire il silenzio (addolorato e turbato, temo) di Suo figlio, azzera la rilevanza della Sua voce, che in quanto voce di donna può toccare molto di più l’opinione pubblica alla quale è stata servita questa piccola storia ignobile, vera o falsa che sia. Ed è voce che può e deve rappresentare – al di là della contingenza – una capacità di immedesimazione “al femminile”, senza la quale l’educazione di ogni maschio è destinata al fallimento o a latenti pericoli di facili aberrazioni.

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