Raddoppiare il numero di automobili prodotte in Italia, portandolo a un milione. Parlano di “obiettivo condiviso” e confermano che l’accordo verrà firmato nelle tempistiche annunciate, cioè una ventina di giorni. Ma la Fiom-Cgil avverte subito che il contesto dell’intesa deve coinvolgere i lavoratori. Anche perché, ad oggi, si resta nel campo degli annunci e non è noto quali saranno le tempistiche né le modalità. È invece già chiara la richiesta dell’azienda per rimpolpare la produzione: incentivi all’elettrico, come già annunciato. Intanto il confronto tra il governo e Stellantis è aperto. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha incontrato l’ad del gruppo Carlos Tavares. Grandi convenevoli finora. Con l’esponente del governo che parla di condivisione sulla “necessità di invertire da subito il trend produttivo negativo degli ultimi venti anni, nella convinzione che l’Italia possa consolidare, nel nuovo contesto globale, la sua produzione industriale”.
Mentre il numero uno del gruppo franco-italiano – che qualche giorno fa aveva chiarito la strategia del “si va dove conviene” – ha assicurato di essere “fiducioso” che insieme a Urso “creeremo le condizioni per invertire innanzitutto la tendenza al calo dei volumi di produzione nei due anni a venire e per costruire la road map per produrre un milione di veicoli in Italia”. Tempistiche neanche a parlare, modalità nemmeno. Perché tutto si giocherà attorno a quelle “condizioni”, tutte da costruire. In venti giorni, a quanto pare, visto che il ministro ha ribadito che è stato “costituito un gruppo di lavoro tecnico per giungere entro fine mese a un accordo di transizione”. Urso ha illustrato il documento di politica industriale sull’automotive elaborato sulla base anche del confronto con le le parti sociali e produttive e con le Regioni sede di stabilimenti di Stellantis, nel quale si indicano obiettivi e modalità per aumentare i livelli produttivi, ampliare la gamma dei modelli, investire su ricerca e innovazione, a tutela della occupazione e della intera filiera del settore. Tavares ha subito messo in chiaro che nel discorso bisognerà “considerare” il “supporto alle vendite” dei veicoli elettrici per “sostenere l’attività dei nostri siti produttivi italiani”. Incentivi. Insomma, soldi pubblici. E anche senza “dogmi”, ha specificato il numero uno di Stellantis.
“Il mercato sta guidando l’attività produttiva e sono certo che Adolfo Urso darà un contributo decisivo al successo dell’industria automobilistica italiana nella competizione globale, affrontando nuovi attori come i cinesi”, ha proseguito sostenendo che è “nostra chiara intenzione localizzare un maggior numero di modelli in stabilimenti italiani, a partire da Melfi”. Ma mentre le nuove 600 e Topolino verranno costruite in Polonia e Marocco, all’Italia aoggi spetta solo l’annuncio di una quinta linea produttiva per Melfi a fronte di una richiesta di ulteriore “supporto” con l’obiettivo di garantire “sostenibilità” allo stabilimento. Nessuna indicazione sulla tipologia di vettura, ma potrebbe trattarsi di una Jeep.
La Fiom, da mesi impegnata a ricercare un confronto con Stellantis, ha chiesto la convocazione di un tavolo con tutte le parti in causa affinché si arrivi a un “accordo condiviso” che “garantisca occupazione e transizione”. La mobilitazione di questi mesi “ha promosso la partenza di un confronto che avevamo chiesto”, rivendicano Samuele Lodi e Simone Marinelli, responsabili automotive dei metalmeccanici Cgil. “All’azienda chiediamo un cronoprogramma di incontri che affronti la situazione stabilimento per stabilimento sul piano produttivo, occupazionale e delle condizioni di lavoro da migliorare – specificano – Al governo chiediamo di non sostituirsi alla rappresentanza sindacale e di fare sistema mettendo a disposizione risorse per investimenti e formazione con una clausola di garanzia su impianti e occupazione per arrivare ad un accordo su un piano straordinario dell’automotive”.