Eredità e testamenti da sempre portano a faide interne alle famiglia. E se l’eredità è quella milionaria della regina del soul Aretha Franklin la guerra tra i figli è quasi un cliché. La cantante, autrice di brani che hanno fatto la storia della musica soul come Respect, Think e Natural Woman, è morta a Detroit (Stati Uniti) nell’agosto del 2018 a 76 anni, dopo una lunga malattia. In un primo momento sembrava che non avesse lasciato nessun testamento, tuttavia, mesi dopo erano stati trovati due documenti scritti di suo pugno in posti alquanto inconsueti: uno in un armadietto chiuso a chiave e l’altro sotto un cuscino del divano nella sua casa alla periferia di Detroit, in Michigan.
E adesso, a distanza di quasi 5 anni, è iniziato il processo per stabilire quali fossero le reali ultime volontà dell’artista sul futuro del suo patrimonio, un impero che ammonta a quasi 5 milioni di dollari, al netto dei diritti musicali. I documenti ritrovati sono scritti a mano e in Michigan questa condizione (a differenza del nostro Paese) non ne ostacola la validità giuridica e la giuria decreterà il verdetto entro una settimana. A chi spetterà l’eredità? Ai figli. Sì, ma a chi e in che misura?
Secondo Theodore White II, terzo figlio, l’unico testamento valido è quello del 2010 che lo vede come unico erede della fortuna della madre assieme ad una nipote. Pensiero non condiviso da Kecalf ed Edward Franklin – rispettivamente secondo e quarto figlio – che invece puntano a quello scritto nel 2014. Con questo infatti, il secondo figlio verrebbe nominato co-esecutore testamentario ed erediterebbe, assieme ai nipoti, la villa della madre: una residenza da 1,2 milioni di dollari che l’avvocato di Edward ha descritto come “il gioiello della corona”.