Da un lato 2.142 super ricchi che si sono trasferiti in Italia per godere dell’imposta sostitutiva forfettaria di 100mila euro – a prescindere dal valore dei redditi prodotti all’estero – varata nel 2016 dal governo Renzi. Senza che lo Stato “esiga, come pure ci si sarebbe dovuto attendere, un effettivo e tangibile collegamento con la realizzazione di investimenti produttivi nel nostro Paese”. Dall’altro gli 11mila italiani che hanno preso la residenza in un paradiso fiscale pur conservando in Italia fonti di reddito, e che molto di rado vengono controllati. Anche se quando lo si fa si scopre che quasi l’80% non è in regola con l’erario. Sono due fenomeni speculari a cui la Corte dei Conti dedica brevi approfondimenti nella Relazione sul rendiconto generale dello Stato.

La “flat tax per Paperoni“, di cui ha goduto tra gli altri Cristiano Ronaldo quando giocava nella Juventus, tra 2017 e 2021 è stata scelta da sempre più contribuenti. Nel primo anno sono stati 98, saliti poi a 263 nel 2018, 429 nel 2019, 549 nel 2020 e 803 nel 2021 per un totale di 2.142, di cui 1.579 “contribuenti principali” e 563 familiari (questi ultimi pagano un forfait di 25mila euro ciascuno). Quanto hanno pagato? Il gettito complessivo è salito di pari passo e ammonta al momento a 172 milioni. Ma non è dato sapere a quale aliquota corrisponda quella cifra, perché “le informazioni fornite non consentono di conoscere né l’ammontare dei redditi esteri sui quali agisce l’imposta sostitutiva, né le imposte ordinarie che sarebbero state effettivamente prelevate su tali redditi in assenza del regime sostitutivo”. La totale mancanza di trasparenza riguarda anche l’eventuale impatto sugli investimenti realizzati in Italia, il cui aumento era l’obiettivo dichiarato nella relazione illustrativa alla legge di Bilancio per il 2017 che ha introdotto la misura: “Non è possibile, in assenza di specifiche rilevazioni, valutare la reale rispondenza della misura” a quella finalità. Cosa resta, quindi? Un favore a milionari e miliardari “principalmente indirizzato a favorire soggetti che possono ritrarre fonti di reddito da più paesi e che trasferiscono la propria residenza in Italia per finalità lavorative (come nel caso, probabilmente frequente, degli sportivi professionisti), residenziali o per altre ragioni”.

L’altro rilievo della Corte riguarda i controlli nei confronti dei residenti in Paesi a fiscalità agevolata. Nel 2020, ultimo dato disponibile, i cittadini italiani residenti all’estero erano 3.137.051, di cui 514.701 in uno degli Stati o territori a bassa tassazione. In testa ovviamente la Svizzera, seguita da Uruguay, Emirati arabi, Monaco, Ecuador, Panama, Singapore, Gibilterra. Tra loro ci sono anche 11mila persone che per il 2020 hanno presentato dichiarazione dei redditi in Italia, dove dunque hanno ancora interessi economici. Il che fa sospettare che di fatto abbiano mantenuto nella penisola il domicilio o comunque il centro dei loro affari. E infatti, su 1.093 controlli fatti dalle Entrate nel quinquennio 2018-2022, 839 hanno avuto “esito positivo”. Nel senso che quei contribuenti sono risultati irregolari. Dati che mostrano secondo i magistrati contabili “l’esigenza di una specifica attenzione, nell’ambito dell’attività di controllo, nei confronti dei numerosi cittadini italiani che hanno trasferito la residenza in paesi a fiscalità agevolata” o in Stati che non fanno parte di quella lista ma accordano comunque regimi fiscali di favore, come il Portogallo, la Tunisia e Cipro.

Nota dell’autore: Nella relazione relativa al Rendiconto 2022, la Corte ha riportato la sommatoria del numero di contribuenti che nel periodo 2018-2021 hanno esercitato l’opzione (263 + 429 + 549 + 803 = 2.142). Lo stesso contribuente potrebbe, però, aver esercitato l’opzione per tutti i periodi di imposta considerati e pertanto potrebbe risultare più volte conteggiato. Si tratta, quindi, di un “totale” che esprime la sommatoria delle “opzioni esercitate”.

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