Un principio di accordo per velocizzare l’adesione dell’Ucraina una volta che la guerra sarà finita. Il veto di Stati Uniti e Germania su un invito formale già ora. Mentre il presidente degli Stati Uniti Joe Biden è arrivato a Vilnius, continuano le negoziazioni tra le cancelliere dei Paesi occidentali in vista del vertice Nato che si terrà martedì 11 e mercoledì 12 luglio nella capitale della Lituania. Da una parte, infatti, gli alleati hanno deciso di eliminare il Map per l’Ucraina – ovvero il Membership Action Plan, il percorso di riforme necessario per entrare nella Nato – quando verrà il momento per Kiev di far parte del Patto Atlantico. Il lodo ideato dal segretario generale Jens Stoltenberg per costringere gli alleati ad andare oltre la promessa vaga del summit di Bucarest, nel 2008, ha dunque ottenuto la luce verde da parte di tutti: prevede, come ha detto lo stesso Stoltenberg, il passaggio da un’adesione a “due fasi” a un processo più rapido con una sola fase. Volodymyr Zelensky però vorrebbe di più: una menzione chiara all’invito a guerra finita, senza se e senza ma. Eppure pare difficile che l’Ucraina la spunti: gli Usa e la Germania, infatti, vengono definiti “irremovibili“. Tanto che lo stesso Zelensky in un videomessaggio su Telegram, pur confermando la sua presenza mercoledì a Vilnius, ha rilanciato il suo appello: “L’Ucraina merita di far parte dell’Alleanza. Non ora, perché ora c’è la guerra, ma abbiamo bisogno di un segnale chiaro e questo segnale è necessario già adesso”.

Proprio dalla Germania arrivano forti resistenze a un invito esplicito per l’Ucraina. La linea è la stessa degli Stati Uniti e domenica, parlando alla Cnn prima di partire per l’Europa, Biden è stato chiaro, spiegando quali sono le tre ragioni del no americano: “Kiev non è pronta a far parte della Nato… deve soddisfare altri requisiti“, “non c’è unanimità tra i Paesi membri” e farlo ora “nel mezzo di un conflitto significherebbe entrare in guerra con la Russia“, dato l’impegno alla mutua difesa “di ogni centimetro del territorio Nato”. Per Washington e Berlino impegnarsi ora non avrebbe senso, le incognite sono ancora troppe. La controffensiva ucraina ad esempio avanza, ma lentamente. A Mosca un giorno sì e l’altro pure evocano l’Armageddon nucleare. L’ingresso dell’Ucraina nella Nato avrebbe “conseguenze molto, molto negative” e richiederebbe alla Russia una reazione “ferma”, ha ribadito per l’ennesima volta il portavoce di Putin, Dmitry Peskov. Insomma, se il Cremlino non ha un veto su chi può entrare e chi no – gli alleati su questo concordano – serve avanzare con prudenza.

L’invito diretto è sostenuto da diversi Paesi, con in testa Francia, Regno Unito e Polonia. La Germania era contraria già ad una ‘corsia preferenziale‘ che consenta una rapida adesione dell’Ucraina alla Nato con la cancellazione del Map, il Piano d’azione per l’adesione. Lo afferma Bild citando un documento interno del governo tedesco e persone a conoscenza della trattativa per l’ingresso di Kiev nella Nato. Secondo il documento riservato, gli Usa hanno però “dichiarato il proprio accordo ad abbandonare un ‘Piano d’azione per l’adesione’ per l’Ucraina a condizione di ulteriori riforme“. Anche il governo di Olaf Scholz quindi accetterà l’abolizione formale del piano d’azione, ma senza acconsentire a un’ammissione più rapida dell’Ucraina alla fine della guerra. E la posizione di Washington e Berlino è condivisa anche da Madrid: Il governo spagnolo considera che il futuro dell’Ucraina sia nello spazio euroatlantico e difende il principio delle ‘porte aperte’ della Nato, ma ritiene che non ci si debba precipitare sull’adesione di Kiev all’Alleanza atlantica. Fonti della Moncloa riferiscono che non possa esserci un automatismo che leghi la fine del conflitto all’entrata di Kiev.

Il pacchetto elaborato da Stoltenberg per trovare un punto di caduta tra i progressisti e i conservatori dell’Alleanza viene giudicato “sufficiente e bilanciato“. Il quadro sarà poi completato dalle “garanzie di sicurezza” bilaterali che molte capitali stanno concordando tra loro – tra cui l’Italia – e presto saranno presentate (forse non a Vilnius, per ragioni di tempo). Il lodo Stoltenberg, oltre alla rimozione del Map, che trasformerà l’adesione dell’Ucraina da “un processo in due fasi a uno in un’unica fase“, prevede allora un programma di aiuto annuale da 500 milioni di euro per rendere le forze ucraine sempre più interoperabili con quelle della Nato. All’Alleanza sottolineano come si tratti di un passo avanti “concreto“. Poi il rafforzamento dei legami politici con la creazione del Consiglio Nato-Ucraina, che debutterà mercoledì, al secondo giorno del vertice, con la presenza di Zelensky. Salvo sorprese.

La rimozione del Map è stata accolta con favore dal ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba. Che dopo averla annunciata, su Twitter ha commentato: “È una decisione a lungo attesa e accorcia il nostro percorso verso la Nato”. Resta dunque solo il nodo dell’invito. “Diversi anni fa, nel 2008, all’Ucraina è stato promesso l’ingresso (nell’Alleanza). Da allora, tuttavia, ben poco è stato fatto dalla Nato per rendere questa adesione una realtà. E crediamo che ora sia il momento migliore per una tale decisione di estendere l’invito – con la consapevolezza che questa adesione può avvenire solo una volta che i prerequisiti sono corretti”, ha spiegato Kuleba. “Il presidente ucraino prenderà una decisione definitiva in merito sulla base dei risultati dei negoziati delle prossime ore”, ha concluso il ministro ucraino.

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